mercoledì 26 maggio 2010

Riso nero


Oggi, mentre parlavo del rapporto ISTAT e sul futuro dei giovani che ne viene fuori ad una classe ben al di sotto di quelle stesse medie, un mio studente maschio ha trovato la soluzione: "Ci prostituiremo tutti!" ha esclamato.
Ho colto l'occasione al balzo per un appunto di economia sul rapporto tra domanda e offerta, ma - devo dire - che la proposta ha un suo senso: forse solo così possono mettere a "frutto" capacità e competenze a me ignote. Già posso immaginare le catene di "Fast Fott" con la loro accattivante pubblicità: "solo carne italiana a partire da 3€".

Risate amare e futuro nero

martedì 25 maggio 2010

Il comune di Chieti ci prostituisce al nucleare

Non so più che pesci pigliare. Se il radon è il precursore dei terremoti, le stupidaggini lo sono dei disastri. E da stupidaggini - ad essere buoni - siamo sopraffatti.
Tra le tante questa ci interessa direttamente: il Consiglio comunale di Chieti (centrodestra) - forse piccato dal fatto che il Consiglio comunale di Cupello (centrosinistra) si sia fatto avanti per prenotare un inceneritore - ha rilanciato e chiede addirittura una centrale nucleare.

Per chi pensasse che è una delle mie solite esagerazioni, ecco l'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale (28 maggio):

O R D I N E D E L G I O R N O

OGGETTO: tutela del territorio della Città e della Provincia di Chieti da insediamenti per la produzione e lo stoccaggio di energia nucleare e materiale radioattivo
I sottoscritti Consiglieri Comunali

PREMESSO

Che a distanza di oltre 24 anni dall’incidente nucleare di Chernobyl l’Italia è stata l’unico Paese, che ha dimesso i quattro impianti nucleari con grave danno lavorativo, economico e ambientale.
Oggi l’Italia è il Paese, tra quelli avanzati, che utilizza in maggior misura i combustibili fossili per la produzione di energia elettrica..
Il nostro Paese importa in percentuali crescenti l’energia elettrica prodotta da fonte nucleare da Paesi, proprio perchè costa meno.
Quanto ciò sia remunerativo è dimostrato anche dal fatto che l’Ente nazionale per la produzione di energia elettrica l’ENEL sta acquistando impianti nucleari in diversi Paesi europei e non solo.
La decisione di rinunciare alla fonte nucleare fa sì che in termini economici gli italiani pagano l’energia elettrica più di tutti in Europa, con grave danno all’economia ed alla produttività.
La decisione di rinunciare alla fonte nucleare è indipendente dal risultato dei referendum svoltisi nel 1987, i quali facevano riferimento a un eventuale:
Abrogazione dell'intervento statale se il Comune non concede un sito per la costruzione di una centrale nucleare
Abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali nucleari o a carbone.
Esclusione della possibilità per l'Enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all'estero.
Che nei giorni scorsi il Sindaco di Chieti ha sottoscritto a Bruxelles il " Covenant of Mayors " - un " Patto dei Sindaci ", finalizzato alla redazione di piani di sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico non va in contraddizione con la scelta eventuale di costruzione di impianti nucleari, i quali sono per loro natura quelli che non rilasciano emissioni gassose dannose.
Come riconosciuto anche dall’Unione europea, l’utilizzazione e lo sviluppo della fonte nucleare è coerente con una corretta e più efficiente politica energetica
Le centrali nucleari infatti producono attualmente circa un terzo dell'elettricità e il 15% dell'energia consumata nell'Unione europea (UE). Il nucleare rappresenta una fonte di energia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e costi relativamente stabili; ciò lo rende interessante sotto il profilo della sicurezza dell'approvvigionamento e della lotta ai cambiamenti climatici. Spetta tuttavia ai singoli Stati membri decidere se intendono ricorrere a questa fonte energetica
Lo sviluppo e l’utilizzo di pannelli solari e altre fonti di energia rinnovabile non è in contrasto con la produzione energetica da fonte nucleare.
PRESO ATTO

Che l'art. 25 della Legge 99/2009 concede una delega al Governo Nazionale per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonchè dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi;

Che il 10 febbraio 2010, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo riguardante i criteri della realizzazione e conduzione di impianti di produzione di energia nucleare e di stoccaggio sia del combustibile nucleare sia dei rifiuti radioattivi, individuandone i criteri per la localizzazione sul territorio nazionale, e che ora il Governo si appresta a individuare le Regioni e i siti ritenuti più idonei;

CONSIDERATO

Che secondo le notizie riportate dalla stampa del 4 Maggio 2010 esiste la concreta possibilità che il Governo nazionale scelga la regione Abruzzo ed in particolare il territorio della Provincia di Chieti per realizzare un sito destinato al nucleare;

Che una tale progetto di ricerca e produzione fornirebbe una grande opportunità in termini di sviluppo, investimento, lavoro, occupazione, valorizzazione del territorio, riduzione dei costi energetici e miglioramento ambientale, della Città di Chieti e dell' intero territorio della Provincia teatina.
INVITANO

Sindaco e Giunta

- ad attivarsi immediatamente presso il Governo nazionale ed in tutte le sedi opportune al fine di verificare la reale possibilità che la Regione Abruzzo ed in particolare il territorio della Città e della Provincia di Chieti possano essere oggetto di possibili siti destinati alla produzione di energia elettrica da fonte nucleare e della costituzione di centri ricerca e formazione in ambito della fisica e della tecnologia nucleare.

- a cogliere le opportunità, in linea con l’art. 25 della legge 99/2009, per promuovere e sviluppare la comunità sociale, il territorio, le infrastrutture, le competenze e il lavoro nel territorio teatino e dell' intera regione Abruzzo con ogni iniziativa necessaria e con l' adozione di tutti gli atti amministrativi opportuni.

I Consiglieri Comunali PDL; UDC; Giustizia Sociale; Uniti per Chieti; Alleanza per Di Primio; Popolo di Chieti /Lega

E qui c'è una risposta:


Vi avverto.

Io professor Francesco Stoppa, ordinario di Geochimica e Vulcanologia dell'Università G. d'Annunzio, Cittadino abruzzese residente a Chieti metto in guardia chiunque rispetto agli enormi pericoli dell'uso dell'energia atomica nella nostra regione e, inoltre, invito la classe politica a non lanciarsi in facili affermazioni alla ricerca di sensazionalismo e di affermazione gratuita. Il rischio geologico della nostra regione associato a quello d'incidente umano in impianti nucleari qualifica come incosciente chiunque voglia anche solo proporne l'uso nella provincia di Chieti e nell'intera regione. Tale incoscienza può derivare dalla completa ignoranza del fenomeno radioattivo, della sua dannosità per gli esseri umani o da un cinico calcolo di bassa lega politica. In questo secondo caso si tratta di proposte in mala fede, mendaci, fatte solo per ricerca di scandalosa e amorale notorietà e in mancanza di argomenti ragionati e sensati.
Come Professore e Scienziato la mia esperienza mi ha insegnato che gli amministratori sono completamente a digiuno della Fisica Nucleare e che si servono spesso di tecnici "di parte" che senza compassione per la gente propongono superficiali soluzioni al problema dell'approvvigionamento del combustibile nucleare, della gestione delle scorie, degli inevitabili incidenti, alimentando con molte altre bugie demagogiche l'uso del nucleare. Le nostre riserve d'acqua sono già tutte inquinate dagli isotopi radioattivi (es. quelli del Cesio) prodotti dagli esperimenti bellici e dagli incidenti avvenuti nelle centrali di altri paese, dei cui danni non siamo mai stati ripagati. Tali isotopi radioattivi cancerogeni e mutageni restano nell'aria che respiriamo, nel cibo che mangiano, nell'acqua che beviamo per secoli. Non c'è rimedio ne cura per i danni alla salute umana che provocano.
Non si può parlare di benefici economici quando il danno sanitario colpirà pesantemente le casse regionali che sono già in difficoltà appunto sulla fornitura dei servizi e sul bilancio sanitario. Il Rischio è un fattore macroeconomico che tiene conto del valore delle proprietà e delle attività entro 150 km da una centrale nucleare, non solo la salute umana ma anche tutti i beni economico-produttivi di un'area. Già solo un proposta di insediamento nucleare genera un danno patrimoniale e d'immagine. E' vero, non c'è bene più prezioso della salute umana ma anche vedersi svalutare i propri immobili e le proprie attività dalla vicinanza (entro 150km) è un danno e per questo chi fa queste proposte indicando un territorio preciso dovrebbe essere perseguito. Si propongano invece soluzioni economiche, al di la di battute sensazionalistiche, che non mettano a rischio la salute e che non danneggino l'economia e l'immagine dell'Abruzzo.
Non si gioca, neanche con le parole, con la vita dei nostri figli. Bisogna che la classe politica non solo si istruisca in materia ma anche che si moralizzi e faccia proposte sensate e non si pericoli in argomenti evidentemente più grandi delle proprie capacità di comprensione, oppure se ne vadano da Chieti e dall'Abruzzo. Questo chiedano i cittadini e gli elettori.

Prof. Francesco Stoppa


Una torrida estate

Siamo così arrivati alla fine dell'anno. Il sole fa capolino e gli studenti si rianimano come lucertole al sole. Guizzano da un banco all'altro: Stai fermo! - Posso uscire? - No! - Stai fermo! - Posso uscire? - No! - Stai fermo! - Posso uscire? - Esci!, la macchinetta del caffè, il bar, il pizzaiolo, un salto al bagno, una sigaretta, un SMS, Metti via le carte! - Togliti le cuffie! - Posso uscire? - Esci! e ricomincia il giro.
Non stanno più nella pelle: l'estate li aspetta, il passo è ormai breve, mancano sempre meno giorni.
Nessuna media li spaventa, la loro fiducia nella promozione cresce via via che avanza il conteggio alla rovescia.
A nulla serve ricordare che ci vorrebbe almeno un segno di vita, un tardivo ravvedimento; forse però capiscono che questi ultimi richiami sono pietose bugie per non dire che un altro anno è stato gettato e non è più recuperabile con improbabili interrogazioni in tenuta da spiaggia.

E dall'altra parte ci sono io, il loro docente, ormai stanco morto ma con di fronte la parte più ripida dell'anno.

Potrebbe sembrare una semplice formalità: non sapevano nulla ed ora sanno ancora meno, nulla hanno fatto se non mettere alla prova i nervi e la pazienza dei loro professori. Studenti - se così li vogliamo ancora chiamare - che nessuno avrebbe potuto far migliorare senza l'uso della forza: relitti portati dalla corrente aggrappati a corsi di recupero e promozioni regalate.

Ebbene, potrebbe sembrare una semplice formalità: nulla sai, nulla hai fatto, nulla ti meriti, punto.

Ma così non è: perché l'ipocrisia del sistema si scatena incarnandosi nei "dirigenti" che devono ottenere il risultato. Un risultato che non ha nulla a che fare con l'insegnamento ma è solo quello di spendere poco e di non avere fastidi; e la soluzione perfetta è sempre la solita: "dovete promuovere tutti - ogni bocciatura è un fallimento dell'insegnante".

Se volete potete al massimo rimandarli, ma sappiate che dopo un miracoloso corso di recupero di una dozzina di ore dovrete tornare per fargli - ad un mese dalla fine della scuola - ancora un esame sugli stessi argomenti che non hanno imparato in un anno.
Però - non potendo realisticamente pensare di non farli andare al mare - vi limiterete a esaminarli su una piccola parte del programma (gli "obiettivi minimi" - molto, ma molto meno del 60% del programma).
Se proprio volete infierire - dunque - fate pure, ma sappiate che se non dovessero raggiungere la sufficienza neppure su questi obiettivi minimi (che - matematicamente parlando - sarebbe pari al 36% del totale) sappiate che agli scrutini di fine luglio ogni cosa andrà comunque a posto e anche i compiti in bianco passeranno a sei per decisione di Consigli di Classe che hanno ormai perso ogni dignità.

Così al professore stremato resta davanti la prospettiva: Scrutini di fine anno, Esami di Stato, Esami di recupero ed ancora Scrutini e se il mese di agosto che è tutto quanto rimane non bastasse per consumare le ferie poco male: ci sarà tempo fino ad Aprile per metterti in ferie obbligate quando la scuola sarà chiusa.

Tra un po' quindi ci saranno gli scrutini, potrei piegarmi e mettere sei a tutti ma sono ostinato per cui porterò il registro con i miei uno, due e tre e mi porterò anche tutto il necessario nel caso in cui le cose si mettessero male: leggerò un libro, mi metterò a sentire musica, mangerò patatine, coca-cola e un caffè presi alle macchinette, manderò qualche sms, mi metterò a riposare con la testa sul banco, mi sposterò per andare a chiacchierare con colleghi e colleghe. E se il "dirigente" se ne dovesse avere a male: beh, non ho molto da perdere, al massimo ripeterò l'anno!

lunedì 24 maggio 2010

mercoledì 19 maggio 2010

Femmina penso, se penso l'umano

Ballata delle donne
di Edoardo Sanguineti
Genova, 9 dicembre 1930 – Genova, 18 maggio 2010
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

lunedì 17 maggio 2010

La libertà è partecipazione

Vediamo un po' di fare il punto della situazione:
berlusconi - e il berlusconismo con lui - se ne stanno andando. Non ha mai concepito il futuro e - coerentemente - non è stato così lungimirante da capire l'esito inevitabile del circondarsi di servi ingordi, di disonesti rancorosi, di inetti di bella presenza, di persone che ancora oggi e ovunque, dai ministeri ai consigli comunali, ballano sul ponte della nave ormai inclinata mentre i loro figli dormono sottocoperta.
I loro elettori si aspettano ancora con beota innocenza un colpo di teatro, un carosello, o almeno un diversivo ma sembra che tutto sia già stato visto e promesso. Nonostante gli sforzi per nascondere, negare, trasfigurare: le tasse aumenteranno, ci saranno più buche nelle strade, l'amministrazione dello stato sarà ancora meno efficiente, i figli più stupidi e ignoranti, i nonni peggio curati, le città meno sicure, le pensioni più basse, i servizi più cari, insomma: lacrime e sangue, sempre che non vada molto peggio.
E quando tutto - ma veramente tutto - peggiorerà, cosa faranno ai loro eletti? Li appenderanno a testa in giù ad ogni angolo di strada?
Non ce li vedo, ci vorrebbe un minimo di dignità ma non è più una merce diffusa; non credo in un bagno di sangue - più o meno figurato: il lavoro di anni sulla stupidità è stato così efficace che ci saranno ancora tantissimi teledeficienti sintonizzati sul messia e pronti al suicidio di massa.
I più evoluti probabilmente negheranno di averlo mai votato, cambieranno strada e discorso, fatalisticamente si giustificheranno in terza persona "la crisi è mondiale" - "gli elettori sono stati ingannati" - "era nel giusto, la colpa è di chi gli stava intorno" e proprio quando starò per colpirli con una mazza diranno "e poi chi avrei dovuto votare, Veltroni?" e qui - nonostante il fatto che questi mentecatti non avrebbero votato neppure Calamandrei o Pertini - riporrò la mazza.

Perchè non c'è niente da fare: non siamo poi così migliori, non possiamo dirci superiori.
Parlo per me: io non ho partecipato, non ho messo tutto l'impegno che avrei dovuto, sicuramente non ho collaborato ma ho solo cercato il male minore, mi sono turato il naso, ho sperato, qualche volta ho fatto il tifo ma quasi sempre non mi sono informato, non ho visto o non ho capito, ho lasciato fare senza oppormi con forza al crollo simmetrico di quella che una volta era la mia parte politica.
Rispetto ad altri mi sono solo svegliato un po' prima dall'anestesia, nulla di più.
Il crollo di berlusconi inevitabilmente si porterà dietro quello dell'opposizione che forse è quella che rischia di più da parte dei suoi elettori, ma anche in questo caso non credo che avranno quel che meritano, forse un po' di piume e catrame ma non molto di più.

Il problema vero è dunque il nostro, di chi capisce o comincia a capire: di chi si troverà ancora vivo tra macerie economiche, sociali, culturali, ambientali, mentali e chi più ne ha ne metta.
Cosa faremo allora?

Siamo i nuclei elementari della società, individui traditi dall'individualismo che è stato il nostro modello di riferimento (conscio o inconscio) negli ultimi ventanni.
Tradito, ingannato ma - parlo ancora di me - non disperato. Perche la fine di questo incubo appagante - in cui eri unico e ti ritrovi solo - riaccende i vecchi ricordi di un tempo in cui esistevano le persone, le relazioni, i legami. Ritrovo così il gusto di fare - anche troppo e troppo in fretta - come chi riemerge da una lunga apnea.

La risposta alla domanda sul cosa faremo è quindi semplice: passata la disperazione, cominceremo a ricostruire - assieme e meglio.




martedì 11 maggio 2010

Ma che macchia grande hai

Andate a questo link: http://blog.alexanderhiggins.com/map2.htm

Scrivete il nome di una città (ad esempio Pescara) nella casella: "Compare to your own city:"

premete invio ed ecco la macchia del golfo del messico direttamente a casa vostra.

Secondo voi ci sarebbe differenza se l'incidente accadesse nell'Adriatico o nel Mediterraneo?

Altra Opzione zero

Quella di prima era parte dell'osservazione tecnica, questa è invece quella personale.
Qui le potete trovare tutte.

Il sottoscritto Ing. Lorenzo Luciano interessato a titolo personale alla richiesta in oggetto in quanto cittadino abruzzese .... fa presente quanto segue.

L'essenza della documentazione prodotta dalla Forest-Oil si trova tutta nella frase con cui rigetta l'opzione zero:

"La fertilità del giacimento a gas localizzato nel sottosuolo di Bomba impone l’esecuzione dei lavori in progetto escludendo l’opzione zero: essa, infatti, vanificherebbe la valorizzazione delle prospezioni sismiche e delle perforazioni già eseguite, e per le quali il territorio ha già anticipato un prezzo, e le giuste attese imprenditoriali e del mercato (pag. 28 SIA)".

In essa si afferma che il territorio già ha pagato un prezzo per le sole prospezioni e perforazioni già eseguite, e che i motivi per cui dovrebbe pagarne altri - altissimi - per i prossimi venti anni sono i profitti ("giusti") degli imprenditori. Imprenditori per i quali (e non per il territorio) l'opzione zero si trasformerebbe in una perdita non permettendo la valorizzazione degli investimenti fatti.

In questa sola frase c'è dunque tutta la sintesi del progetto di sviluppo del campo di Bomba: "le giuste attese imprenditoriali impongono l'esecuzione dei lavori". Tutto il resto non conta.

Da questa arrogante presa di posizione si sviluppa l'intero documento; infatti dalla lettura degli elaborati traspare in tutta evidenza come in principio ci sia la volontà di realizzare
l'opera e, successivamente, si sia costruito uno SIA che prova a giustificare l’opera predeterminata. In buona sostanza si tratta di un percorso per così dire “a ritroso” e la proposta che ne deriva non contempla alternative progettuali né - tantomeno - la cosiddetta “opzione zero”.

Non voglio qui approfondire gli aspetti tecnici, ma soffermarmi sul fatto che la Forest-Oil ha avuto la sfrontatezza di presentare questa parodia di documentazione, che abbellisce il nulla con i software di impaginazione mentre si fa beffe sia dello spirito della legge che di chi è chiamato a valutarla.

Un simile comportamento lascia chiaramente comprendere l'opinione della Forest-Oil sui tecnici ed amministratori a cui questa "documentazione" è diretta: visti come incapaci, svogliati e distratti se non vili o disonesti.

Eccoci quindi arrivati al punto cruciale: con la presente voglio segnalare a tecnici e amministratori il giudizio implicito che la ditta proponente ha di loro e quindi di tutti i cittadini interessati.

Quanto sopra nella certezza che vogliano chiederle il conto di tale comportamento, per conto proprio ma anche - e soprattutto - per conto dei loro concittadini.

lunedì 10 maggio 2010

Opzione zero

Ecco una parte delle mie osservazioni per il progetto di Bomba

.....

La valutazione dell’opzione zero è elemento fondamentale di uno Studio di Impatto Ambientale, prescritta specificatamente dall’art. 22, comma 3, let. d, del D.Lgs. 152/06.

Sulla medesima concessione è stata già esercitata una "opzione zero" da parte dell'Agip che nel 1992 rinunciò al permesso di coltivazione.

L'AGIP individuò allora, dopo molti anni di studi:
  • "non trascurabili rischi di carattere sociale ed ambientale"
  • "Una instabilità dei versanti con possibilità che si verifichino frane di crollo in un'area interessata da attività sismica"
e concluse:
  • "Allo stato delle conoscenze, non si è in grado di affrontare serenamente la messa in produzione del giacimento"
  • "Sembra che ancora oggi non esistano le condizioni generali per la messa in coltivazione del giacimento Bomba e che necessita invece l'acquisizione di nuovi dati e/o il verificarsi di mutamenti delle condizioni, quale per esempio la decisione dell'ACEA di svuotare il lago"
In altre parole nel 1992 erano stati accertati - con studi durati molti anni - "non trascurabili rischi di carattere sociale ed ambientale" tali da far si che l'AGIP abbandonasse autonomamente una fonte di sicuri profitti nonostante gli investimenti già fatti.

Da allora sono passati 18 anni, che da un punto di vista geologico non sono nulla, mentre dal punto di vista sociale hanno visto un netto miglioramento delle condizioni di vita dell'area e forti investimenti da parte dei residenti e della stessa Regione Abruzzo per sviluppare la vocazione turistica dell'area.

Ma oggi la Forest Oil-CMI non prende nemmeno in considerazione l'opzione zero perché:
"La fertilità del giacimento a gas localizzato nel sottosuolo di Bomba impone l’esecuzione dei lavori in progetto escludendo l’opzione zero: essa, infatti, vanificherebbe la valorizzazione delle prospezioni sismiche e delle perforazioni già eseguite, e per le quali il territorio ha già anticipato un prezzo, e le giuste attese imprenditoriali e del mercato (pag. 28 SIA)"
Una tale assurdità vanifica da sola l'intero documento.
Si afferma infatti che il territorio ha pagato un prezzo per le sole prospezioni e perforazioni già eseguite, ed il motivo per cui il territorio dovrebbe pagarne altri altissimi per i prossimi venti anni sono i profitti (giusti!) degli imprenditori. Imprenditori per i quali l'opzione zero si trasformerebbe in perdita non permettendo la valorizzazione delle prospezioni sismiche e delle perforazioni già eseguite.

Si noti che qui è almeno sparito ogni ipocrita, falso o ingannevole riferimento alle superiori necessità energetiche, come ad esempio le citazioni fuori luogo al "benessere e la sicurezza dell’economia mondiale" o al "sostenere la crescita e lo sviluppo economico dei Paesi sviluppati e, ancor più, di quelli in via di sviluppo e mitigare i processi di cambiamento climatico in atto garantendo la protezione dell’ambiente" (pag. 11 SIA)".

In una frase c'è tutta la sintesi del progetto di sviluppo del campo di Bomba: "le giuste attese imprenditoriali impongono l'esecuzione dei lavori". Tutto il resto non conta.
....

domenica 9 maggio 2010

L'anello debole e la nostra salute

Gli ultimi giorni sono stati quasi frenetici; ho partecipato, tra l'altro, a un convegno sull'ambiente che si è tenuto al Mario Negri Sud.

Tra tante altre cose, ho capito dove la nostra salute - ma non solo - invece di essere salvaguardata viene messa in pericolo.

L'anello debole è quello politico.

Bella scoperta, diranno tutti. Ma una cosa è conoscere l'enunciato di un teorema, un'altra è avere la sua dimostrazione.

Definiamo prima di tutto la salute; l’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come: "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” e non la pura assenza di infermità.
Questa espressione suggerisce che la salute, nel senso più generale, sia un concetto positivo al quale contribuiscono a vari livelli e in diversa misura i governi, le agenzie governative, le comunità, le imprese e gli individui.
Nel determinare lo stato di salute di una popolazione dunque, concorrono a vario titolo l’ambiente, il lavoro, l’educazione, il sistema dei trasporti, condizione e localizzazione delle abitazioni, la criminalità eccetera ( Fonte ).

Prendiamo ora un evento qualsiasi con ricadute sulla salute nel senso ora descritto. Un evento che richieda decisioni prima o durante ma anche dopo il suo verificarsi.
Ad esempio un inceneritore, ma anche una turbogas, un'autostrada, un centro commerciale, una raffineria, l'uso dei diserbanti o degli OGM, ecc. .

La grande novità di questi due giorni di convegno - almeno per me - è che esiste uno strumento di analisi in grado di valutare i pro e i contro di una certa scelta sulla salute; una valutazione fatta da persone competenti e indipendenti. Una valutazione a cui partecipano anche tutti coloro che ne sono in qualche modo interessati. Uno strumento che permette decisioni consapevoli. Sapevo che in questi casi è possibile interpellare "esperti", ma non sapevo che esistesse una procedura di valutazione già definita nei dettagli.
Lo strumento di cui parlo si chiama Valutazione di Impatto Sanitario - ne conoscevo l'esistenza ma non sapevo bene cosa fosse. Ma qui non ne voglio parlare, voglio invece approfondire il fatto che - in un mondo normale - chi deve decidere ricorrerebbe a questo strumento in ogni occasione (come accade all'estero).

Nel nostro paese invece regna l'incapacità, nessun politico - cioè chi è delegato a decidere - cerca informazioni - molto spesso neppure capiscono il problema, spesso di un documento leggono solo titolo e conclusioni. Spesso le decisioni si prendono per sentito dire, senza valutare le conseguenze, senza nemmeno discutere.

Ma non c'è solo l'incapacità - come noto - e la malafede diventa evidente quando i politici - messi a conoscenza di queste procedure - si oppongono alla loro adozione sistematica perchè potrebbe "condizionare" la loro "libertà" di decidere.
E dietro la libertà di decidere si nasconde il fatto che se qualcono dicesse loro ufficialmente e autorevolmente che - ad esempio - l'incenerimento non è la soluzione al problema dei rifiuti ma che anzi crea danni di tipo sanitario, non sarebbero più "liberi" di sceglierlo tenendo di scorta la scusa del "ma io non sapevo, non ero stato informato, credevo che ... ".

Stupidità, incapacità, o finta inconsapevolezza i risultati non cambiano. Un'analisi di tutto quel che ci accade riporta a questi comportamenti: dalle trivelle ai ripascimenti dalle piste ciclabili ai piani regolatori.

Dopo questo convegno la mia irritazione è ancora cresciuta: si può anche perdonare un medico che ti ha fatto del male, giustificandolo con la difficoltà e la rarità del problema che doveva risolvere: ma quando scopri che la corretta procedura era descritta in ogni manuale e che il danno viene da ignoranza, mancanza di volontà o dolo ecco che ti arrabbi davvero.

In altre parole la politica non è poi così complicata: gli strumenti per decidere esistono, basta saperli e volerli usare.

L'incapacità o la disonestà degli amministratori non hanno dunque giustificazioni se non nell'incapacità o connivenza degli elettori.

Occorre dunque spiegare a tutti che amministrare bene è possibile - anche di fronte a scelte tecnicamente complesse. Bastano persone mediamente intelligenti e capaci (in grado cioè di scegliere con oculatezza chi deve fornire i pareri perchè altrimenti saremmo al punto di prima) ma completamente oneste e interessate solo alla salute pubblica.
Qualora gli elettori - avendo finalmente una possibilità di scelta di questo tipo - continuassero a preferire gli incapaci o i disonesti - saprebbero nel mettere la loro croce che semplicemente stanno scegliendo di farselo mettere nel culo.

A conferma di quanto detto: la VIS - strumento utilissimo contro la petrolizzazione e non solo - è stata eliminata da Chiodi con la sua inutile legge sugli idrocarburi prima ancora che potesse essere applicata.

mercoledì 5 maggio 2010

Ei fu

E così se ne è andato anche scajola, quello dello "sviluppo economico" basato sul petrolio e sulle centrali nucleari.

In un paese normale avrebbe dovuto sparire dopo aver dato del "rompicoglioni" a uno che era stato ammazzato dai terroristi - dopo che era stato ammazzato - per aver chiesto aiuto (non dato) per non essere ammazzato. E invece no, è risalito in giostra per un altro giro.

E ora se ne va di nuovo. Se ne va coprendosi da solo di ridicolo:

“Un ministro non può sopportare di abitare in una casa pagata da altri!”.
“Se dovessi acclarare di abitare in una casa che è stata in parte pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l’annullamento del contratto di compravendita.
Non potrei come
ministro della Repubblica accettare di abitare in un’abitazione pagata in parte da altri!”.

Questo è(ra) uno dei più potenti politici italiani, uno che ha avuto in mano un potere enorme.
Uno che (tra l'altro) ci ha fatto perdere tempo prezioso nella corsa dell'energia.

Uno che non sa chi ha pagato la sua casa.


Aspettiamo il prossimo, per ora la farsa continua.

lunedì 3 maggio 2010

Triage: nota per un uso razionale della (mia) energia

Ho cominciato, quasi per caso, a seguire un corso per fare volontariato in carcere ed ieri c'è stato un altro incontro che - diversamente dagli altri - si è tenuto in carcere.
Quei luoghi li conoscevo, non mi ha quindi fatto la stessa impressione della prima volta vedere le mura dall'interno, sentire chiudere porte e cancelli dietro le spalle, entrare in ambienti in cui l'esterno era solo quel piccolo spicchio di cielo visto dai lucernai, sentirmi osservato.
Le altre volte i carcerati li avevo visti da lontano, ieri invece ce n'erano un po' tra noi, anche loro seduti ad ascoltare.
La retorica del disumano è quel cancro del pensiero che ti fa tirare una linea oltre la quale non esiste più umanità e quindi tutto si può fare a quelle non persone: bruciare barboni, sparare dagli elicotteri su donne e bambini, rispedire in Libia i migranti, bastonare a sangue freddo dei manifestanti, non dar da mangiare a bambini dell'asilo e così via. Questa retorica vuole che si chiudano i carcerati in gabbie e li si dimentichi.
Solo chi ne è immune può pensare di entrare in carcere, di avvicinarsi agli intoccabili. Da questo punto di vista - quindi - non ho provato alcun disagio.
Ma il momento in cui le mie convinzioni sono saltate è stato quando, dopo i relatori, ha preso la parola un carcerato.
Un signore sulla sessantina, curato, ergastolano.
Ha cominciato a leggere un intervento preparato: un buon intervento, non originale, ma scritto in un ottimo italiano.
Ma non è stato l'intervento a colpirmi, è stato il comportamento: quel signore era come un ragazzino all'interrogazione; quando ha studiato ma l'emozione ha il sopravvento. I piedi sotto il tavolo andavano a mille, la voce non riusciva a interpretare il proprio testo. Le frasi si accavallavano come volesse terminare in fretta; ma al tempo stesso voleva stare lì, si era preparato bene, ci teneva.
Mi ha ricordato lo studente che sono stato tanti anni fa.
Un applauso che sembrava un abbraccio lo ha salutato e poi siamo dovuti uscire.

Oggi, in una delle mie classi, riconosco tutto quel che porta al carcere: la rinuncia, la rabbia, la disperazione, l'ignoranza, l'incapacità di affrontare la vita, la violenza, l'indolenza, la superbia, le pretese, i lamenti, la paura, il senso di inadeguatezza.
Mi sento impotente, quest'anno non sono servito a nulla: i mesi sono passati ma i ragazzi - e nemmeno tutti - si limitano a guardarmi, alcuni mi parlano, ma nessuno ha mai studiato nulla; come professore sono stato ignorato - non era mai successo. Certo il compito era difficile, ma non mi aspettavo un fallimento del genere.
L'unica cosa che mi rimane da fare è dare loro un esempio: ribadire che senza impegno non si merita nulla. Sarà un'altra fatica, una fatica pesante, ma non c'è altro che possa fare. Per strano che sia, sono convinto che sia l'unica cosa che posso fare per loro e per chi ne volesse seguire l'esempio.
Ora penso: se tutta questa energia l'avessi impegnata altrove, forse avrei dato e ottenuto di più e non sarei così svuotato.
Mi sembra quasi un tradimento verso quei poveri ragazzi, ma credo proprio che la mia energia sia meglio impiegata altrove.
Se non posso far nulla per prevenire, posso almeno provare a curare.