domenica 30 agosto 2009
"Un'autorità politica spregiudicatissima e violenta"
Lo confesso: per un attimo ho creduto che le informazioni sulla vita privata del direttore dell'Avvenire pubblicate dal giornale di feltri-berlusconi provenissero da documenti ufficiali.
Oggi scopro che non è così: che il documento pubblico sventolato in prima pagina non esiste.
Qui c'è l'articolo di D'Avanzo su Repubblica che lo spiega e da cui prendo i commenti:
P.S. non dimentichiamo mai che questi giornali e questi "giornalisti" vivono grazie al contributo pubblico (le nostre tasse) e la pubblicità (i nostri soldi).
Oggi scopro che non è così: che il documento pubblico sventolato in prima pagina non esiste.
Qui c'è l'articolo di D'Avanzo su Repubblica che lo spiega e da cui prendo i commenti:
....
La "nota informativa", pubblicata dal Giornale del presidente del Consiglio, è dunque soltanto una "velina" che qualcuno manda a qualche altro per informarlo di che cosa è accaduto a Terni, anni addietro, in un "caso" che ha visto coinvolto il direttore dell'Avvenire.
.....
Risolte le domande preliminari, bisogna ora affrontare il secondo aspetto della questione: chi è quel qualcuno che redige la "velina"? Per quale motivo o sollecitazione? Chi ne è il destinatario?
C'è un secondo stralcio della cronaca del Giornale che aiuta a orientarsi. Scrive il quotidiano del capo del governo: "Nell'informativa si legge ancora che (...) delle debolezze ricorrenti di cui soffre e ha sofferto il direttore Boffo "sono a conoscenza il cardinale Camillo Ruini, il cardinale Dionigi Tettamanzi e monsignor Giuseppe Betori". C'è qui come un'impronta. Nessuna polizia giudiziaria, incaricata di accertare se ci siano state o meno molestie in una piccola città di provincia (deve soltanto scrutinare i tabulati telefonici), si dà da fare per accertare chi sia o meno a conoscenza nella gerarchia della Chiesa delle presunte "debolezze" di un indagato. Che c'azzecca? E infatti è una "bufala" che il documento del Giornale sia un atto giudiziario. E' una "velina" e dietro la "velina" ci sono i miasmi infetti di un lavoro sporco che vuole offrire al potere strumenti di pressione, di influenza, di coercizione verso l'alto (Ruini, Tettamanzi, Betori) e verso il basso (Boffo). È questo il lavoro sporco peculiare di servizi segreti o burocrazie della sicurezza spregiudicate indirizzate o messe sotto pressione da un'autorità politica spregiudicatissima e violenta. È il cuore di questa storia. Dovrebbe inquietare chiunque. Dovrebbe sollecitare l'allarme dell'opinione pubblica, l'intervento del Parlamento, le indagini del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), ammesso che questo comitato abbia davvero la volontà, la capacità e soprattutto il coraggio civile, prima che istituzionale, di controllare la correttezza delle mosse dell'intelligence (nella legislatura precedente era presieduto da scajola, in questa da rutelli che è spaventato da internet e dalle intercettazioni telefoniche - lorenzo).
Quel che abbiamo sotto gli occhi è il quadro peggiore che Repubblica ha immaginato da mesi. Con la nona delle dieci domande, chiedevamo (e chiediamo) a Silvio Berlusconi: "Lei ha parlato di un "progetto eversivo" che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?".
Se si guarda e si comprende quel che capita al direttore dell'Avvenire, è proprio quel che accade: il potere che ci governa raccoglie dalla burocrazia della sicurezza dossier velenosi che possano alimentare campagne di denigrazione degli avversari politici. Stiamo al "caso Boffo". La scena è questa. C'è un giornalista che, rispettando le ragioni del suo mestiere, dà conto - con prudenza e misura - del disagio che nelle parrocchie, nei ceti più popolari del cattolicesimo italiano, provoca la vita disordinata del capo del governo, il suo modello culturale, il suo esempio di vita. È un grave smacco per il presidente del Consiglio che vede compromessa credibilità e affidabilità in un mondo che pretende elettoralmente, indiscutibilmente suo. È un inciampo che può deteriorare anche i buoni rapporti con la Santa Sede o addirittura pregiudicare il sostegno del Vaticano al suo governo. Lo sappiamo, con la fine dell'estate Berlusconi decide di cambiare passo: dal muto imbarazzo all'aggressione brutale di chi dissente. Chiede o fa chiedere (o spontaneamente gli vengono offerte da burocrati genuflessi e ambiziosissimi) "notizie riservate" che, manipolate con perizia, arrangiate e distorte per l'occasione, possono distruggere la reputazione dei non-conformi e intimidire di riflesso i poteri - in questo caso, la gerarchia della Chiesa - con cui Berlusconi deve fare i conti. Quelle notizie vengono poi passate - magari nella forma della "lettera anonima" redatta da collaboratori dei servizi - ai giornali direttamente o indirettamente controllati dal capo del governo. In redazione se ne trucca la cornice, l'attendibilità, la provenienza. Quei dossier taroccati diventano così l'arma di una bastonatura brutale che deve eliminare gli scomodi, spaventare chi dissente, "educare" i perplessi. A chi altro toccherà dopo Dino Boffo? Quanti sono i dossier che il potere che ci governa ha ordinato di raccogliere? E contro chi? E, concluso il lavoro sporco con i giornalisti che hanno rispetto di se stessi, a chi altro toccherà nel mondo della politica, dell'impresa, della cultura, della società?
P.S. non dimentichiamo mai che questi giornali e questi "giornalisti" vivono grazie al contributo pubblico (le nostre tasse) e la pubblicità (i nostri soldi).
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sabato 29 agosto 2009
Basta!
Gli scricchiolii di cui parlavo tempo fa sono oggi diventati il rombo di un terremoto. Va in onda una lotta all'ultimo sangue per il potere.
Tutto accade alla luce del sole, con la certezza che gli italiani non possano ormai più risvegliarsi: un tempo il potere prendeva ignari contadini e ne faceva carne da macello, oggi con la stessa arroganza arruola i suoi tifosi tra i telespettatori.
Questa lotta ha però i tempi stretti: perchè non si può fare a meno del nuovo duce, ma il duce è vecchio. Pochi anni lo separano dalla fine, e chi sta alla sua ombra sa che deve consolidarne l'opera in fretta.
Non c'è tempo per le scaramucce, via dalle trincee e avanti all'attacco frontale all'arma bianca.
Eccoci quindi alle palate di merda che volano da ogni parte, lanciate da leccaculi ignoranti che finalmente si sentono a loro agio e razzolano liberi e gonfi in questo porcile.
Tutto accade senza che si alzi un coro che dica l'unica parola che andrebbe detta: "basta!" e che denunci questo re che non solo è nudo ma che ha sempre l'uccello in mano.
Sono sicuro che chi dovrebbe farlo non lo fa, limitandosi ad una vuota e timorosa rappresentazione dell'indignazione ad esclusivo favor di telecamera, per il timore di essere, anche lui, immediatamente ricoperto di merda. Una ricopertura che, anche di questo sono sicuro, sarebbe pure circostanziata.
Il caso del direttore dell'Avvenire - assieme alla denuncia a Repubblica e al mondo intero, rei di aver fatto delle domande - rappresentano il nuovo livello di questa guerra.
I metodi sono quelli mafiosi - a ulteriore conferma dei legami di questo potere con quell'ambiente - è una intimidazione di quelle che si usano per piegare chi resiste e terrorizzare gli altri: non sono più le mezze parole di velate minacce, queste sono bombe sottocasa.
Il giornale di berlusconi dice chiaramente: nessuno di quelli che in questo paese hanno legami con il potere (compresa questa opposizione) deve parlare, perchè nessuno è pulito e - qualora l'imperatore dovesse cadere - noi abbiamo i mezzi e le informazioni per trascinarli con noi.
Nessuno si salverà, le cariche esplosive sono già pronte, senza di noi ci sono solo rovine. La scelta è tra l'Italia attuale: rovinata ma ancora per un po' capace di nutrire questa classe di parassiti, ed una completamente distrutta - in preda ad una guerra civile tra tifoserie - e pronta ad essere presa al guinzaglio da un nuovo e più violento potere.
Il futuro mi sembra ogni giorno più nero, ci sarà da fare, rimbocchiamoci le maniche.
Tutto accade alla luce del sole, con la certezza che gli italiani non possano ormai più risvegliarsi: un tempo il potere prendeva ignari contadini e ne faceva carne da macello, oggi con la stessa arroganza arruola i suoi tifosi tra i telespettatori.
Questa lotta ha però i tempi stretti: perchè non si può fare a meno del nuovo duce, ma il duce è vecchio. Pochi anni lo separano dalla fine, e chi sta alla sua ombra sa che deve consolidarne l'opera in fretta.
Non c'è tempo per le scaramucce, via dalle trincee e avanti all'attacco frontale all'arma bianca.
Eccoci quindi alle palate di merda che volano da ogni parte, lanciate da leccaculi ignoranti che finalmente si sentono a loro agio e razzolano liberi e gonfi in questo porcile.
Tutto accade senza che si alzi un coro che dica l'unica parola che andrebbe detta: "basta!" e che denunci questo re che non solo è nudo ma che ha sempre l'uccello in mano.
Sono sicuro che chi dovrebbe farlo non lo fa, limitandosi ad una vuota e timorosa rappresentazione dell'indignazione ad esclusivo favor di telecamera, per il timore di essere, anche lui, immediatamente ricoperto di merda. Una ricopertura che, anche di questo sono sicuro, sarebbe pure circostanziata.
Il caso del direttore dell'Avvenire - assieme alla denuncia a Repubblica e al mondo intero, rei di aver fatto delle domande - rappresentano il nuovo livello di questa guerra.
I metodi sono quelli mafiosi - a ulteriore conferma dei legami di questo potere con quell'ambiente - è una intimidazione di quelle che si usano per piegare chi resiste e terrorizzare gli altri: non sono più le mezze parole di velate minacce, queste sono bombe sottocasa.
Il giornale di berlusconi dice chiaramente: nessuno di quelli che in questo paese hanno legami con il potere (compresa questa opposizione) deve parlare, perchè nessuno è pulito e - qualora l'imperatore dovesse cadere - noi abbiamo i mezzi e le informazioni per trascinarli con noi.
Nessuno si salverà, le cariche esplosive sono già pronte, senza di noi ci sono solo rovine. La scelta è tra l'Italia attuale: rovinata ma ancora per un po' capace di nutrire questa classe di parassiti, ed una completamente distrutta - in preda ad una guerra civile tra tifoserie - e pronta ad essere presa al guinzaglio da un nuovo e più violento potere.
Il futuro mi sembra ogni giorno più nero, ci sarà da fare, rimbocchiamoci le maniche.
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giovedì 27 agosto 2009
La Cina e le terre rare
Stanno per finire le vacanze e la situazione non cambia: brutta con tendenza al sempre peggio (con l'aggravante dei temporali di fine estate in arrivo).
Tra le varie notizie, oggi riporto quella dell'intenzione della Cina di bloccare del tutto o di limitare, ben al di sotto delle attuali richieste, le esportazioni di terbio, disprosio, ittrio, tulio, lutezio, neodimio, europio, cerio, lantanio (terre rare).
Si tratta di materiali indispensabili per l'elettronica: da quella di consumo a quella militare compresa anche quella necessaria alle energie alternative.
Il problema nasce dal fatto che la Cina detiene il 95% della produzione mondiale di questi materiali.
Non sono quindi solo il petrolio, il gas, il carbone, l'acqua, il cibo, a scarseggiare, ma potrebbero di colpo venire a mancare molti di quei materiali che oggi fanno "girare" l'economia dei paesi "avanzati".
Con un esempio da manuale di aumento dell'entropia oggi, in pochissimi mesi, un materiale confinato nelle viscere della terra in Cina viene trasferito (ad esempio) in un telefonino, che passa dal negozio alle nostre tasche ed infine alla discarica o - peggio - in un inceneritore dove viene bruciato e disperso - senza alcuna possibilità di ritorno, sotto forma di una polvere eterna - sul nostro bel paese tecnologicamente avanzato.
Cosa succederà: tutta l'elettronica diventerà cinese? Solo i cinesi disporranno di prodotti elettronici? Si scateneranno guerre per il possesso delle terre rare? Tutto continuerà come ora, solo con qualche aumento dei prezzi? Finirà per sempre la breve era dell'elettronica a basso costo, con molti meno prodotti di prezzo notevolmente più alto? Avremo solo pochi prodotti realmente utili, funzionali e duraturi da cui, a fine vita, verrà recuperato tutto il recuperabile e rinascerà la professione del riparatore elettronico? Non male quest'ultima possibilità!
Io non so prevederlo, vedo solo che il piano della Cina è per gli anni 2009-2015 e che quindi non ci sarà molto da aspettare.
(Blog da cui ho preso lo spunto)
Tra le varie notizie, oggi riporto quella dell'intenzione della Cina di bloccare del tutto o di limitare, ben al di sotto delle attuali richieste, le esportazioni di terbio, disprosio, ittrio, tulio, lutezio, neodimio, europio, cerio, lantanio (terre rare).
Si tratta di materiali indispensabili per l'elettronica: da quella di consumo a quella militare compresa anche quella necessaria alle energie alternative.
Il problema nasce dal fatto che la Cina detiene il 95% della produzione mondiale di questi materiali.
Non sono quindi solo il petrolio, il gas, il carbone, l'acqua, il cibo, a scarseggiare, ma potrebbero di colpo venire a mancare molti di quei materiali che oggi fanno "girare" l'economia dei paesi "avanzati".
Con un esempio da manuale di aumento dell'entropia oggi, in pochissimi mesi, un materiale confinato nelle viscere della terra in Cina viene trasferito (ad esempio) in un telefonino, che passa dal negozio alle nostre tasche ed infine alla discarica o - peggio - in un inceneritore dove viene bruciato e disperso - senza alcuna possibilità di ritorno, sotto forma di una polvere eterna - sul nostro bel paese tecnologicamente avanzato.
Cosa succederà: tutta l'elettronica diventerà cinese? Solo i cinesi disporranno di prodotti elettronici? Si scateneranno guerre per il possesso delle terre rare? Tutto continuerà come ora, solo con qualche aumento dei prezzi? Finirà per sempre la breve era dell'elettronica a basso costo, con molti meno prodotti di prezzo notevolmente più alto? Avremo solo pochi prodotti realmente utili, funzionali e duraturi da cui, a fine vita, verrà recuperato tutto il recuperabile e rinascerà la professione del riparatore elettronico? Non male quest'ultima possibilità!
Io non so prevederlo, vedo solo che il piano della Cina è per gli anni 2009-2015 e che quindi non ci sarà molto da aspettare.
(Blog da cui ho preso lo spunto)
lunedì 24 agosto 2009
3 rospi fanno 29 pozzi
E' stato pubblicato l'elenco aggiornato delle "nostre" piattaforme: vedi ad esempio questo post su emergenzambiente dove si viene rimandati al sito del ministero dello sviluppo economico per le caratteristiche delle varie piattaforme, compreso un link alle mappe di Google con posizione e fotografia.
Se la situazione non sembrasse abbastanza brutta, consiglio di considerare i dati relativi al "numero di pozzi allacciati".
Si potrebbe infatti pensare che, ad esempio, 3 rospi di mare corrispondano a 3 pozzi, ma così non è perchè in realtà i pozzi sono: 8+12+9 = 29.
Di fronte a Vasto ci sono quindi 29 pozzi attivi (più tre piattaforme e navi cisterna alla fonda) con il relativo reticolo di tubi e attrezzature sottomarini.
Per avere un'idea di cosa ci sia sotto il mare, si può guardare la seguente immagine che descrive le attrezzature sottomarine di una ditta di nome Roxar acquisita da una di nome Emerson:
Di fronte a Vasto c'è dunque un sistema assai più complesso di quanto si possa immaginare dalla superficie.
Ovviamente, maggiore è la complessità di un sistema, maggiore è la possibilità di incidenti.
venerdì 21 agosto 2009
Fernanda Pivano
"Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perche' ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue" (dal sito di Fernanda Pivano)
"Ma grazie a Dio ci sono questi ragazzi di 18 anni che mi mandano le loro poesie, i loro racconti, i loro auguri e mi chiedono suggerimenti su come fare a superare le tragedie della vita. Ahimè. A 92 anni ancora non so cosa rispondere. Dico loro di sperare. Di battersi per vivere in un mondo senza guerre volute solo da capitani ansiosi di medaglie. Di sorridere senza il rimorso di non aver aiutato nessuno. E proprio questi giovani sono una grande, meravigliosa, consolazione. Il segno che qualcosa di ciò che hai fatto ha lasciato un piccolo segno, un piccolo seme" (dall'ultima intervista)
-----0000-----
George Gray
Ho osservato tante volte
il marmo che mi hanno scolpito -
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo
ma la mia vita.
Perché l’amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele
e farsi portare dai venti della sorte
dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vago desiderio -
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.
(Edgar Lee Masters - Antologia di Spoon River)
Ho osservato tante volte
il marmo che mi hanno scolpito -
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo
ma la mia vita.
Perché l’amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele
e farsi portare dai venti della sorte
dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vago desiderio -
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.
(Edgar Lee Masters - Antologia di Spoon River)
mercoledì 19 agosto 2009
Il dialetto e la superiorità delle scimmie
Dialetto: questa parola appare spesso nelle cronache politiche di questi giorni. Tutti ne parlano ma nessuno si chiede (come al solito): di cosa stiamo parlando? A cosa ci riferiamo con questa parola?
Il vocabolario ci dice che si tratta di un "sistema linguistico usato in zone geograficamente limitate e in un ambito socialmente e culturalmente ristretto, divenuto secondario rispetto a un altro sistema dominante".
Ebbene, non ci vuole molto a capire che quel che continuiamo a chiamare "dialetto" non corrisponde quasi mai alla sua definizione: perchè manca il "sistema linguistico". Sono solo eco lontane delle lingue originarie. Sono solo ricordi di antichi suoni, emessi senza più melodia. Quella melodia che a volte riappare dal passato nelle parole di qualche vecchio e che il tempo sta inesorabilmente cancellando, strappando via le nostre radici tra l'indifferenza generale.
Oggi col termine "dialetto" s'intende solo una squallida sottolingua usata da chi non conosce o ha dimenticato l'italiano, sparita la cultura (sia del vero dialetto che della lingua italiana) sono rimasti analfabetismo e ignoranza.
Ma oggi l'ignoranza è un bene primario che va protetto e coltivato, va anzi trasformata in un segno di distinzione e di superiorità. Ecco quindi il messaggio che in questi giorni rieccheggia dai telegiornali - tanto assurdo quanto elementare ed accattivante - e che dice: "Noi parliamo così e tra noi ci intendiamo, siamo quindi superiori agli altri che non ci capiscono o che non capiamo".
Solo un attimo per osservare che questo "ragionamento" è perfetto anche per un branco di scimmie, e quindi concludere citando Pasolini sullo stesso argomento:
Il vocabolario ci dice che si tratta di un "sistema linguistico usato in zone geograficamente limitate e in un ambito socialmente e culturalmente ristretto, divenuto secondario rispetto a un altro sistema dominante".
Ebbene, non ci vuole molto a capire che quel che continuiamo a chiamare "dialetto" non corrisponde quasi mai alla sua definizione: perchè manca il "sistema linguistico". Sono solo eco lontane delle lingue originarie. Sono solo ricordi di antichi suoni, emessi senza più melodia. Quella melodia che a volte riappare dal passato nelle parole di qualche vecchio e che il tempo sta inesorabilmente cancellando, strappando via le nostre radici tra l'indifferenza generale.
Oggi col termine "dialetto" s'intende solo una squallida sottolingua usata da chi non conosce o ha dimenticato l'italiano, sparita la cultura (sia del vero dialetto che della lingua italiana) sono rimasti analfabetismo e ignoranza.
Ma oggi l'ignoranza è un bene primario che va protetto e coltivato, va anzi trasformata in un segno di distinzione e di superiorità. Ecco quindi il messaggio che in questi giorni rieccheggia dai telegiornali - tanto assurdo quanto elementare ed accattivante - e che dice: "Noi parliamo così e tra noi ci intendiamo, siamo quindi superiori agli altri che non ci capiscono o che non capiamo".
Solo un attimo per osservare che questo "ragionamento" è perfetto anche per un branco di scimmie, e quindi concludere citando Pasolini sullo stesso argomento:
"Lungo il marciapiede destro, in cui la luce livida del crepuscolo o della notte, si fa tenebra, viene ancora parlato - da chi sappia parlare - il dialetto.
Ma è anch'esso un dialetto grigio e puramente informativo, rimodellato sulla lingua. È poco più che pronuncia. Esso ha perduto ogni espressività, e sono cadute dai suoi rami stecchiti, come foglie secche, le parole del gergo. Se uno degli antichi fratelli - quelli vissuti lì fino a pochi anni prima, e di cui questi hanno rubato il posto - potesse, per un capriccio della storia, riapparire lì in mezzo, e parlare in un suo linguaggio, potrebbe essere capito solo con l'aiuto di un vocabolario corredato da un glossarietto specialistico sul gergo. Ma la maggior parte di coloro che stanno su questo marciapiede tenebroso, non sanno più nemmeno parlare, sic et simpliciter. Mugolano, si danno spintoni, articolano qualche suono gutturale: se devono esprimere meraviglia, lanciano un urlo esageratamente forte, e esibizionisticamente abile (nell'imitare una pecora, una gallina, un cane); se devono esprimere allegria, alzano stridenti e offensive sghignazzate che finiscono in un grugnito o in un rantolo da epilettici, che non fa pena ma orrore."
(Pier Paolo Pasolini - Petrolio - appunto 72f - 1972)
lunedì 17 agosto 2009
domenica 16 agosto 2009
Varie
Il fatto quotidiano
Dopo tanto tempo mi sono nuovamente abbonato ad un giornale: si tratta del "Fatto quotidiano" presentato qui.
Se qualcuno fosse interessato segnalo che i prezzi sono scontati fino alla fine di agosto.
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Da don Aldo Antonelli:
Dopo tanto tempo mi sono nuovamente abbonato ad un giornale: si tratta del "Fatto quotidiano" presentato qui.
Se qualcuno fosse interessato segnalo che i prezzi sono scontati fino alla fine di agosto.
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Da don Aldo Antonelli:
alla domanda se nutrissi dei dubbi sulla "moralità" del personaggio e sul "silenzio prudenziale" della Chiesa nei suoi confronti, ho risposto:
"Dubbi? Ma scherziamo. Ho solo delle certezze categoriche; sono degli assoluti, ormai! Lui, il personaggio, di uno squallore senza appropriati aggettivi. Lei, la chiesa, di una lasciva correità famelica senza giustificazioni di sorta.
Ambedue fornicatori, in un rapporto incestuoso che in Italia sta generando mostri: un popolo in ginocchio, una omologazione in basso dei costumi e delle credenze, una costituzione ridotta a carta da macero, un ceto politico imbecille e servile, uno squadrismo culturale squallido al di là di ogni immaginazione. Al di sopra di tutto Lui, il ladro piglia tutto: ladro di appalti e di licenze, ladro di voti e di coscienze, ladro di sogni e di progetti. Lei, invece, silente e benedicente". (fonte)
giovedì 13 agosto 2009
La crisi della divina provvidenza
La chiesa cattolica romana non ha saputo contrastare il consumismo e ne è stata conquistata.
Oggi infatti ne usa gli stessi metodi per vendere i propri prodotti: creme miracolose per le smagliature della coscienza, pillole tonificanti contro la paura della morte, lassativi naturali per digerire anche i peccati più pesanti, soppressori dello stimolo del pensiero, talismani, indulgenze ecc..
Però, anche se il marchio è notissimo, anche se la sua pubblicità ci martella a partire dall'infanzia e nonostante un gruppo di pressione che non ha rivali, non riesce più a mantenere i vecchi clienti né a trovarne di nuovi.
Questo accade, secondo me, perchè si rivolge quasi esclusivamente alla massa dei teledipendenti (i veri credenti sono ridotti ormai a una minoranza di rompiscatole di cui non vale più la pena interessarsi). Ma sulla stessa massa si concentrano anche tutti gli altri venditori, con prodotti assai più desiderabili, a partire da una visione del mondo in cui ogni cosa è lecita, l'egoismo è una virtù e tutti sono sempre giovani.
Nessuno pare però preoccuparsi, non c'è nessun ripensamento, papa e cardinali procedono con sempre maggiore decisione con una strategia comune al potere politico-economico.
Continuano così - tutti assieme - a chiedere o a pretendere aiuti statali; a rincitrullire sempre di più la gente; a rendere, o a mantenere, o a far apparire il mondo così orribile da spingere quella stessa gente a rifugiarsi, come male minore, nella speranza della provvidenza, sottomessi alle imposizioni di un potere superiore (clericale o "politico" che sia).
Mala tempora currunt ...
(Notizia successiva alla pubblicazione di questo post:
Berlusconi: "Con la Chiesa i rapporti sono ottimi")
Oggi infatti ne usa gli stessi metodi per vendere i propri prodotti: creme miracolose per le smagliature della coscienza, pillole tonificanti contro la paura della morte, lassativi naturali per digerire anche i peccati più pesanti, soppressori dello stimolo del pensiero, talismani, indulgenze ecc..
Però, anche se il marchio è notissimo, anche se la sua pubblicità ci martella a partire dall'infanzia e nonostante un gruppo di pressione che non ha rivali, non riesce più a mantenere i vecchi clienti né a trovarne di nuovi.
Questo accade, secondo me, perchè si rivolge quasi esclusivamente alla massa dei teledipendenti (i veri credenti sono ridotti ormai a una minoranza di rompiscatole di cui non vale più la pena interessarsi). Ma sulla stessa massa si concentrano anche tutti gli altri venditori, con prodotti assai più desiderabili, a partire da una visione del mondo in cui ogni cosa è lecita, l'egoismo è una virtù e tutti sono sempre giovani.
Nessuno pare però preoccuparsi, non c'è nessun ripensamento, papa e cardinali procedono con sempre maggiore decisione con una strategia comune al potere politico-economico.
Continuano così - tutti assieme - a chiedere o a pretendere aiuti statali; a rincitrullire sempre di più la gente; a rendere, o a mantenere, o a far apparire il mondo così orribile da spingere quella stessa gente a rifugiarsi, come male minore, nella speranza della provvidenza, sottomessi alle imposizioni di un potere superiore (clericale o "politico" che sia).
Mala tempora currunt ...
(Notizia successiva alla pubblicazione di questo post:
Berlusconi: "Con la Chiesa i rapporti sono ottimi")
martedì 11 agosto 2009
E' difficile capire ...
Un nuovo incendio sembra essersi scatenato nei commenti al precedente post. E' quindi ora di riportare un po' di ordine.
L'autore dei commenti che oggi si firma come "anonimo" e "luca" e ieri era "confucio" ecc. , scrive regolarmente dal Friuli (Udine).
Mi ha accompagnato da molto tempo, forse è il mio più assiduo lettore, non mi ha mai dato un contributo utile ma mi ha permesso di conoscere un nuovo tipo di personalità.
Non mi ha mai dato neppure veramente fastidio, anzi mi faceva comunque piacere il suo interesse.
Non gli ho quasi mai risposto, perciò una risposta complessiva gliela devo:
L'autore dei commenti che oggi si firma come "anonimo" e "luca" e ieri era "confucio" ecc. , scrive regolarmente dal Friuli (Udine).
Mi ha accompagnato da molto tempo, forse è il mio più assiduo lettore, non mi ha mai dato un contributo utile ma mi ha permesso di conoscere un nuovo tipo di personalità.
Non mi ha mai dato neppure veramente fastidio, anzi mi faceva comunque piacere il suo interesse.
Non gli ho quasi mai risposto, perciò una risposta complessiva gliela devo:
Vedi Confucio: io vado per la mia strada, passo dopo passo, suggestione dopo suggestione, scoperta dopo scoperta, errore dopo errore. Ho sempre fatto così, mi piace farlo perchè mi fa sentire vivo. Lo stesso nome e la descrizione di questo blog dovrebbe farti capire che, semplicemente, a un certo punto ho cominciato a scrivere alcune delle mie esperienze per fissarle meglio.
Il fatto che mi leggano molte più persone di quante avrei mai immaginato mi rende molto contento e mi fa sentire responsabile di quello che scrivo. Ma non per questo ho cominciato a scrivere per gli altri, continuo a scrivere per me solo che, semplicemente, cerco sempre di spiegare il percorso dei miei ragionamenti.
Non voglio quindi insegnare nulla a nessuno, mi limito a scrivere quel che imparo e a riportare ciò che mi piace o che ritengo interessante.
Da un lato quindi ti porgo la mano e ti ringrazio per l'attenzione, dall'altro ti ricordo che questo spazio è mio e quindi d'ora in poi eliminerò tutti i commenti sopra le righe con un paio di clic.
ciao da lorenzo
lunedì 10 agosto 2009
Tecnica, democrazia e retorica
Ho ascoltato qualche notte fa una conferenza di Umberto Galimberti sull'età della tecnica. Sono rimasto colpito dal suo pensiero sul rapporto tra democrazia, tecnica e retorica, perchè in poche parole ha espresso quanto intuivo ma non sapevo dire.
Ho trovato un intervento molto simile alle parole di quella conferenza sul suo podcast. E' la puntata intitolata “Democrazia e retorica”.
Galimberti dice:
In entrambi gli esempi è facilissimo vedere cosa ci sia dietro (concessioni alla lega ed alla chiesa in cambio del loro silenzio e della loro complicità) ma a me interessano ora come esempi del discorso di Galimberti.
Galimberti crede che la democrazia sia già finita, io continuo a credere nella possibilità di spiegare con termini semplici realtà complesse, permettendo così anche ai non esperti (ma in possesso di una istruzione di base) decisioni autonome e razionali.
L'istruzione è dunque il cardine di tutto, l'unico strumento con cui opporsi all'attuale degrado, ed è per questo che viene combattuta in tutti i modi dal potere odierno che la teme più di ogni altra cosa.
Da queste parole si può ottenere anche un buon metodo per risparmiare tempo ed energie nel tentativo di trasferire le proprie convinzioni:
Ho trovato un intervento molto simile alle parole di quella conferenza sul suo podcast. E' la puntata intitolata “Democrazia e retorica”.
Galimberti dice:
"In questo periodo la discussione politica si è spostata dal parlamento, che è la sede della democrazia, alla televisione che è la sede della retorica.Due esempi dei tantissimi possibili:
Platone nei 33 dialoghi che ci ha lasciato ne ha dedicati ben 12 contro i retori e i sofisti. Perchè diceva che i retori e i sofisti non dimostrano ciò che sostengono ma persuadono le folle a partire dalla mozione degli affetti, dai dettati ipnotici che propongono con i loro effetti discorsivi, dalla loro capacità di persuasione, cioè in un modo del tutto irrazionale.
Ecco la televisione è la massima espressione dell'evento retorico dove si vince o si perde a partire dall'effetto che un discorso fa, dalla capacità di essere pronti, spiritosi, con la battuta immediata.
Ecco tutto ciò non appartiene al genere della argomentazione, diceva Platone, e pertanto se vogliamo fondare la democrazia in Grecia è necessario espellere dalla città sia i retori che i sofisti e introdurre i filosofi: perche i filosofi argomentano ciò che dicono mentre i retori e i sofisti si limitano a ottenere il consenso sulla base di effetti emotivi.
Il problema per me finisce con l'essere ancora più radicale: è praticabile una democrazia oggi, stante il livello di complessità che l'età della tecnica ci pone?
Faccio un esempio: aprire o tenere chiuse le centrali atomiche? E' una scelta che potrei fare se fossi un fisico atomico e avessi le competenze sufficienti per decidere.
Bisogna o no promuovere gli OGM? Per decidere secondo argomentazione dovrei essere un biologo molecolare.
Allora succede che più la società diventa complessa e più i problemi che la tecnica ci pone sono sostanzialmente al di fuori della portata della competenza. Va da se che così la democrazia finisce per incompetenza e ha il sopravvento la retorica che mi dice: vota per il nucleare oppure no, vota per gli OGM oppure no, vota per la fecondazione assistita oppure no, dove io decido su base di appartenenza ideologica, credi generici, sensibilità emotive ma non per competenza.
Ecco, il rischio che io vedo nell'età della tecnica è proprio questo: che la democrazia finisca per incompetenza e che venga rimpiazzata fragorosamente dalla retorica di cui la telecrazia è sicuramente un esempio."
- Gabbie salariali: oggi se ne parla molto e ovviamente nessuno spiega chiaramente di cosa si tratta. Se si cerca su internet si trovano pareri competenti e argomentati che nulla hanno a che vedere con quel che ci fanno capire, senza mai dirlo espressamente, alla televisione dove queste gabbie sono sinonimo di: "più soldi a chi sta al nord e meno a chi sta al sud a parità di lavoro" (grezzo, offensivo, impraticabile, ma in grado di soddisfare emotivamente un certo tipo di elettorato che gradisce anche l'associazione della parola "gabbia" con quella "meridionali" - che tra l'altro è un altro termine dal significato assai poco definito).
- Pillola Ru486: in questo caso c'è stato - cosa rara - un parere tecnico argomentato che la politica vorrebbe però ribaltare.
In entrambi gli esempi è facilissimo vedere cosa ci sia dietro (concessioni alla lega ed alla chiesa in cambio del loro silenzio e della loro complicità) ma a me interessano ora come esempi del discorso di Galimberti.
Galimberti crede che la democrazia sia già finita, io continuo a credere nella possibilità di spiegare con termini semplici realtà complesse, permettendo così anche ai non esperti (ma in possesso di una istruzione di base) decisioni autonome e razionali.
L'istruzione è dunque il cardine di tutto, l'unico strumento con cui opporsi all'attuale degrado, ed è per questo che viene combattuta in tutti i modi dal potere odierno che la teme più di ogni altra cosa.
Da queste parole si può ottenere anche un buon metodo per risparmiare tempo ed energie nel tentativo di trasferire le proprie convinzioni:
- Su cosa basi le tue decisioni?
- Hai sufficienti informazioni per decidere autonomamente o accetti semplicemente le convinzioni altrui?
- Se accetti le convinzioni altrui, sei certo della loro competenza e indipendenza?
- Se la risposta sarà di fiducia cieca non ci perderò più tempo, altrimenti comincerò a proporre i pareri competenti e i fatti che a loro volta mi hanno convinto, citando le fonti.
sabato 8 agosto 2009
Visita a Matera
Matera è una città in continua costruzione. I sassi raccontano una storia di ricchezza e soprattutto di miseria in continuo divenire: sopra ci sono le case dei signori, le chiese ed i conventi, costruite all'esterno della roccia, ma con enormi cantine scavate nel tufo, scendendo si scende anche nella scala sociale fino alle grotte con una sola apertura affacciate sulle fogne a cielo aperto.
Si cammina e ci si immagina un brulicare di persone e animali che qui hanno vissuto fino agli anni 60.
Se invece si parte dal passato si intuisce una continua modifica e riuso degli stessi luoghi e degli stessi materiali, con la conquista di nuovi spazi avvenuta scavando sempre più a fondo nella montagna. Ad ogni angolo, ad ogni particolare si può però capire come tutto non sia stato costruito a caso, ma con un progetto di intelligenza collettiva volto a recuperare e conservare ogni goccia d'acqua piovana e ogni raggio di luce. Spesso il tufo delle costruzioni, consumato dal tempo, lascia vedere la sua composizione di conchiglie e dalle migliaia di anni nel passato si passa di colpo ai milioni di quel lontanissimo fondo marino.
Se si passa al giorno d'oggi si vede invece la costruzione della Matera nuova che appare caotica e sgraziata nonostante l'iniziale innovativo progetto architettonico della sua recente rifondazione, anche qui il cemento ha preso il sopravvento e a partire dagli anni 90 si è cominciato a costruire verso l'alto riempendo gli spazi verdi in totale contraddizione con la lunghissima storia della città.
I lavori di restauro dei sassi, di proprietà statale, vanno invece a rilento, i finanziamenti non ci sono e parte della città - patrimonio culturale dell'Unesco - è abbandonata tra crolli, detriti, erbacce e spazzatura.
I visitatori (perchè chi decide di andare a Matera ed inerpicarsi tra i sassi sotto il sole, non è un turista nel senso odierno della parola), fanno lo slalom tra i cantieri e le chiese chiuse, tra l'odore delle fogne che sfociano nel torrente Gravina e le cacche dei cani randagi. Ma la magia del posto ti prende comunque.
La sorpresa maggiore sono però le persone, sopravvive in loro la memoria della vita in comune dei loro nonni, e il risultato è che sembra di essere tornati indietro di 40 anni. Le persone che incontri sono aperte, ti rivolgono per prime la parola, ti aiutano e si aiutano tra loro come se si conoscessero tutte. Quando lo hai capito cammini tranquillo, non ti senti più in una città sconosciuta. Dopo qualche giorno lasci la corazza e la diffidenza che usi con i tuoi concittadini e cominci anche tu a parlare con loro come se anche tu li conoscessi, che differenza con l'odio seminato da governi, televisioni e giornali !
Le persone qui non stanno ferme e c'è sempre vita nella città, ma neppure corrono; gli anziani non stanno nascosti ma passeggiano sia tra loro che a braccetto con giovani e ragazzi. Sono tutti vestiti bene ma normalmente, non c'è sfoggio di marchi, anzi non se ne vedono quasi. Ci sono gli internet point e gli hot-spot WiFi (usare internet dentro una grotta, vicino alla mangiatoia degli animali fa un certo effetto), ma esistono ancora i piccoli negozi: i panifici, le macellerie, la signora che vende frutta e verdura sugli scalini di casa, si può mangiare bene al ristorante al prezzo di un McDonald (che qui non esiste).
Questa cultura è quella che mi sembra più in pericolo, si vedono già i segni del degrado: qualche ragazzino instupidito, i sassi abbandonati usati per drogarsi, qualcuno che nel traffico fa il prepotente (nelle nostre città è la regola, qui è ancora l'eccezione).
Chissà se qui la memoria di una cultura basata sull'aiuto reciproco e sul massimo sfruttamento delle pochissime risorse, riuscirà a resistere agli attacchi del consumismo e chissà se i Materani si rendono conto di questa loro superiorità culturale.
Altre sorprese nei paesi vicini: come un monastero acquisito con l'Unità d'Italia e oggi trasformato in una sorta di "Casa del popolo" e della cultura (Montescaglioso). Dove (anche qui tra cantieri, restauri ancora in corso e chiese chiuse) anziani gestiscono i musei e la cultura non sembra una parola vuota.
Andando verso il mare c'è poi un tratto della poco frequentata statale ionica in cui ci sono solo campi e le rare costruzioni dei contadini. Nessuna villetta ma solo qualche capanna di pietra e qualche antica masseria dalle forme essenziali.
Il cielo poi è colore del cielo, lo stesso colore e gli stessi campi, un tempo terra di greggi e di pastori, che si trovano percorrendo la statale del Parco nazionale dell'Alta Murgia, in Puglia verso Castel del Monte.
Un colore che purtroppo scompare in un celeste sbiadito misto a grigio sporco rientrando in Molise e poi in Abruzzo.
Si cammina e ci si immagina un brulicare di persone e animali che qui hanno vissuto fino agli anni 60.
Se invece si parte dal passato si intuisce una continua modifica e riuso degli stessi luoghi e degli stessi materiali, con la conquista di nuovi spazi avvenuta scavando sempre più a fondo nella montagna. Ad ogni angolo, ad ogni particolare si può però capire come tutto non sia stato costruito a caso, ma con un progetto di intelligenza collettiva volto a recuperare e conservare ogni goccia d'acqua piovana e ogni raggio di luce. Spesso il tufo delle costruzioni, consumato dal tempo, lascia vedere la sua composizione di conchiglie e dalle migliaia di anni nel passato si passa di colpo ai milioni di quel lontanissimo fondo marino.
Se si passa al giorno d'oggi si vede invece la costruzione della Matera nuova che appare caotica e sgraziata nonostante l'iniziale innovativo progetto architettonico della sua recente rifondazione, anche qui il cemento ha preso il sopravvento e a partire dagli anni 90 si è cominciato a costruire verso l'alto riempendo gli spazi verdi in totale contraddizione con la lunghissima storia della città.
I lavori di restauro dei sassi, di proprietà statale, vanno invece a rilento, i finanziamenti non ci sono e parte della città - patrimonio culturale dell'Unesco - è abbandonata tra crolli, detriti, erbacce e spazzatura.
I visitatori (perchè chi decide di andare a Matera ed inerpicarsi tra i sassi sotto il sole, non è un turista nel senso odierno della parola), fanno lo slalom tra i cantieri e le chiese chiuse, tra l'odore delle fogne che sfociano nel torrente Gravina e le cacche dei cani randagi. Ma la magia del posto ti prende comunque.
La sorpresa maggiore sono però le persone, sopravvive in loro la memoria della vita in comune dei loro nonni, e il risultato è che sembra di essere tornati indietro di 40 anni. Le persone che incontri sono aperte, ti rivolgono per prime la parola, ti aiutano e si aiutano tra loro come se si conoscessero tutte. Quando lo hai capito cammini tranquillo, non ti senti più in una città sconosciuta. Dopo qualche giorno lasci la corazza e la diffidenza che usi con i tuoi concittadini e cominci anche tu a parlare con loro come se anche tu li conoscessi, che differenza con l'odio seminato da governi, televisioni e giornali !
Le persone qui non stanno ferme e c'è sempre vita nella città, ma neppure corrono; gli anziani non stanno nascosti ma passeggiano sia tra loro che a braccetto con giovani e ragazzi. Sono tutti vestiti bene ma normalmente, non c'è sfoggio di marchi, anzi non se ne vedono quasi. Ci sono gli internet point e gli hot-spot WiFi (usare internet dentro una grotta, vicino alla mangiatoia degli animali fa un certo effetto), ma esistono ancora i piccoli negozi: i panifici, le macellerie, la signora che vende frutta e verdura sugli scalini di casa, si può mangiare bene al ristorante al prezzo di un McDonald (che qui non esiste).
Questa cultura è quella che mi sembra più in pericolo, si vedono già i segni del degrado: qualche ragazzino instupidito, i sassi abbandonati usati per drogarsi, qualcuno che nel traffico fa il prepotente (nelle nostre città è la regola, qui è ancora l'eccezione).
Chissà se qui la memoria di una cultura basata sull'aiuto reciproco e sul massimo sfruttamento delle pochissime risorse, riuscirà a resistere agli attacchi del consumismo e chissà se i Materani si rendono conto di questa loro superiorità culturale.
Altre sorprese nei paesi vicini: come un monastero acquisito con l'Unità d'Italia e oggi trasformato in una sorta di "Casa del popolo" e della cultura (Montescaglioso). Dove (anche qui tra cantieri, restauri ancora in corso e chiese chiuse) anziani gestiscono i musei e la cultura non sembra una parola vuota.
Andando verso il mare c'è poi un tratto della poco frequentata statale ionica in cui ci sono solo campi e le rare costruzioni dei contadini. Nessuna villetta ma solo qualche capanna di pietra e qualche antica masseria dalle forme essenziali.
Il cielo poi è colore del cielo, lo stesso colore e gli stessi campi, un tempo terra di greggi e di pastori, che si trovano percorrendo la statale del Parco nazionale dell'Alta Murgia, in Puglia verso Castel del Monte.
Un colore che purtroppo scompare in un celeste sbiadito misto a grigio sporco rientrando in Molise e poi in Abruzzo.
venerdì 7 agosto 2009
Val d'Agri
Lasciando la costa ionica si sale lungo l'ampia valle del fiume Agri, ci sono ovunque campi e frutteti e quello che colpisce è la gran disponibilità d'acqua, immensi tubi la portano nella piana. Serbatoi sulle cime delle colline la conservano.
Salendo cominciano i calanchi e, dopo una gola maestosa, i boschi.
Poi c'è un grandissimo lago artificiale pieno fino all'orlo, sulla cui diga si può camminare.
Intanto sono apparsi ripetuti cartelli che impongono il limite a 40 all'ora per le autobotti e la strada ora costeggia il lago e i boschi.
Mentre mi chiedo se davvero esista questo impianto, di colpo appaiono le torri con le fiamme e, contemporaneamente, la puzza entra dai finestrini.
Sbaglio strada, e salgo verso Viggiano che sta in alto, da mezza costa si vede bene questa mostruosa città.
Sulla cima di un monte si vede anche un pozzo. E' enorme, non me lo aspettavo così grande, supera di molte volte gli alberi.
Torno indietro, trovo la strada e mi avvicino agli impianti ronzanti. Le bambine si lamentano per l'odore.
Mi stupisce la mancanza di protezioni, gli impianti chimici con le loro matasse di tubi e serbatoi arrivano a ridosso del muro di cinta che a sua volta confina con la strada. C'è solo l'indicazione di una videosorveglianza.
La mia intenzione era solo quella di chiarirmi le idee e quel che ho visto mi basta per cui giro la macchina e porto le bambine al mare.
Ho visto una ferita aperta dentro una zona che, anche senza i parchi, è verde. Una ferita che però è nascosta a tutti, lontana come è dalle grandi strade e dai grandi centri.
Tornando indietro, mentre costeggiavo il lago, mi domandavo cosa potrebbe succedere all'economia di tutta la valle se un incidente avvelenasse quelle acque che ne sono la vera ricchezza. Una risposta la trovo oggi nella notizia della rottura di un oleodotto in Francia con conseguente disastro ecologico (un oleodotto di 136 Km collega il "centro oli" di Viggiano alle raffinerie di Taranto).
Ma le ferite non sono finite: per andare al mare sono passato per Scanzano dove ieri dovevano essere conservate le scorie nucleari delle vecchie centrali, e dove, fallito quel progetto, domani dovrebbe essere costruita una nuova centrale nucleare.
Infine, raggiunto lo Ionio ho guardato le acque di questo piccolo mare; la giornata era tersa e in un contrasto quasi doloroso con la storia di questi luoghi, guardando ad est ho visto la Puglia con le ciminiere del petrolchimico e dell'Ilva di Taranto.
Delle tante altre cose belle che ho visto, di Matera e dei suoi abitanti parlerò domani.
Salendo cominciano i calanchi e, dopo una gola maestosa, i boschi.
Poi c'è un grandissimo lago artificiale pieno fino all'orlo, sulla cui diga si può camminare.
Intanto sono apparsi ripetuti cartelli che impongono il limite a 40 all'ora per le autobotti e la strada ora costeggia il lago e i boschi.
Mentre mi chiedo se davvero esista questo impianto, di colpo appaiono le torri con le fiamme e, contemporaneamente, la puzza entra dai finestrini.
Sbaglio strada, e salgo verso Viggiano che sta in alto, da mezza costa si vede bene questa mostruosa città.
Sulla cima di un monte si vede anche un pozzo. E' enorme, non me lo aspettavo così grande, supera di molte volte gli alberi.
Torno indietro, trovo la strada e mi avvicino agli impianti ronzanti. Le bambine si lamentano per l'odore.
Mi stupisce la mancanza di protezioni, gli impianti chimici con le loro matasse di tubi e serbatoi arrivano a ridosso del muro di cinta che a sua volta confina con la strada. C'è solo l'indicazione di una videosorveglianza.
La mia intenzione era solo quella di chiarirmi le idee e quel che ho visto mi basta per cui giro la macchina e porto le bambine al mare.
Ho visto una ferita aperta dentro una zona che, anche senza i parchi, è verde. Una ferita che però è nascosta a tutti, lontana come è dalle grandi strade e dai grandi centri.
Tornando indietro, mentre costeggiavo il lago, mi domandavo cosa potrebbe succedere all'economia di tutta la valle se un incidente avvelenasse quelle acque che ne sono la vera ricchezza. Una risposta la trovo oggi nella notizia della rottura di un oleodotto in Francia con conseguente disastro ecologico (un oleodotto di 136 Km collega il "centro oli" di Viggiano alle raffinerie di Taranto).
Ma le ferite non sono finite: per andare al mare sono passato per Scanzano dove ieri dovevano essere conservate le scorie nucleari delle vecchie centrali, e dove, fallito quel progetto, domani dovrebbe essere costruita una nuova centrale nucleare.
Infine, raggiunto lo Ionio ho guardato le acque di questo piccolo mare; la giornata era tersa e in un contrasto quasi doloroso con la storia di questi luoghi, guardando ad est ho visto la Puglia con le ciminiere del petrolchimico e dell'Ilva di Taranto.
Delle tante altre cose belle che ho visto, di Matera e dei suoi abitanti parlerò domani.
lunedì 3 agosto 2009
Vacanze
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