venerdì 28 gennaio 2011

Ai limiti del sistema

Tunisia, Algeria, Egitto, Giordania, Yemen, Libano, Albania, Grecia, Irlanda, Portogallo

Il problema globale è noto: le risorse non ci sono per tutti: alcuni le sprecano, altri - molti altri - sono al limite della sopravvivenza. Oggi le risorse cominciano a scarseggiare ma i profitti non possono calare per cui: in Italia la fiat chiede di più ai lavoratori mentre ai limiti del sistema cresce il prezzo del grano.

Ai limiti del sistema, l'aumento del grano significa aumento della fame, dando così il via alle rivolte di chi non ha più nulla da perdere.

Forse tutto si riacquieterà per un poco o forse quel disoccupato che si è dato fuoco in Tunisia darà il via a un cataclisma mondiale.

La sensazione è quella che si ha un attimo dopo la partenza dell'ottovolante: troppo tardi per fare qualcosa o ripensarci, teniamoci forte. Salvo poi realizzare che siamo saliti su qualcosa di molto più pericoloso di un ottovolante.

giovedì 27 gennaio 2011

La caduta di Troia


"È un pezzo di merda. Se vuole vedermi, mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati.
A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido.
A lui fa comodo mettere te e me in Parlamento, perché dice "Bene, me le sono levate dai coglioni" e lo stipendio lo paga lo Stato" " (Nicole Minetti)

Il Consigliere regionale Minetti (interista)

Povero vecchio porco.

Che fine squallida per il migliore Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni.

martedì 25 gennaio 2011

30 denari non comprano bagnasco

Non mi aspettavo nulla da bagnasco, per cui il comunicato in stile curiale che tutto lascia intendere, che da una botta al cerchio ed una alla botte, con l'unico vero giudizio negativo riservato ai magistrati, non mi ha stupito.

Ma il vaticano non fa niente per niente: un trattamento così delicato ha sicuramente avuto un prezzo molto alto.

Il pagamento lo si trova nel testo finale sul federalismo municipale (che - da tempo - sembra essere l'unica soluzione futura a tutti i problemi presenti). In quel testo, presentato pochi giorni fa da calderoli (che ha già dato ottima prova come legislatore con l'attuale legge elettorale "porcata"), l’imu, imposta unica sugli immobili, che sostituirà l'ici e scatterà dal 2014, la dovranno pagare tutti meno la chiesa cattolica.

Niente tasse non solo sugli immobili sede di culto e di proprietà della santa sede, ma anche per ospedali e cliniche, scuole private, alberghi e oratori. Nonostante l’italia sia sotto processo dell’unione europea per questi aiuti di stato, sono state reintrodotte le stesse esenzioni già previste dall’ici e non presenti nelle precedenti bozze.

Bei tempi quando da san Pietro ci si scagliava contro il relativismo etico: oggi avran pensato che chi tradisce la propria fede per 30 denari merita una brutta fine ma quando si parla di non pagare le tasse su centomila immobili, ecco che il discorso si fa diverso ....


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Una cosa tira l'altra, per cui vorrei proporre una riflessione, soprattutto a coloro che continuano a preoccuparsi della mia anima, così magari si distraggono in po' ;-)

Roberta de Monticelli a "che tempo che fa" ha detto tra le altre cose che "nel salvarsi l'anima seguendo sempre le regole, di volta in volta della guida spirituale, del prete e così via, non c'è un grande merito ma neanche un grande rischio; non c'è nulla della grandiosa epica della vita individuale cristiana".

Ammettiamo però che il metodo possa funzionare, e che una vita di acritica obbedienza alla chiesa cattolica possa spalancare le porte del paradiso.

Per molti potrebbe essere un affare (molto migliore di quanto possa essere per altri l'affidarsi ciecamente alle parole di berlusconi). Una tranquilla parentesi terrena, condita da qualche peccatuccio perdonabile nelle forme previste, per passare ad una eternità luminosa.

Il dubbio che vorrei porre riguarda la possibilità che la guida (nonostante affermi di essere infallibile) potrebbe invece aver deviato e muoversi su una traiettoria ormai completamente divergente dall'originario obiettivo finale.

Se le cose stanno così, cosa potranno dire questi sudditi fedeli e obbedienti il giorno del giudizio? Che sono stati ingannati? Che hanno sbagliato senza volerlo? Che non sono colpevoli perchè hanno sempre lasciato che fossero gli altri a decidere per loro? Che gli hanno insegnato da piccoli che si doveva fare così? Che credevano di far bene? Che erano convinti che l'autodeterminazione fosse una bestemmia? E l'aver convinto altri a fare lo stesso errore come sarà valutato?

C'è quindi un rischio in quella scelta di vita, un rischio molto alto perchè è in gioco l'eternità.

fatemi sapere

domenica 23 gennaio 2011

Mediolanum: lo spot perfetto


Abituato ormai a tutto, la nuova pubblicità televisiva del conto corrente freedom della banca Mediolanum mi ha colpito per la novità della sottolineatura - unica nel suo genere - di vantare il rendimento lordo invece del netto.

E poi per questa nuova glassatura etica: per ogni conto corrente un mese di scuola ad un bambino di Haiti.

Ed allora - prima di tutto - mi sono detto: ma quanto costa un mese di scuola per un bambino di Haiti? La risposta è: 15 euro.

Il rendimento netto, nonostante tutto, potrebbe però essere interessante: allora sono andato a cercare il foglio informativo per scoprire che: sotto i 15000 euro l'interesse è zero e ci sono 90 euro di spese per la tenuta del conto. Ogni volta che il conto supera di 2000 euro i 15000, questi 2000 vengono investiti in una polizza vita (con tutte le sue commissioni - anche se lo spot parla di costo zero - e non coperta da alcuna assicurazione in caso di fallimento della banca). Solo su questa parte si ha il rendimento minimo garantito della pubblicità, ma solo fino 31 marzo di quest'anno. Dopo nulla è più garantito se non che il rendimento non potrà essere minore di zero.

La Mediolanum è stata già multata per pubblicità ingannevole sullo stesso conto freedom per motivi analoghi. Ma per soli 200.000 euro corrispondenti ad un anno di scuola per 1100 bambini di Haiti; briciole in confronto a quel che continuano a guadagnare ingannando la gente.

Tutto sommato, non mi interessa se in molti si fanno fregare da questa macchina, se lo meritano; in particolare quelli che pensano di lavarsi la coscienza col mese di scuola.

Mi fa invece schifo che - per guadagnare - ennio doris e silvio berlusconi rispettivamente 11° e 1° uomo più ricco d'Italia usino il dolore dei bambini.


A ben guardare questo spot è perfetto per i nostri tempi: sfacciataggine, inganno, e un'assoluta mancanza di etica: sia in chi vende che in chi dovrebbe acquistare.

giovedì 20 gennaio 2011

E adesso?


Ecco la fine di quest'uomo. Non c'è niente da fare, non si salverà. Combatte la sua ultima battaglia chiuso nel bunker, ma l'impero è al tramonto.

Pensavo che l'avrebbero ucciso, che ne avrebbero fatto un martire per sostituirlo con qualcosa di più presentabile.

Ma l'avrebbero già dovuto fare, e se non l'hanno fatto significa che non esiste un potere che lo muove come una marionetta. L'idea di un livello superiore mi piaceva perchè mi allontanava da una realtà ben più brutta che ormai devo accettare con vergogna: è solo questo ometto a portarci in giro con la catena al collo per poter cantare le canzoni di apicella, comprare ville e toccare il culo alle mignotte.

Cosa accadrà adesso? Penso a Pasolini ed alla scena finale di Salò in cui due italiani che hanno aiutato i carnefici, che giocavano a carte indifferenti durante le torture e che - se il caso avesse voluto - avrebbero potuto stare tra le vittime, cambiano canale sulla radio e - di colpo - tutto appare dimenticato.



Ma Pasolini sapeva che il fascismo era solo scivolato sopra la cultura popolare. Una cultura popolare che allora poteva riemergere, ma non oggi perchè il consumismo prima e il berlusconismo poi l'hanno spazzata via.

Forse allora le cose andranno come nella scena finale del Truman show, quando termina il programma di una vita e la gente si chiede soltanto: "e adesso cosa danno?".

O forse riapriremo gli occhi e saremo capaci di ritrovare un po' di dignità.

mercoledì 19 gennaio 2011

Nucleare - Greenpeace

La bolla della stupidità

Prima di tutto hanno rincoglionito i consumatori e gli elettori. All'inizio è stato facile: qualche culo, qualche tetta, pubblicità e spogliarelli, e la pianta della stupidità è cresciuta rigogliosa.

Gli investimenti in stupidità davano grandi profitti, che - in parte - potevano essere reimpiegati per instupidire ancora di più consumatori ed elettori. Era un sistema a reazione positiva, in cui gli effetti rafforzavano la causa che li generava. La stupidità e i guadagni parevano destinati ad aumentare senza fine.

Ma i sistemi reali hanno dei vincoli, che in prima approssimazione non vengono considerati, ma che ne determinano l'andamento.

Il primo vincolo è che la crescita della stupidità non è lineare; non può cioè crescere all'infinito. In altre parole: una volta che qualcuno è stato rincitrullito per bene, non è facile rincitrullirlo ancora di più. E poi: una volta rincitrulliti i soggetti più facili, non è altrettanto a buon mercato raggiungere tutti gli altri. E la stupidità deve anche essere accudita se si vuole che consumatori e gli elettori facciano quel che si desidera.

Sono così arrivati al punto in cui occorre spendere sempre di più solo per mantenere il livello raggiunto. Reti televisive, giornali, pubblicità, calciatori, campionati, grandi fratelli, talk show, menzogne e paura, un castello sempre più complesso e costoso per evitare che qualcuno apra gli occhi e smetta di comprare e votare a comando.

Ma neanche questo basta per trovare - se non gli antichi guadagni - almeno un punto equilibrio, perché è in agguato un secondo vincolo: uno stupido non può produrre ricchezza, può solo dissipare quel che possiede in televendite, pay-tv e gratta e vinci. Ed allora ecco che gli stupidi non sono più in grado di assicurare quel flusso di denaro che prima sosteneva la crescita del sistema e si scordano persino di andare a votare.

La reazione ha dunque cambiato segno, ora è negativa: gli sforzi per rincitrullire non si ripagano più, sono una perdita. Siamo arrivati al punto in cui investire sulla stupidità non solo costa di più di quanto se ne possa ricavare, ma accade anche che la stupidità accumulata negli anni ha raggiunto la massa critica tale da bloccare il sistema.

Ed ecco che il sistema si sgretola: chi sfrutta non ottiene più nulla dagli sfruttati e gli sfruttati - nella loro ebete incoscienza - non sanno né dove sono precipitati né il perché e tantomeno come uscirne.

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Lo stesso concetto lo trovo anche sul Fatto quotidiano di oggi: "Quando i ladri arrivano al 51% cominciano a derubarsi fra loro e il sistema implode".

lunedì 10 gennaio 2011

Marchionne come Eichmann

Oggi marchionne ha detto:
"Se il risultato del referendum sull'accordo di Mirafiori sarà sotto il 51% ritorneremo a festeggiare a Detroit".
In questa "festa" che altri comunque faranno, con o senza di noi, c'è tutta la globalizzazione: il semplice fatto che il benessere di pochi non possa che essere sostenuto dalla miseria di tanti altri.

Abbiamo comprato automobili fatte in Turchia, in Polonia o in Sudamerica senza preoccuparci di nulla perchè noi eravamo sotto la coperta.

Ora - di colpo - la coperta si sta restringendo e ne stiamo scivolando fuori. E ci accorgiamo con terrore che nulla è certo, che tutto può cambiare e che tutto accade indipendentemente da noi: che la vita degli operai Fiat e delle loro famiglie sono decise altrove, che altri - lontanissimi - delegano il loro burocrate a fare il lavoro sporco.

E pensando a marchionne, pronto a festeggiare, mi viene in mente Eichmann. L'esecutore della soluzione finale svolgeva il proprio lavoro con lo stesso zelo. Entrambi burocrati per i quali la moralità consiste solo nella corretta esecuzione dei compiti assegnati.

Marchionne come Eichmann, i sindacalisti come i kapò: le ennesime reincarnazioni dell'assoluta banalità del male.

Tutti intenti al loro "lavoro" e nessuno che si domandi: ma che cosa stiamo facendo? Quale è il senso, cosa giustifica tutto questo?


Per approfondire: Zygmunt Bauman: "Paura liquida" e "Modernità e olocausto" e Hannah Arendt "Banalità del male"

venerdì 7 gennaio 2011

Adesso basta

Da "Adesso basta" di Simone Perotti - Chiarelettere

"A scuola si dovrebbe parlare soprattutto del concetto chiave della vita del singolo: la libertà. Quel difficile percorso che può portarci a vivere in un modo molto simile a come vogliamo, sconfiggendo i draghi sputafuoco dei condizionamenti, i limiti imposti dal sistema economico, le trappole commerciali, fiscali, edonistiche, e riappropriandoci in tempo utile della nostra esistenza.

Non ho mai amato il complottismo, e non credo quasi mai che ci sia un disegno lucido e spietato dietro i fenomeni maggiori. Però, certo, non parlare mai della libertà ai ragazzi è talmente strano che sembra proprio un piano scritto a tavolino.
Nessun potere vuole che circoli gente libera nel suo territorio, questo è chiaro. La gente libera non compra quel che tu gli dici di comprare e non fa quel che tu gli dici di fare. O meglio: la gente libera compra il tuo prodotto solo se la convinci, e devi farlo bene, con cura, perché l’uomo libero sa capire quando vuoi fregarlo. La gente libera può accettare di pregare il tuo Dio, ma non puoi pensare di ammaliarla con qualche storiella sul peccato e i sensi di colpa; cerca cibo per una libera spiritualità, in cui non si perde il senso delle cose anche se si accetta il concetto della fede. Se un politico prova a mettere nel sacco un uomo libero, ci sono molte possibilità che si ritrovi senza poltrona.
Pensate alle multinazionali e alla pubblicità. Finché ci sarà uno schiavo che vuole somigliare al papà bello e sorridente che la mattina inzuppa un frollino in un’enorme tazza di latte davanti a una moglie splendida e a un figlio ideale, in una casa irrorata dal sole, loro potranno vendere il loro prodotto a un prezzo gonfiato dai costi dovuti al marketing, al sovrannumero aziendale, agli sprechi, all’eccesso di retribuzioni dirigenziali.
Un uomo libero non vuole necessariamente far parte di quel quadretto, o almeno comprende che il segreto di quell’immagine idilliaca non è il frollino. Così facendo finisce immediatamente fuori dal target del prodotto. In più farà cose inammissibili come confrontare i prezzi, gli ingredienti, il contenuto di colesterolo o quello di zucchero, e alla fine comprerà un altro frollino, scegliendo da uomo libero. Se le cose andassero così su vasta scala, la multinazionale chiuderebbe presto i battenti.

Ecco perché la scuola non insegna nulla di tutto ciò. Nessuno ne sente l’esigenza. Anzi, i legislatori ne colgono il rischio. Se la libertà portasse voti o denaro, non si parlerebbe d’altro. Ecco perché la libertà non è un punto di partenza, oggi. Non può esserlo. La politica oggi è un segnale debole, e non può avere un ascoltatore forte. Verrebbe disintegrata.
Che vi sia un ordito del Potere o che si tratti solo di casualità, sta di fatto che nasciamo condizionati, e in più siamo il risultato di un mediocre sistema educativo e un pessimo schema di relazione. Al massimo la libertà può diventare un punto d’arrivo per (pochi) adulti. Nel 2009, nel democratico Occidente, nel rispettoso mondo della democrazia, la libertà vera, quella psicologica, economica e culturale dell’individuo, è un materiale esplosivo che il potere maneggia con molta cautela.
Il vero rivoluzionario contemporaneo, quello che può seriamente far tremare l’establishment politico-economico, è oggi un consapevole, cocciuto, equilibrato individualista, che parte da sé, dal suo mondo, ci lavora sopra, fa di tutto per essere libero e consapevole come essere umano singolare. (Un individualista della volontà, sia chiaro, restando nel cuore un uomo sociale e in relazione). Non necessariamente compra ciò che gli si dice. Non necessariamente fa quel che dovrebbe. Usa gli strumenti come strumenti, non come fini. Costruisce una sua realtà, adatta a sé, efficiente, concreta.
Così facendo, il singolo diventa eversivo. Egli interrompe in qualche punto vitale le sinapsi del consumismo e dell’assenza di senso. Il suo comportamento è individuale, cioè mosso dalla responsabilità e dalla dignità del singolo essere, dall’orgoglio di non vedersi soggiacere alla massificazione, eppure ha effetti enormi sul sistema, il suo esempio è emblematico e vale più di mille teorie sociali o programmi politici. Con conseguenze imprevedibili.

Dieci, cento, mille uomini così e il potere è spacciato."

E' arrivata la Befana

C'era una volta il mondo della Befana. Un mondo senza babbo natale. Allora le vacanze le passavo in casa. Si mangiava il baccalà, i cappelletti in brodo, la cima e il ragù con gli involtini che cuocevano per ore e ore. Non c'era la televisione. Con la fantasia creavo mondi nel fuoco della cucina economica o nell'occhio magico della radio.
Passavano così Natale e Capodanno e alla fine delle feste - come contrappeso - la befana tanto attesa.
Nella calza c'era il carbone di zucchero, le monete di cioccolato e qualche caramella; vicino un libro o un giocattolo - ma non sempre.

Povera vecchia, se ne è andata via senza fare rumore coi suoi piccoli doni. Ma si è portata via anche lo spirito delle feste.

Perchè "l'epifania tutte le feste se le portava via" ed in quella inevitabile fine stava il senso, il gusto, il piacere della festa.

Se ne è andata chissà dove, lasciandoci senza apparente via di scampo in questa triste festa continua che si ripete senza fine come un disco rotto.



La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la scopa e la sottana:
viva, viva la Befana!