mercoledì 30 settembre 2009

Abruzzo regione nera

Guarda caso, tornando a casa proprio stasera, pensavo che ostinarsi a cercare di parlare con chiodi fosse solo una perdita di tempo. Ed infatti:



"Il futuro dell’Abruzzo è sempre più nero. Tra proclami e prese di posizione sembra avanzare sottotraccia il progetto di petrolizzazione della nostra regione. La notizia è che arriva, mercoledì 30 settembre, in commissione regionale il progetto di legge che disciplina la materia delle royalties.

In pratica il consiglio regionale ben presto sarà chiamato a decidere in che modo ed in che misura dovrà dividere i guadagni derivanti dalle estrazioni del sottosuolo gas e petrolio e non solo. Quale percentuale rimarrà alla Regione, quanto alle Province ed ai Comuni?

Ma a che pro impegnare tempo e denaro per decidere qualcosa che poi non servirà ad una regione che il petrolio non lo vuole, così come pure promesso più volte?


Sulla materia è scontro duro anche perché associazioni e comitati continuano la loro battaglia conquistando sempre più spazio sui media di tutto il mondo.
...

Tutti parlano dell’Abruzzo che si prepara ad accogliere l’oro nero.
Ma non sono gli stessi stati dove la Regione ha speso centinaia di milioni di euro in pubblicità per convincere gli indigeni a sbarcare nella “regione verde d’Europa”?
Il progetto di legge che arriva in commissione bilancio è quello di Febbo-Chiodi e farà discutere non poco, oltre ad aprire una pesante battaglia politica.
Strumentalizzazioni comprese, bisognerà in qualche modo stabilire che regione sarà quella dei nostri figli: natura, verde, parchi e turismo oppure petrolio, gas, bilanci rimpolpati dalle royalties, inquinamento e niente turismo.

Una decisione precisa ed inequivocabile farebbe peraltro risparmiare moltissimi denari pubblici (perché continuare ad investire sul turismo se si decidesse per il petrolio?)
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Leggi l'articolo completo su primadanoi e il commento della Dott.ssa D'Orsogna.

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Ultimora
: Petrolio. Ritirato il progetto di legge sulle royalties (fonte)

Come a Roma, anche in Abruzzo c'è solo delirio.

martedì 29 settembre 2009

Neurodeliri ....

Telegraph
25 settembre
Al G20 Michelle Obama tiene Berlusconi a distanza

"A handshake, delivered with the caution of someone feeding a dead mouse to a crocodile, was all the Italian president got from her despite his best efforts to turn on the Latin charm. "

Una stretta di mano data con l'attenzione di chi da da mangiare un topo morto a un coccodrillo, questo è stato tutto quel che ha avuto il presidente italiano nonostante i suoi migliori sforzi di attivare lo charme latino.




The Times
29 settembre
Editoriale: Gli insulti di Silvio Berlusconi agli Obama potrebbero essere un passo troppo lungo

Quando ha insultato per la prima volta Obama lo scorso anno descrivendolo come abbronzato, Berlusconi ha reagito al frastuono dicendo che i suoi critici non avevano senso dell'umorismo.
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C'è una vena di razzismo e xenofobia nella coalizione di centro-destra di Berlusconi.
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C'è anche la complicità maschile nell'accettazione del comportamento da donnaiolo di Berlusconi - che ricorda Benito Mussolini - mentre pretende di promuovere i valori della famiglia.
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Ma insultare anche Michelle Obama come il Presidente degli Stati Uniti potrebbe rivelarsi un passo troppo lungo. Il comportamento da buffone nasconde una realtà più sinistra: Berlusconi vede chiaramente se stesso come un cittadino e leader mondiale di tale importanza da essere al di sopra della legge.

Per molti fuori d'Italia, l'idea che Berlusconi sia un giocatore chiave a livello mondiale che, per esempio, "aiuta" gli Stati Uniti per trattare con Mosca è risibile. Ma si vende bene a livello nazionale. Le sue "gaffe" sono spesso calcolate per dimostrare che ha un rapporto diretto con l'italiano medio.

Ma mascherano un'arroganza di fondo e un autoritarismo, che veicolano il messaggio opposto - che lui è oltre le normali regole di comportamento. Nessun altro leader impantanato in scandali sessuali avrebbe osato fare l'affermazione esilarante, che lui invece ha fatto a Milano, di avere "introdotto la moralità" nella politica italiana.

In fatto che non sia travolto dal ridicolo in parte riflette il suo terribile potere mediatico. In qualsiasi altro paese occidentale un uomo che controlla tre principali canali televisivi commerciali non potrebbe diventare primo ministro.

Italia, al contrario, ha raggiunto il punto in cui anche la RAI, la rete pubblica, deve pagare pesantemente per aver finalmente rivelato agli italiani - 80% dei quali si informa solo dalla televisione - che l'onorevole Berlusconi è sospettato di aver passato la notte dell'elezione di Mr Obama nel novembre scorso con una prostituta.

lunedì 28 settembre 2009

L'acqua è stata privatizzata


L’acqua in Italia non è più un bene pubblico.

Questo è avvenuto con la solita tecnica: prima un comma nascosto tra altri del tutto diversi, mentre tutti sono al mare e sotto gli occhi benevoli dell’opposizione (articolo 23bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133). Oggi un decreto legge che lo modifica nel verso che non era stato accettato dalla lega solo un anno fa ed anche in questo caso nascosto dietro un titolo innocuo ed in cui la straordinaria necessità ed urgenza dell'art.15 è solo quella del governo di favorire i suoi amici potenti. Tra 60 giorni ci sarà poi un voto su commissione o - se ci fosse di nuovo qualche agitazione interna al governo - di fiducia che concluderà la vicenda senza passare dal parlamento.


Riporto nel seguito alcuni interventi sul tema:
Semaforo verde per la privatizzazione dell'acqua
Emilio Molinari (Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua)

Un brutto colpo a freddo il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri sulle privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Un passaggio che chiude un'epoca, preso ancora una volta senza informare i cittadini e coinvolgere i Comuni.

Sono liquidati quei pochissimi margini concessi alle amministrazioni locali dalla legge del parlamento varata non più tardi dell'Agosto 2008, di mantenere la gestione in house nei servizi fondamentali come l'acqua.

La 133 art. 23 bis appunto, è stata superata e pure già rappresentava un duro colpo per la gestione pubblica, introduceva l'obbligo alla gara e l'ingresso dei privati, ma con ancora alcune possibilità di scelta da parte dei comuni, i quali, dopo essere passati sotto i controlli delle diverse autority, potevano optare per una gestione del servizio “in house”, fuori cioè dal mercato finanziario.

Si chiude così il lungo e duro scontro politico ed istituzionale sulle privatizzazioni dei servizi pubblici locali; uno scontro che va avanti dal 2002 e ha contrapposto da una parte molti enti locali e alcuni partiti e d’altra i due poli politici di centro destra e di centro sinistra uniti.

E' l'addio alle gestioni “in house”, e cade così l'ultimo bastione di “resistenza” eretto dai comuni e dalle province. Di questo si è trattato, ora è il via alla mercificazione totale dell'acqua potabile nel nostro paese.

Ma vediamo prima cosa sono le gestioni in house.

In sostanza sono SPA interamente nelle mani dei comuni consorziati, sulla quale i comuni stessi esercitano il “controllo analogo” a quello dei propri uffici, è riconosciuta dalla normativa Europea tanto è che la Francia e il Comune di Parigi la stanno perseguendo in un ottica di vera ripubblicizzazione. La Spagna e la Germania la stanno applicando in alcune grandi città ed è tuttora adottata dal Belgio, dall'Olanda, dal Lussemburgo, nonché da 64 ATO italiani, 61 dei quali hanno passato il vaglio dell'autority, compresi quelli di Milano Città e Provincia.

Sono state una mediazione onorevole e temporanea per il movimento dell'acqua che con 400.000 firme e una legge di iniziativa popolare chiedeva la piena ripubblicizzazione del servizio idrico.

Una mediazione ottenuta principalmente dalla resistenza o riottosità (così è stata definita da partiti e confindustria) dei comuni a perdere autonomia e ruolo decisionale sui servizi e beni comuni come l'acqua potabile, che si è sostanziata in numerose iniziative, la più forte delle quali è stato il referendum promosso da 144 comuni lombardi trasversalmente rappresentati.

E' stata una riottosità che più volte messa sotto accusa, che i partiti hanno chiesto di stroncare, ma che ha spesso trovato il sostegno oltre che nella Sinistra radicale anche nelle posizioni prese dalla Lega: nel 2003 con l'articolo 14 nella finanziaria che introduceva le in house, nel 2006 con il referendum lombardo poi nel 2008 con l'emendamento alla legge 133, art. 23bis, con il quale appunto introduceva quelle salvaguardie del pubblico, oggi rimosse dal decreto, alle quale si sono aggrappati per tanto, numerosi comuni e 64 ATO.

Ecco, il decreto legge dell'altra sera fa saltare queste salvaguardie entro il 2011 e fa un passo in più, chiede che anche nell'affidamento tramite gara a società miste la quota di partecipazione del pubblico non può superare il 40% e nelle quotate esistenti deve scendere al di sotto del 30% entro il 2012. E' un decreto palesemente incostituzionale che gli enti locali dovrebbero impugnare.

Con il decreto cade la foglia di fico, l’imbroglio, con la quale molti amministratori, in particolare toscani ed emiliani hanno cercato di rintuzzarci nel passato, e cioè che con il 51% il loro controllo sarebbe stato garantito. Adesso cosa faranno? Domanda retorica….

Siamo ad una svolta; dicevo che tutta la nostra acqua potabile sarà privatizzata e con questo come paese entriamo a piè pari nel disegno delle multinazionali di mercificare universalmente un bene comune fondamentale come l'acqua. Anzi ne siamo la punta avanzata.

Entro il 2011 sarà obbligatorio mettere a gara l’intero Servizio idrico nazionale e tutti gli addetti ai lavori sanno benissimo che le gare le vinceranno tutte un cartello di imprese ben definito: ACEA - IRIDE/ENIA/HERA - A2A dentro alle quali i pacchetti azionari di Suez Lyonnes des Eaux e Veolia la faranno da padroni, assieme ai Caltagirone, ai Pisante e alle banche.

Poteri locali, partecipazione dei cittadini, democrazia, federalismo... parole...vuote. queste SPA verranno consegnati i rubinetti d'Italia e decideranno la politica dell’acqua in tutti i territori.

Ma questa svolta, il decreto porta la firma Fitto-Calderoli, si realizza cioè con l'accordo della Lega e questa è la novità, che chiude il cerchio degli intrecci politico - affaristici.

Quali siano le contropartite, cosa si sia giocata ancora una volta la Lega non mi è dato sapere, penso però che la Lega con l'acqua, dopo Alitalia…ecc si è giocata la credibilità di essere il partito dei territori, dei loro beni comuni e della loro autonomia.

Ora la parola è ai movimenti sociali, ai giornalisti liberi, agli uomini di cultura, ai Sindacati che si esprimano una buona volta, ai sindaci, alla loro capacità di indignarsi ancora e di sapersi mobilitare in due battaglie assolutamente complementari: sui tempi brevi quella di fermare o modificare il decreto e l’altra articolata sui territori di chiedere a comuni e regioni di cambiare statuti e leggi regionali affinché affermino che l’acqua è un bene pubblico privo di interesse economico (in tal modo è possibile sottrarre l’acqua dall’applicazione della legge - lorenzo).
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Acqua: il grande rifiuto – di Alex Zanotelli

Non avrei mai immaginato che il paese di Francesco d’Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di “sorella acqua” diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l’acqua! Giorni fa abbiamo avuto l’ultimo tassello che porterà necessariamente alla privatizzazione dell’acqua.

Il Consiglio dei Ministri , infatti, ha approvato il 9/09/2009 delle “Modifiche” all’articolo 23 bis della Legge 133/2008. Queste “Modifiche” sono inserite come articolo 15 in un Decreto legge per l’adempimento degli obblighi comunitari. Una prima parte di queste Modifiche riguardano gli affidamenti dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti. Le vie ordinarie - così afferma il Decreto - di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica è l’affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara, deve possedere non meno del 40% ed essere socio “industriale”. In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SPA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SPA quotate in borsa.

Questo decreto è frutto dell’accordo tra il Ministro degli Affari Regionali, Fitto e il Ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno.

E’ la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni?

E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, oggi, portata avanti brillantemente dalla destra. A farne le spese è sorella acqua. Oggi l’acqua è il bene supremo che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’incremento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!)

Ancora più incredibile per me è che la gestione dell’acqua sia messa sullo stesso piano della gestione dei rifiuti! Questa è la mercificazione della politica! Siamo anni luce lontani dalla dichiarazione del Papa Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate dove si afferma che l’”accesso all’acqua” è “diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzioni e discriminazioni”. Tutto questo è legato al “diritto primario della vita”. La gestione dell’acqua per il nostro Governo è assimilabile a quella dei rifiuti! Che vergogna! Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico-finanziari. E’ la morte della politica!
Per cui chiedo a tutti di:

- protestare contro questa decisione del governo tramite interlocuzioni con i parlamentari, invio di e.mail ai vari ministeri…

- chiedere ai parlamentari che venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora ‘dorme’ nella Commissione Ambiente della Camera;

- chiedere con insistenza alle forze politiche di opposizione che dicano la loro posizione sulla gestione dell’acqua e su queste Modifiche alla 23 bis;

- premere a livello locale perché si convochino consigli comunali monotematici per dichiarare l’acqua bene comune e il servizio idrico “privo di rilevanza economica”;

- ed infine premere sui propri consigli comunali perché facciano la scelta dell’Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico: è l’unica strada che ci rimane per salvare l’acqua.

Sarà solo partendo dal basso che salveremo l’acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo così anche la nostra democrazia.

E’ in ballo la Vita perché l’Acqua è Vita!
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Il Governo privatizza l’acqua. De Magistris: “E’ un bene pubblico, non del mercato”
di Luigi De Magistris

Seminerà più sofferenza e vittime dei conflitti per il controllo del petrolio e del gas, perché la popolazione planetaria cresce e i cambiamenti climatici rendono l’acqua una risorsa preziosa e sempre meno disponibile. Così la guerra per l’oro blu rischia di diventare il prossimo terreno di scontro fra Nord e Sud del mondo, causa di migrazioni dei popoli, origine della discriminazione sociale anche nel mondo sviluppato tra chi potrà accedervi e chi ne resterà privo.

Per questo è indispensabile respingere fin da oggi la lunga e pericolosa mano del mercato, il suo tentativo di controllare e speculare su un bene tanto prezioso quanto raro. Contrastare, quindi, ogni forma di privatizzazione dell’acqua, diffondendo il principio che l’acqua è un diritto e come tale va considerato un bene comune, da garantire a tutti e da tutti gestita.

Una battaglia che coinvolge anche il nostro Paese, dove i tentativi di privatizzazione, che rispondono a livello locale al bisogno delle amministrazioni di fare cassa, devono essere respinti. Così come da respingere è l’azione del Governo, che in occasione del Cdm, lo scorso 9 settembre, ha varato le modifiche all’articolo 23 bis della Legge 133/2008 all’interno di un decreto legge per l’adempimento degli obblighi comunitari. Figlio dell’accordo tra il ministero degli Affari regionali e della semplificazione della legislatura, cioè di Fitto e Calderoli, con la benedizione ovviamente di Confindustria, queste modifiche riguardano l’affidamento dei servizi pubblici locali e stabiliscono che la gestione di questi stessi servizi veda protagoniste, attraverso bandi di gara, società miste, il cui socio privato deve possedere non meno del 40% ed essere socio industriale con compiti di gestione operativa.

Tradotto in parole semplici: anche l’acqua è sottratta alla gestione pubblica e affidata al mercato, quindi possibile forziere di arricchimento e speculazione privata. Una scelta grave, compiuta nel silenzio mediatico e politico, coperta dal Governo attraverso l’abito mistificatorio del decreto legge, che aveva come unico fattore di urgenza quello di rendere subito l’acqua non più un bene di tutti ma patrimonio di pochi, funzionale al loro arricchimento.

Di questa decisione il Governo deve rendere conto e per questo ho deciso di presentare al Parlamento europeo un’interrogazione sul tema. Nel 2006 proprio Bruxelles ha approvato una risoluzione che afferma che “l'acqua è un bene comune dell'umanità e come tale l'accesso costituisce un diritto fondamentale della persona umana”. Nel marzo 2007, sempre a Bruxelles, si è riunita l'Assemblea mondiale dei cittadini e degli eletti per l’acqua ed è stata approvata una lettera rivolta a tutti i capi di stato e di governo del mondo, a tutti i presidenti dei parlamenti nazionali e sovranazionali e ai membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per richiedere un impegno sul tema.

La battaglia per l’acqua come bene pubblico e diritto universale, in Italia e in Europa ma anche nel resto del Pianeta, è uno dei tasselli essenziali per costruire “un altro mondo possibile”. Cominciando appunto dal nostro Paese, dove le forze politiche devono unirsi nella richiesta all’esecutivo di cancellare le modifiche alla legge 23bis; dove le amministrazioni locali, in particolare i comuni, devono dichiarare l’acqua bene di tutti e privarla di rilevanza economica, scegliendo di affidarla alle aziende pubbliche ad esclusivo capitale pubblico, così come dovrebbe fare il Governo.

In Commissione Ambiente della Camera, infine, è stata depositata una Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica dell’acqua che ha raccolto 400mila firme. Che fine ha fatto e perché continua a riposare dimenticata in Commissione, quando in Italia l’acqua scarseggia e in Sicilia è già oggetto di razionamento ma soprattutto di controllo mafioso?

Sul tema l’Italia dei Valori ha presentato recentemente una mozione in Parlamento per chiedere al Governo di tutelare i diritti dei cittadini perché l’acqua sia rispettata come bene inalienabile e indisponibile, soprattutto da parte delle lobby e delle multinazionali, insomma del mercato.

L’acqua è stata indicata nel settembre 2007 dall’Onu come un diritto umano, estensione del diritto alla vita. Non siamo quindi soli in questa battaglia: forum e associazioni non solo esistono ma lavorano già da tempo per riconsegnare l’accesso e il controllo idrico alla comunità. Forse il Wto o il Fondo monetario internazionale, forse Confindustria o la filosofia della deregulation selvaggia ci remano e remeranno contro, ma è una sfida che si può vincere. Anzi, si deve vincere.

domenica 27 settembre 2009

Il fatto quotidiano


Qualche tempo fa, tra i primi, decisi di investire 100 € alla cieca, su un progetto di giornale: "Il Fatto Quotidiano".
Ora il giornale è in edicola (e online) e sono contento di averlo fatto. Aspetto la mezzanotte per leggerlo, non si parla solo di Berlusconi e dei suoi servi (non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, ormai fanno tutto da soli), ma di tante altre cose.
Si parla del PD (ed è come sparare sulla Croce Rossa), ma anche dell'IdV dicendo chiaro e tondo quello che molti iscritti pensano: il partito va completamente rivisto seguendo l'esempio delle Europee. Si parla poi di inquinamento: dell'ENI e di Crotone, di Taranto e di Sarroch.

E tutto questo nei primi quattro numeri.

Non sarà un giornale a cambiare le cose ma è un po' come la mappa per un soldato sul campo di battaglia: è molto meglio averla che non averla.

Per chi fosse interessato, ricordo che fino al 15 ottobre l'abbonamento ha prezzi agevolati.

venerdì 25 settembre 2009

mercoledì 23 settembre 2009

Avrei voluto ....



Avrei voluto baciarti

con la forza del vento

urlarti che t'amo
...

con un filo di voce
ti salutai

come si saluta il panettiere




Pier Mario Giovannone dalla raccolta "Austro e Favorio" (Genesi Torino 1994)
Intrepretata da Gianmaria Testa nell'album "Il valzer di un giorno" - 2000
( qui su youtube )

lunedì 21 settembre 2009

Si può fare!

Negli ultimi giorni sono stato parecchio impegnato.

E' successo che, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per le osservazioni, è stato finalmente possibile leggere la valutazione di impatto ambientale relativa alla piattaforma petrolifera Elsa2 di fronte ad Ortona. Nonostante si tratti di atti pubblici, per poterli conoscere c'è voluto qualcuno che sfidasse in prima persona - questa volta con successo - la burocrazia.

Quando l'ho letta, la prima impressione è stata di incredulità: il nome fa pensare a un'analisi approfondita e completa; mi aspettavo una tesi ben costruita, un castello di dati ben organizzato e difficile da confutare, invece nulla di tutto ciò: il documento era poco più che carta straccia, errori e omissioni erano evidentissimi.

Invece di scuotere la testa, continuare a lamentarmi e attendere che altri intervenissero, ho deciso di scrivere le mie osservazioni: l'ho fatto di notte perchè questi sono giorni pieni, ma tutto sommato non c'è voluto molto e alla fine, nei tempi previsti, è partita una mia raccomandata verso il Ministero.

La cosa bella è che nel frattempo anche altri stavano facendo lo stesso, e così molte altre osservazioni (anche assai più complesse della mia) sono già state inviate al Ministero. Anche la Provincia di Chieti ne ha dovuto prendere atto ed ha promesso le proprie (la regione invece proprio non ci sente).

In poche parole dei normali cittadini si sono mossi e sono entrati come protagonisti in un processo amministrativo che normalmente avviene sulla loro testa.

Normalmente infatti questi documenti (che ho scoperto essere uno la copia dell'altro) vengono approvati nel silenzio. Per spiegare come ciò sia possibile non vedo che due alternative: o chi le approva è un incapace o esegue ordini superiori. Questa volta però il funzionario saprà che molti potranno dire di averlo avvertito: non sarà così facile fare finta di niente.

Non so se si capisce ma sono molto soddisfatto di aver partecipato anch'io.

La V.I.A. e i documenti con le osservazioni - aggiornati via via che ne arrivano di nuovi - sono pubblicati qui. Il nostro lavoro non serve però ad indicare i problemi ai petrolieri - li conoscono benissimo - ma a informare tutte quelle persone che si affidano al fatalismo, che si fidano della televisione e di questi politici, che non hanno tempo, che sono convinte che il petrolio faccia del bene. Pertanto, invece di lamentarvi o di parlare per sentito dire: scaricate i documenti e leggeteli; ora le informazioni ci sono.

E' bene infatti che ci siano più persone informate possibili perchè questo è solo l'inizio: tra poco sarà infatti la volta di Ombrina Mare, tra San Vito e Casalbordino.

Si legga anche qui e qui.

domenica 20 settembre 2009

sabato 19 settembre 2009

Alla deriva

Quando tutto era sprofondato, lui era stato fortunato o così almeno gli sembrava, aveva una sua barca a remi: una piccola arca di Noè ad uso personale. Così ora si muoveva pian piano verso quella che sembrava la terra. Nella foschia appariva e scompariva, lontana. Forse era solo un’illusione, un verticale muro di nuvole che sarebbe presto scomparso.

Remava piano, quand’ecco apparire un ragazzo in mezzo all’acqua. Fece una piccola virata e si avvicinò. Allungò una mano ma il ragazzo lo guardò di traverso:
“Questa è una barca a remi e tu sei solo, sono sicuro che mi chiederai di remare ed io non ne ho proprio voglia”
“Allora non vuoi salire?”
“No!”.

C’era poco da fare, inutile disperarsi, si stava anche alzando il vento. Continuò e ne trovò un altro.
“E tu vuoi salire?”.
Lo sguardo passò in rassegna la piccola barca e poi:
“No, questa è solo una vecchia barchetta, sono certo che dopo di te ne passeranno altre più belle e più comode”
“Allora ciao”.

Un gruppetto sembrava stesse facendo nuoto sincronizzato, ma da vicino vide che nelle mani alzate stringevano dei telefonini e tra loro si scambiavano sempre la stessa frase, sputacchiando ogni tanto l’acqua che gli entrava in bocca:
“Non ho campo, c’hai campo?”.
Passò loro vicino ma non lo degnarono d’uno sguardo, erano troppo impegnati.

Un altro gli chiese: “Ma tu mi garantisci che ci salveremo?”
“Non posso - rispose - la terra è ancora così lontana”
“E allora non salgo, perché faticare se poi non serve a niente?”.

Un altro gruppetto lo trovò ridicolo e si mise a sghignazzare.
“Venite con me - disse lui - anche se state in gruppo presto comincerete lo stesso ad andare a fondo”.
La risposta di quello che sembrava il capo fu: “Benissimo, useremo il primo che annega come galleggiante e così ci salveremo. Anzi - disse girandosi e passando in rassegna gli altri - chi è il più grasso?”.

E così via: chi aspettava la mamma; chi diceva “Quando si deve morire si deve morire e - anzi - per me e pure troppo tardi”; chi non si fidava: “Chissà che cosa vuoi in cambio”; chi galleggiava sicuro di se: “Ce la faccio da solo!”.

Insomma, nessuno era voluto salire. Ormai erano lontani e lui continuava a remare lentamente quando sentì una voce:
“Ehi?”.
Guardò meglio e vide le dita di due mani, confuse col colore della vernice scrostata. “Ecco perché era così pesante!” pensò e si affacciò. Aggrappato alla barca c’era un altro ragazzo che gli chiese:
“Sono lontani?”
“Chi?”
“Gli altri”
“Ah si, sono lontani”
“Posso salire allora?”
“Certamente!”
Il ragazzo salì e - da solo - prese un remo. La barca scartò per un po’ ma poi cominciò ad andare sempre meglio e i due cominciarono a parlare.

A parlare del futuro.

giovedì 17 settembre 2009

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto
e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina,
anche profumi penetranti d'ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu,
ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo sulla strada:
che cos'altro ti aspetti?


E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Kostantin Kavafis

martedì 15 settembre 2009

Un Troll al TG1

Il TG1 normalmente usa il web per saccheggiare youtube alla ricerca di scoiattoli che fanno lo sci d'acqua e meraviglie simili. Tutto il resto è spazzatura, pedofilia e terrorismo.

Oggi è la volta del terrorismo, all'ora di pranzo è andato in onda questo servizio:



A parte il rettore che parla in dialetto - che è uno spettacolo nello spettacolo - sono stato subito preso da questo delirio e ho cercato di saperne qualcosa di più.
Io non sono un giornalista ma in due minuti ho scoperto che se dalla Home page del sito incriminato si clicca su "Forum" e poi si sceglie "Notizie dall'Italia" e poi il topic "Professori licenziati e brachicefalismo della politica" ed infine si scorre tra i sette commenti presenti si trova davvero quello segnalato. Il commento è di cinque giorni fa e dice testualmente:
La Gelmini a questa riforma sta dando solamente il nome e la faccia. In realtà, l'artefice dietro le quinte di essa, il puparo, è l'ebreo Giorgio Israel. Come lo era Biagi, il riformatore della legge del lavoro, come lo è quel nano malefico di Brunetta.
Evidentemente si tratta di stupidaggini: perchè dietro la gelmini ci stanno in molti e certamente non lavorano nell'ombra: da tremonti all'aprea solo per fare qualche nome; perchè chiunque usi così il termine "ebreo" è un imbecille; perchè Biagi era solo un consulente che venne lasciato solo. Che cosa poi ci faccia dietro le quinte brunetta proprio non lo si capisce, trattandosi di uno che non perde occasione per salire sui palcoscenici.

E' anche facilissimo vedere come l'autore del commento sia nuovo del forum e per capire un po' meglio con chi abbiamo a che fare si possono vedere gli altri suoi due interventi:

Il primo diceva:
Oggetto: Uriel - Cosa penso di Travaglio…
Uriel chiama "travaglica" una tattica che ben si dovrebbe chiamare talmudica.
Da questo si capisce dove ha studiato Travaglio e con chi e, soprattutto, il perché di certe sue prese di posizione politiche nazionali e internazionali.
In altre parole (anche se il discorso è parecchio contorto) anche Travaglio sarebbe manovrato dall'ebraismo internazionale!

La risposta di un altro commentatore non si fece attendere:
appena iscritto primo post prima fregnaccia.
Forse un troll di quello che mette x e 00?
Il secondo commento è stato invece questo:
Oggetto: L'immigrazionismo, una nuova ideologia?
L'immigrazione è favorita da Usraele (sic) per indebolire ciò che rimane dell'identità degli europei.
Anche dietro ai barconi che arrivano dalla Libia ci sarebbe quindi Israele!

In quel caso ci fu questa risposta:
anche dall'imam del marocco
Io non sono giornalista, ma capisco che siamo evidentemente di fronte a un troll o comunque a qualcuno che ha evidenti problemi o semplicemente a un'imbecille.

La domanda che mi sono posto è stata: come mai uno dei tanti commenti inutili, nascosto sul fondo di un blog ha generato questo servizio sul TG1? Com'è successo che un sedicente giornalista ne sia venuto a conoscenza e invece di scrivere un articolo sulla stupidità - in cui appare inconsapevolmente ferrato - lo abbia preso ad esempio per mostrare che chi usa internet se non è un pedofilo è un terrorista che preoccupa i sonni di chi eroicamente lavora per migliorare la scuola italiana?

Non sono un giornalista ma i fatti si sono rapidamente chiariti.

Io, da professore, ho imparato a ignorare le minacce: lo faccio regolarmente, ad esempio, quando dicono di volermi rigare la macchina o peggio. Infatti chi lo vuole davvero fare non lo dice e chi lo dice lo farà solo se si renderà conto di farti davvero arrabbiare. Così invece non ha fatto il consulente della gelmini che, dopo essere stato informato, ha pubblicato un articolo vittimista sul suo blog.

Ed è qui che la valanga ha cominciato a muoversi. Il ministro sacconi, ha fatto la sua parte mettendo in guardia dalla «follia del lungo terrorismo ideologico italiano». Il Corriere della sera (che non a caso definisco inattendibile nella mia colonna dei link) ha ripreso e amplificato la "notizia".

E poi è arrivato il giornale di feltri che dopo aver ipocritamente accusato altri di quel che esso stesso stava facendo:
nel nostro caso l’anonimo bloggista non esprimeva un giudizio, un punto di vista. Rendeva note le coordinate di un bersaglio
concludeva dicendo:
Confronto civile? Dialettica democratica? Con quella gente lì, con quei cecchini purtroppo non metaforici? È di galera che caso mai si dovrebbe parlare.
....
Serve la voce grossa dello Stato, serve tagliar l’erba sotto i piedi all’eversione armata e omicida. Serve prenderli, quelli che si agitano nel brodo di cultura dell'estremismo, e schiaffarli in galera (per poi tenerceli, possibilmente).
Ho così trovato le fonti che hanno guidato i redattori del TG1 al passo finale: quando la "notizia" è arrivata in tutte le case.

Poi ci sono state le dichiarazioni di stima da parte della gelmini, aprea, la richiesta del PDL di una condanna politica bipartisan ecc. ecc..

Io non sono un giornalista ma mi pare che questa storiella la dica lunga sulla nostra informazione, tanto che non mi sento neppure di commentarla.

Una sola cosa per concludere: se ci fosse un'olimpiade dei troll questo tizio (ammesso che esista) la vincerebbe a mani basse.

lunedì 14 settembre 2009

A proposito di zaini

....
Nella mia memoria, siamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, a scuola andava una semplice cintura di pelle o una sorta di stringa di gomma, con una fibbia di ferro o di acciaio, che stringeva due o tre libri, due quaderni e una penna a sfera. Pochi avevano l'astuccio di stoffa, cucito dalla nonna, con i pastelli Giotto, e nella tasca del cappotto il panino con la mortadella o una mela.

Dalla fine del Novecento i “rari libri”, i numerosi fascicoli e i quadernoni di colore diverso (uno per disciplina!) sono insaccati in giganteschi zaini di plastica e coloratissima tela con stampe di mostri o di pupe, rigorosamente firmati. Non importa quale sia la griffe, basta che sia “lo zaino di...” che, quasi sempre, sono scarabocchiati, lerci e maleodoranti.

Contengono di tutto: duo o tre astucci, uno per gli evidenziatori, uno per le matite e le penne, e un terzo astuccio per non si sa che: gomme a foggia di pupazzi e che non cancellano, ma che ogni tanto compaiono in cima alle matite appesantendole; strani oggetti con le ruote o animaletti di dura plastica nel cui (dovrei dire culo, ma una maestra...) ano si infila la matita per temperarla; l'ultimo temperino di grido è un parallelepipedo alto 12 cm x7x7 e funziona a batteria (pila alcalina): lo devi afferrare con una mano e con l'altra infilare, nel pertugio in alto, la tua matita e fare una leggera pressione, così parte automaticamente la lametta che tempera una punta affilatissima e lunga più del necessario, poi, sotto il parallelepipedo c'è il cassettino da svuotare quando è pieno... Un delirio! Ovviamente "questo" temperino non entra nel terzo astuccio, ma in un'apposita sacca dello zaino in posizione laterale, con cerniera. Tutto ciò nello zaino della scuola primaria, alle scuola secondaria di primo grado (la ex media dell'obbligo) dobbiamo aggiungere allo zaino in spalla, la gigantesca cartella di plastica, con il manico, contenente foglioni di carta per disegno, rigoni, squadroni e compassoni, e dallo zaino bisogna assolutamente togliere il “temperino megagalattico”, che fa “troppo matricola di prima” e metterci il cellulare e una calcolatrice, e, se si può, “papà ti compra il computer tascabile che fa di tutto, anche le riprese”. Aggiungiamo, per molti alunni, carte per giochi alla moda, che passano in un anno, e l'anno dopo in edicola ne escono altre di cui devi avere la collezione completa per non essere sfigato o 'sfigata': nelle moderne carte da gioco c'è l'assoluta parità dei sessi. Poi blocchetti di carta fosforescente e autoadesiva e, alla fine, una merenda, vecchia, mai consumata e un sacchetto di roba fritta comprata al bar, correndo, tutte le mattine.

Mi chiedo che cosa c'entrino, in tutto ciò, la scuola e gli alunni?! Mi viene un fondato dubbio: c'è un consumo indotto da un distorto mercato che deve vendere petrolio (anche i pupazzi sono petrolio) a costi alti e subdoli, e c'è anche una distorta e subdola in-formazione: sei uno in gamba se hai “lo zaino di...”. Sei già bello e pronto, da adulto, ad aprire lo sportello della tua vecchia auto berlina di quindici anni e sentirti uno sfigato perché non hai l'auto di grido per tornare a casa dal lavoro. Così appena puoi, invece di andare a teatro o in libreria per sceglierti un bel libro o andare al cinema; oppure, invece, di mangiare un buon pezzo di formaggio con l'insalata fresca, risparmi guardando tutte le sere un bel po' di TV e mangiando cibo già cotto e condito preso dal banco dei surgelati, rigorosamente in offerta. E quando il gruzzolo è sufficiente per un acconto, vai dalla concessionaria a ritirare l’auto nuova e metallizzata, firmando le rate per dieci anni. E poi? Non arrivi alla "quarta settimana" e la colpa è del Governo di turno che mette le tasse!

Siamo dentro lo zaino dei nostri figli fino al collo e loro ci porteranno addosso fino alla morte.

E' soltanto mia l'idea che siano molti gli insegnanti (e certi editori) che aggiungono e aggiungono "cose" negli zaini?
E soltanto mia l'idea che molti genitori (e certi parenti, in qualunque occasione) aggiungono e aggiungono "cose" non soltato negli zaini? Vogliamo guardare le "camerette" dei "nostri figli"?
No, non è soltanto mia: qualche voce si sta alzando, indignata, in questa nuova valle di lacrime!

SVUOTIAMO ZAINI E CAMERETTE DA "COSE" DI NESSUN VALORE E RI-EMPIAMOLI DI SOGNI E DESIDERI.

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E dovrebbe essere interesse di tutti curare le generazioni dopo la nostra, se non vogliamo morire da soli... mentre guardiamo in faccia figli più soli di noi.

(fonte)

sabato 12 settembre 2009

Obiettivi minimi

La scuola si involve e la burocrazia si adegua.

Nel modulo per la programmazione della mia scuola, quest’anno c’è una colonna nuova: “obiettivi minimi”. Obiettivi minimi per tutti, non solo per qualcuno.
Cosa debba intendersi con l’aggettivo “minimo” nessuno lo scrive espressamente per cui devo rifarmi all’esperienza: apparentemente è il minimo indispensabile per essere promossi che - nella pratica - è nettamente inferiore al livello considerato sufficiente (e comunque la promozione viene concessa anche senza il raggiungimento di tale minimo).
Che fare allora? Invece di lasciare la colonna in bianco decido di oppormi a questa corsa al ribasso e di riempirla con i contenuti della sufficienza.
Ma mi trovo di fronte ad un nuovo problema: io insegno una materia tecnica e nel mio programma non ci sono applicazioni creative di quanto appreso, gli esercizi si risolvono applicando le procedure e anche per le esercitazioni pratiche fornisco una descrizione passo-passo delle operazioni da svolgere per cui si tratta solo di leggere ed eseguire.
Quali possono essere gli obiettivi minimi? La legge di Ohm non ha sfumature: o la si conosce o no. Forse dovrei dividere gli argomenti in più o meno importanti: Ohm certamente, di Kirchoff possiamo discutere, Thevenin è solo per menti superiori.
Dovrei cioè affermare che alcuni argomenti possono tranquillamente essere trascurati: ma allora perché inserirli? Mi rendo così conto che la mia programmazione è già il frutto di uno sfoltimento pesante e che quel che è rimasto è per me indispensabile; non c’è più nulla da togliere, sono già all’osso.
Sono con le spalle al muro: gli obiettivi minimi su un programma minimo sono una contraddizione in termini, matematicamente parlando non ci può che essere coincidenza tra i due.

Anche quest’anno cercherò di spiegare tutto questo minimo - recuperi, epidemie, terremoti, eventi atmosferici ed altro permettendo. Lo farò dando a tutti i mezzi per capire quel che dico, nella maniera più coinvolgente possibile - per quanto avvincente possa essere un partitore di tensione.
Ma se si può portare l’asino alla fonte non lo si può costringere a bere; se la mia materia avrà su molti lo stesso effetto che avrebbe su di me la partecipazione forzata ad un corso teorico sull’uncinetto (con tutto il rispetto per gli appassionati e con la precisazione che i miei allievi questa scuola l’hanno scelta liberamente) ecco che il mio progetto è destinato a crollare. Non ci sarà - come spesso non c’è stato negli anni passati - nessun risultato ancorché minimo. Dei miei sforzi, per molti rimarrà solo un labile nulla.

Non vado oltre sul tema della motivazione e torno al modulo della programmazione. Nella colonna degli “obiettivi minimi” ho infine scritto:
A breve termine: sufficiente comprensione degli argomenti svolti, anche in relazione con le altre discipline.

A lungo termine: capacità di archiviare i concetti e le informazioni principali in un sistema di conoscenze e capacità di recuperare autonomamente la parte restante.
In altre parole voglio che capiscano quel che dico e ne ricordino l’esistenza in modo da saperlo riprendere autonomamente; solo così, sia io che loro, potremo evitare l’inutile perdita di tempo e di energie che si ha cercando di costruire qualcosa di nuovo quando tutto quel che lo dovrebbe sorreggere è sparito nel nulla.

Per quanto nessuno legga questi documenti, ho scritto lo stesso queste parole - per coerenza e a futura memoria - come un piccolo atto di resistenza personale.

Cielo grigio

Per chi pensa che quel che esce dai camini degli inceneritori, dei cementifici, delle turbogas, delle raffinerie e degli impianti simili non vada lontano, ecco la distribuzione delle polveri generate nell'incendio di rifiuti della SEAB di Chieti Scalo del 18 luglio:


Ed io - ingenuo - che mi chiedo come mai il cielo non è più blu!

(fonte WWF riportato da primadanoi)

giovedì 10 settembre 2009

martedì 8 settembre 2009

lunedì 7 settembre 2009

Chi non sa insegna

Quattro interventi sulla stupidità e su come essa ormai dilaghi tra chi governa il mondo della scuola, creando così una reazione a catena dagli effetti facilmente prevedibili. Gli ultimi tre, ma soprattutto il terzo intervento (che sottoscrivo fino all'ultima virgola) meritano veramente di essere letti nella loro versione completa:
La prevalenza del cretino
“idiota”: Membro di una grande e potente tribù che nel corso dei secoli ha sempre esercitato un dominio assoluto sulle vicende umane…

... e se stessimo diventando “semplicemente” un paese stupido, o più stupido? Se la trasformazione “berlusconiana” dell’Italia avesse sortito un risultato più profondo di quello, già grave, ascrivibile alla politica di superficie del premier forse al tramonto?
Merito, meritocrazia, motivazione
Un alunno apprenderà ed imparerà ad apprendere quando avrà passione per la conoscenza, quando saprà connettere tra di loro le informazioni, quando saprà come archiviarle e come estrarle. Per tutto questo, non c’è sistema di premi o di punizioni che tenga, non c’è incentivo che funzioni. Gli apprendimenti meccanici (ricordare una massa di nozioni) potevano andare bene, ammesso che andassero bene, quando si riteneva che il compito della scuola fosse impartire l’insegnamento costruendo dentro alla mente del discente la conoscenza, fatta di una congerie di notizie.
Oggi non si pensa più così. Le conoscenze sono diventate provvisorie ed il compito della scuola diventa non tanto aiutare a possederle (domani potranno essere superate) quanto facilitare la co-costruzione della capacità di stabilire nessi tra i dati.

Ma un sistema di premi e punizioni non incentiva che l’apprendimento meccanico; le conoscenze costruite in questo modo sono inservibili o labili.

E’ un paradosso, ma si può dire che non si guadagna nulla con la meritocrazia.

Si impara quello che si desidera imparare e si desidera imparare quello che per un individuo ha un significato; e sarà quell’individuo ad attribuire significato, non può essere che così: siamo noi a dare significato all’esistenza, non è l’esistenza che dà significato a noi.
E’ per questo che siamo noi la vera energia del nostro apprendimento; nel sistema formativo, sono gli stessi attori del processo di insegnamento/apprendimento che danno a loro stessi l’energia per costruirlo.
Un alunno potrà imparare molto bene una lezione, se allettato da un premio materiale; ma questo non lo aiuterà a costruirsi un sistema epistemico (che riguarda i presupposti teorici della conoscenza scientifica e filosofica - lorenzo). Il che sarebbe quello che la scuola deve fare.
L’alunno deve voler conoscere, deve averne voglia. La meritocrazia non gli metterà voglia della conoscenza, ma del premio. L’alunno imparerà per conseguire un vantaggio, penserà sempre nei termini “che cosa mi viene in tasca?”.

L’atteggiamento “che cosa mi viene in tasca?” dell’alunno che non impara perché non ci guadagna niente è lo stesso della ministra che pensa che quell’alunno imparerà solo se ci guadagnerà qualcosa. O che quell’insegnante farà bene il suo lavoro solo se gli verrà in tasca qualcosa. A lui, non a tutti.
Questa è la meritocrazia: il prevalere dell’interesse personale su quello del gruppo.
Dovrebbe curare la scuola, invece ne annienterà scopi e strategie.
Nel quadro della meritocrazia, il docente inseguirà l’obiettivo del miglioramento economico o del maggior potere sulle altre persone; ma l’obiettivo sarà quello, non sarà il miglioramento del sistema scuola.
E’ la mentalità del profitto, aziendalistica, che è in conflitto con la logica di un sistema formativo. Esso non può funzionare come un mercato, pensare una cosa del genere vuol dire non conoscere il significato profondo della formazione.
Come il gioco rimane tale solo se è gratuito, così il desiderio di apprendere, alla base del successo del sistema formativo, non può esser mercenario. Nessun desiderio è mercenario.
E se la scuola non parte dal desiderio, dal desiderio di imparare, di insegnare, non potrà avere successo
Chi non la conosce lasci perdere le prediche sulla scuola
Questi personaggi sono il frutto di una scuola già degradata, non hanno capito un tubo e vogliono insegnare a fare gli idraulici agli altri. O si fermano o andremo sempre peggio perché questa scuola è solo figlia loro.

I talenti ribelli e distratti che sappiamo solo punire
E dunque, se il futuro di un paese dipende dalle intelligenze che possiede, davvero l'Italia con la genericità della sua istruzione, che non sa riconoscere le intelligenze superdotate e che spesso le confonde con disturbi dell'apprendimento, può credere seriamente nell'avvenire?

sabato 5 settembre 2009

Il piccolo presidente



(grazie a Massimiliano)

giovedì 3 settembre 2009

Fermiamo Ombrina Mare!

Dopo una estate passata a guardare i pozzi di gas dalla spiaggia di Casalbordino, ecco il futuro (nero) che avanza.

Dai documenti ufficiali di fine giugno della Mediterranean Oil & Gas veniamo a sapere che:

"Il ministro dello sviluppo economico (scaiola) ha informato la Medoilgas dell'approvazione degli aspetti tecnici relativi allo sfruttamento del giacimento Ombrina mare.

Si tratta di una pietra miliare critica che, una volta superata, permette di passare all'analisi degli aspetti ambientali. La compagnia ha già pronto lo studio di impatto ambientale.

Questa approvazione significa che la compagnia è in linea con le previsioni di completare il processo autorizzativo nel terzo quarto del 2010.

Le ultime analisi geologiche hanno visto un aumento delle potenzialità del giacimento ed ora la compagnia aspira ad un passaggio alla "categoria" superiore, di diventare cioè un medio produttore di petrolio e di gas.

Per ottenere questi risultati si prevede la costruzione e l'impiego di:
  • Una piattaforma di produzione in corrispondenza del pozzo Ombrina Mare 2 (a 7 km dalla costa in 20 metri d'acqua)
Fare clic sull'immagine per ingrandire
  • Cinque pozzi di estrazione di petrolio, incluso l'attuale Ombrina Mare 2, due di questi pozzi permetteranno anche l'estrazione di gas.
  • Un sistema di produzione ed immagazzinamento galleggiante in grado di contenere fino a 50.000 tonnellate di petrolio da trasferire poi alle petroliere.
Nel seguito c'è l'immagine di quel che vorrebbero costruire, l'unica differenza è la profondità: che nel nostro caso è di soli 20 metri.

Fare clic sull'immagine per ingrandire o qui per altre immagini
  • Dodici km di gasdotto sottomarino per collegare i pozzi alla stazione di pompaggio di Santo Stefano mare.
Per chi non la conoscesse, ecco l'ubicazione della stazione di pompaggio del gas a Santo Stefano, punto terminale del nuovo gasdotto sottomarino, ma a cui sono già collegati i 5 pozzi di Casalbordino. Si noti tra l'altro come in Panoramio, tra le bellezze locali, appaiono già i pozzi - veramente una gran bella pubblicità!

Fare clic sull'immagine per ingrandire

L'inizio della produzione è previsto per la seconda metà del 2011".

La Medoilgas conta moltissimo su questo giacimento, e lo sta già proponendo agli azionisti come praticamente fatto.

Si prevedono 20 milioni di barili con una estrazione di 5000-7500 barili al giorno: il che significa almeno dieci anni di attività.

Con tutto questo petrolio si potrà così alimentare l'economia mondiale per quasi 6 (sei) ore (il mondo consuma un miliardo di barili ogni 12 giorni).

Riusciremo a mandare all'aria i loro piani industriali?


Documento del 25 giugno 2009
Documento del 23 giugno 2008
Titolo minerario
Notizie per gli investitori
Notizie per gli investitori
Sito Medoilgas

La scuola è ricominciata e la mia pazienza è già finita

La scuola è ricominciata con le prove di recupero di fine agosto, dove i ragazzi hanno scommesso ancora una volta sulla buona sorte. O forse la parola "scommettere" non è adeguata, perchè in realtà sono andati sul sicuro.
Loro conoscono bene i loro professori: c'è chi non vuole rogne durante l'anno ed in cambio chiude un occhio; c'è chi non conosce la materia che insegna e li chiude tutti e due; c'è chi si è specializzato nell'arrotondare lo stipendio con corsi di ogni tipo e che quindi li deve giustificare; c'è la "mamma" che vede in tutti dei figli da proteggere e, anche se li tratta male, poi li perdona; ci sono poi i sensibili che attirano tutti i pettegolezzi sulle vite private dei genitori, sulle tragedie, sulle malattie, sui propositi di suicidio e chi più ne ha ne metta e che li riportano accorati in consiglio, a giustificazione di tutto, esigendo pietà; umana pietà che evidentemente manca a quei pochi che invece vorrebbero bocciare, ma anche in questo caso tutti gli studenti sanno che è la maggioranza a decidere e i conti sono presto fatti.

E così hanno passato l'estate lontani da tutto quel che potesse richiamare lo studio, e i consigli di classe li hanno promossi lo stesso, come previsto.

Io mi domando: come si può pretendere il rispetto delle regole se noi per primi non le rispettiamo? Nero su bianco, la regola che ci siamo dati meno di tre mesi fa era: "se tu non conosci almeno gli "obiettivi minimi" di 1, 2, 3, 4 materie non ti promuoviamo". Clementi come vuole questa società che non sa più decidere, accettiamo però di spendere altro tempo e denaro per fare in modo che tu possa finalmente raggiungere questo risultato.
Tre mesi dopo ti proponiamo una prova, che essendo su obiettivi minimi dovrebbe essere superata al 100% ma noi siamo "buoni" e ci accontentiamo del 60%.
Nonostante tutto ci accorgiamo che non solo non ti sei avvicinato nemmeno lontanamente all'obiettivo ma che neppure ci hai provato e che oggi sai di meno di quel che sembava tu sapessi solo tre mesi fa.
A questo punto - per una persona seria che vuole essere esempio di serietà - le conseguenze sarebbero chiare: oggi l'ultimo treno è passato e tu l'hai perso - punto e basta.
Invece no, ogni volta ci si inventa un'altra possibilità per non decidere, per rimandare il giudizio, per mostrarsi buoni, per soddisfare i dirigenti, per anticipare un favore, per non mettersi nei guai, "per non urtare anime sensibili".

E poi ci si domanda perchè i ragazzi non studiano. Non studiano per molti motivi, tra i quali ci sono anche i loro professori.

Proprio quei professori che i ministri (tutti, non solo l'ultima) si tengono più cari. Ed effettivamente non c'è nulla di strano in questo: perchè il loro contributo alla distruzione della scuola ed alla svalutazione della professione dell'insegnate di fronte all'opinione pubblica è stato ed è molto più grande, ad esempio, dei tagli al bilancio che forse saranno il colpo di grazia.

mercoledì 2 settembre 2009

martedì 1 settembre 2009

Il vino fa buon sangue

Oggi sono stato fuori tutto il giorno. Sull'autostrada le solite scene: sorpassi da formula uno con sfanalatura e telefonino; tutti incuranti del tutor tranne uno che, con un concetto tutto suo della sicurezza, ha rallentato per poi proseguire - senza fermarsi - con due ruote sulla corsia d'emergenza ed il resto sulla corsia di marcia, tenendo il telefonino in una mano e gesticolando con l'altra incurante dei TIR che lo schivavano cercando di non spiaccicare qualcun'altro sul guard-rail.

In mezzo a questa normale lotta per la vita ecco arrivare per radio la perla del giorno da parte del ministro zaia:
"Lecito guidare dopo 2 bicchieri - Non è l'alcol la causa degli incidenti"
"Il limite attuale, 0,5 grammi di alcol per litro di sangue, è ragionevole. Entro quei livelli si è sobri e perfettamente in grado di guidare. Corrisponde a due bicchieri di un vino che abbia non più di 11 gradi, diciamo uno spumante o un rosso non strutturato" (fonte e fonte)

Tanto per cominciare, secondo il ministro leghista, esiste anche per noi la goccia che fa la differenza tra sobrietà e ubriachezza. Un sorsetto prima potevi camminare su un filo, un sorsetto dopo sei pronto a falciare donne e bambini.

Questa sarebbe già una "bella" affermazione, ma il fatto è che quel che dice non è vero.

E che non sia vero lo dice anche il suo stesso governo, che con un altro suo degno rappresentante ci aveva preparato una bella tabellina (vecchio post).

Ebbene - anche se non è una cosa tanto semplice - basta leggere quella tabella per capire che se sei a digiuno e sei magrolino i limiti li superi eccome. Se poi sei una donna il superamento è sicuro. Io poi, che non sono magrolino ma normalmente non bevo, con un bicchiere di vino a pasto già non ritrovo la macchina nel parcheggio.

Non è neppure vero che gli incidenti causati dallo stato di ebrezza sono "solo" il 2,09% perchè ogni incidente ha sempre più concause, ciascuna delle quali necessaria per la sua realizzazione. Per cui, oltre ai casi in cui chi guida è ubriaco perso (2,09%), ce ne sono moltissimi altri in cui proprio quei due bicchieri - pur non essendo la causa principale dell'incidente - hanno tolto alle vittime quella lucidità e quella frazione di secondo che li avrebbe salvati.

Invece di proporre una guerra a chi guida drogato, sotto l'effetto di farmaci, fumando, telefonando, senza avere idonee capacità fisiche e psichiche, senza alcuna conoscenza e rispetto del codice stradale, ecc., questo ministro dice che anche chi beve deve essere libero di fare quel che gli pare come tutte le altre teste di cazzo che affollano le strade.

Sempre il solito discorso: poichè è faticoso comportarsi correttamente aboliamo limiti e reati.
Chi beve e chi vende alcolici sarà certamente contento, al loro confronto chi si schianterà o verrà falciato senza colpa sarà sempre una piccola minoranza - di cui i tg non parleranno - fatta per lo più di morti, e i morti non votano.