Nel 2009 eravamo pochi ma avevamo già cominciato, seguendo
Maria Rita, col metodo delle osservazioni che avremmo poi esportato in tutta Italia.
Cercavamo gli avvisi dei nuovi progetti sui giornali, sui siti della Regione e
del Ministero, sulle scrivanie degli Uffici tecnici Comunali, piccole vedette
nella lotta impari contro l’Abruzzo petrolchimico.
Così, quando intercettammo Ombrina Mare ci mettemmo subito
al lavoro.
Non credevamo a quel che leggevamo e la prima lezione che
imparammo, passando le notti sugli Studi di Impatto Ambientale, fu che nel
mondo degli idrocarburi non si esita di fronte a nulla.
Studiammo le carte, cercammo di trovare più adesioni
possibili, preparammo decine di osservazioni. A rileggerle oggi ci si stupisce
di come fossimo veramente assai più preparati di chi invece era pagato
dall’industria più potente del mondo.
Organizzammo Manifestazioni, prima a San Vito e poi a
Lanciano. Eravamo tanti ma forse non ancora abbastanza.
Poi ci fu l’ennesimo disastro in un punto lontano del mondo ma
che ebbe effetti anche sulle nostre vite, con quella che festeggiammo come la
fine di quel progetto. Ma così non è stato. Hanno denaro e potere, noi formiamo
comitati, firmiamo petizioni, scriviamo sui blog e su facebook, loro parlano
coi Ministri quando non li nominano. Ed allora, nelle oscure stanze dei
Ministeri è stata trovata la soluzione, ed un Governo tecnico dimissionario ha
deciso nuovamente delle nostre vite perché “così vuole l’Europa” o – meglio –
perché così vuole la BCE.
Qualcuno ha accusato il colpo, ha pensato che la carta della
Manifestazione fosse la carta della disperazione, ma non aveva capito che
l’aria era finalmente cambiata; che quest’ultimo atto di arroganza, questo
sputo in faccia a tutti gli Abruzzesi, era la goccia che avrebbe fatto
traboccare il vaso.
Lo si è visto subito dalle prime assemblee, i diversi punti
di vista sono stati sommersi dalla volontà di fare. L’organizzazione della
Manifestazione è diventata liquida: un flusso di attività, iniziative, persone
che si sono messe in moto. Un fiume in piena con i suoi vortici e i suoi
attriti ma che correva avanti con sempre più forza.
Chi aveva spinto e chi aveva deciso contro l’Abruzzo non
sapeva che noi avevamo continuato a studiare e a lavorare; che mentre
consumavano lo stupro di un convegno sul Petrolio nella sede di un Parco
Nazionale noi eravamo lì, seduti vicino all’AD della MedoilGas a imparare; che
mentre Passera portava avanti la sua strategia, noi eravamo lì a leggere le
carte. Non capivano che avevano il fiato sul collo, chissà le facce quando
hanno visto, solo pochi giorni dopo il decreto VIA, la pubblicazione dei loro
ringraziamenti al Ministro dell’Ambiente per il buon lavoro fatto e l’imbarazzante
mistero di Chiodi e la lettera scomparsa.
E così, mentre qualcuno preparava gli striscioni, le
trombette e le zampogne, altri denunciavano gli accordi, scrivevano dossier e preparavano i ricorsi.
Ed in questa tenaglia è oggi presa l’intera strategia energetica nazionale.
Pescara ci lascia una certezza: ora siamo veramente tanti e siamo
veramente forti. Possiamo decidere del nostro futuro e lo vogliamo fare. Per
difficile che sia, sappiamo cosa vogliamo e lo costruiremo.
Ancora una volta l’Abruzzo segna una via per l’intero Paese.
Grazie a tutti