domenica 24 febbraio 2013

Una breve riflessione sullo stato della mia (nostra) vita e sul perché io sia - nonostante tutto - felice

Chi si occupa di ambiente, petrolio, energia, acqua, multinazionali, scuola, acquisto solidale, chi contesta i fast-food, chi ha lavorato per i referendum, chi studia la finanza, chi fa la raccolta differenziata, chi ascolta Grillo, tutti questi e mille altri ancora stanno facendo un percorso comune: ognuno socchiude una porta diversa, ma da tutte si può vedere il potere. Quel che noi tutti facciamo è capire come il potere agisca sulle nostre vite. Studiando, scopriamo ogni giorno un mondo per noi quasi incredibile nella sua meschina e folle natura.

Abbiamo così cominciato ad agire contro il potere usando le sue stesse armi, siamo diventati bravi nel fare resistenza. Ma il potere risponde, si adegua, rilancia. Ci sentiamo a volte inutili e inermi di fronte a un potere forte e spietato.

Ma questo non ci ferma, come non ha fermato i partigiani che salivano in montagna; combattevano senza risorse una guerra di cui avevano solo una ristretta visione locale; non credo che pensassero davvero di poter vincere, ma lo facevano e basta.

Per noi è diverso, abbiamo i mezzi per conoscere, questa è la nostra forza; ma la nostra lotta è altrettanto sanguinosa. Lo si capisce se si segue il filo della storia che dalle mense della Caritas si dipana negli anni per paesi di tutto il mondo e ci lega ai desaparecidos di Pinochet o al Cile di Allende. Non meno carica di dolore è poi la rete nello spazio che lega le piattaforme petrolifere di fronte alle nostre spiagge ai villaggi della Nigeria, i nostri contadini al Mozambico, le giovani dei distretti commerciali di Cina e Indonesia alle nostre scarpe, ai nostri vestiti, ai nostri rifiuti, ai nostri inceneritori … . Una ragnatela globale che è cresciuta - come una metastasi - per cinquanta anni ammaliandoci con le sue lusinghe.

Affrontare un solo piccolo problema, significa dunque combattere a fianco di milioni di altre persone. Non ci si può perdere d’animo e non ci si può scoraggiare se si fa parte di una tale comunità.

Anche la forza degli avversari non ci deve spaventare. Alcuni anni fa ho trovato poche persone e in pochi siamo rimasti per lungo tempo. Ma oggi sento di essere nel momento storico in cui la curva dell’impegno e della consapevolezza, dopo anni di crescita quasi impercettibile, si sta impennando.
E’ una dinamica esponenziale, di quelle che - una volta partite - sono difficilissime da fermare; mi aspetto allora di essere solo all’inizio di una spinta uguale e contraria a quelle che invece stanno distruggendo il pianeta: l’aumento esponenziale dello “sviluppo” può essere fermato solo dall’aumento esponenziale di chi persegue la “decrescita”.

L’ultima riflessione è sull’arma più subdola che il potere ha inserito nelle nostre menti: l’individualismo e con esso la solitudine, il narcisismo, la rivendicazione dell’io contro il Noi, l’egoismo. Qui sta l’altro punto comune a tutti i nostri percorsi: per la strada incontriamo nuovamente gli altri, ci riprendiamo la natura umana di animale sociale. Possiamo di nuovo sentirci parte di una folla amica e sorridere allo sconosciuto/a compagno/a di viaggio.

Davvero non capisco come ci si possa sentire vuoti o tristi di fronte alla fortuna di vivere in questo eccitante momento della storia.

Finora stiamo stati a spiare il potere dalle porte socchiuse, ora è venuto il momento di entrare.