sabato 25 dicembre 2010

lunedì 20 dicembre 2010

Da consumatori a produttori

@enio ha detto... condivido il concetto espresso sulla sinistra. Non avendo più una sua identità tende ogni giorno di più a somigliare al PDL e tra i due io scelgo l'originale

Un discorso da consumatore perfetto, che esercita al meglio la sua libertà di scelta, difficile dargli torto.

Ma i consumatori sono davvero liberi? A ben guardare possono solo scegliere tra i prodotti che altri hanno preparato per loro.

E' dunque ben misera la "libertà" del consumatore, e lo è ancora di più se si osserva che la possibilità di non comprare non è nemmeno messa in discussione.

La "politica" è basata sullo stesso meccanismo: il "libero" elettore deve solo scegliere tra prodotti preconfezionati che oggi - nonostante il marketing - si riducono sostanzialmente all'originale e alla sua brutta copia.

Perchè allora non fare un atto di ribellione: non comprare più quei prodotti, non votare più quei partiti?

Atto che però sarebbe fine a se stesso e sostanzialmente inutile: perchè non comprare un maglione non ci ripara dal freddo.

Per la politica, come per i consumatori, l'unica vera alternativa è allora quella di farsi da se il maglione.

Uno, dieci, cento, mille, centomila maglioni e questa politica sarà spazzata via.

@enio pensaci un po' su. E' un po' come affrontare il mare aperto: sarà difficile orientarsi ed avrai paura; forse affonderai.

Ma sarai finalmente libero.

Gli scarti della DC

Una volta pensavo che tanti militassero nei partiti di sinistra solo perchè erano stati scartati dalla democrazia cristiana.
Mi tenevo per me quell'idea, non mi sembrava generoso dire certe cose - forse mi sbagliavo e in molte zone d'Italia non era certo così.

E invece - pian piano - sono diventati la maggioranza. Sono passati venti anni o giù di lì e questi hanno tenacemente progredito assumendo il potere e allontanando i migliori; il PCI è svanito ed ha preso forma e sostanza dell'avversario che lo aveva sempre battuto.

Ce l'avevano quasi fatta a sostituire la DC quando berlusconi li ha fregati e così sono rimasti tagliati fuori un'altra volta, con un nuovo partito da invidiare.

Ed hanno ricominciato la rincorsa del nuovo modello - in parte sollevati perchè non è che poi sapessero fare qualcosa di buono quando vincevano.

Ora vedono di nuovo l'occasione d'oro per arrivare finalmente a comandare e si ripresentano baldanzosi in TV, nelle piazze e sui manifesti, fiduciosi nella distrazione e nella scarsa memoria degli italiani.

In realtà più che distrazione è disgusto.

Forse non c'è poi molta differenza tra me e chi vota berlusconi, probabilmente lui ha capito queste cose prima di me.

A casa, a casa se ne devono andare tutti a casa con i loro partiti e i loro dirigenti di ogni ordine e grado e non mi si dica che perchè non li voto non ho diritto a criticare, perchè il letame puzza anche se non lo tocchi.

lunedì 13 dicembre 2010

IDV - ora o mai più

Quel che segue è un appunto a caldo - restato sul netbook - sul congresso regionale dell'IDV di due mesi fa , seguito da tre estratti da recentissimi articoli e interventi dal fatto quotidiano che dicono le stesse cose.

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Dal congresso regionale abruzzese dell'IDV

Quel che ho visto non mi è piaciuto per niente.
Pochi interventi interessanti, molte chiacchiere e qualche vaneggiamento. Quasi assente una visione di futuro, un obbiettivo di reale cambiamento.
La mania di crescita a tutti i costi ha riempito il partito di riciclati che puzzano di democrazia cristiana come un vestito vecchio sa di naftalina.
Pochi erano i presenti e tutto era già pronto: un solo candidato, un solo gruppo (ignoto fino alla proclamazione), votazione per acclamazione.
Mancavano le voci che avevo visto altre volte, tutto sembrava spento.

Era facile da predire anche prima, ma la fine di Berlusconi è la fine parallela dei suoi antagonisti, Di Pietro e con esso il partito che prende il suo nome sono legati a Berlusconi, per quanti sforzi faccia non è visto come qualcuno che possa governare al suo posto. Il programma, le idee, per valide che siano non scalfiscono l'idea generale. Il principale merito di Di Pietro diventa così il suo limite.

Il vecchio sta già corrodendo da dentro il partito, i valori stanno per diventare solo il trucco che nasconde la pelle cadente. Un trucco che si sta sciogliendo e l'immagine che si intravede sarà amplificata da tutti i media che sanno come distruggere. La fine potrebbe essere ancora più rapida di quella di Berlusconi.

E poi: la ruota di scorta del berlusconismo è sempre stato il PD, un partito ancora grande - nonostante tutto - ma malleabile, ricattabile, con chissà quanti scheletri nell'armadio; in poche parole è il PD il partito migliore per sostituire berlusconi con un cambiamento che nulla cambi. Ovviamente con un baricentro spostato al centro e senza componenti di disturbo (IDV in testa). In questo scenario chi è arrivato all'IDV per convenienza si trasferirà in un battibaleno altrove accolto a braccia aperte perché così indebolirà l'IDV. Chi è stato accettato, magari turandosi il naso, per la sua dote di voti se ne andrà così come è venuto e saranno tanti.

Cosa accadrà - se nulla cambia - è quindi facile da prevedere: lo slancio si arresterà prima delle prossime elezioni. Le forze migliori lasceranno il partito. E' una forza liquida, che cerca il suo contenitore o il suo punto di aggregazione, avere o non avere una tessera non significa nulla.
Tante sono le possibilità: le fabbriche, le 5 stelle, le associazioni, i movimenti, futuro e libertà (non che a me interessi, ma per molti può essere una forte attrazione), liste civiche, popolo viola.
Tutto è ancora fluido ma non manca molto alla coagulazione - sperando che tutto questo diventi un'unica forza e non un inutile ammasso di grumi.

L'IDV aveva una grande possibilità che sta perdendo: aveva ed ha la forma partito, il contenitore, basterebbe ritrovare il coraggio di aprirsi al nuovo, di moltiplicare l'operazione De Magistris e Alfano. Persone che hanno portato il partito dove è arrivato - senza le quali io non sarei già più qui - e che è l'unico collante per le forze migliori.

Se non ora quando?

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Se il potere conta più della militanza:i frutti avvelenati dell’Idv
Un "partito in franchising" impegnato nel riciclaggio di personaggi politici piuttosto che nella formazione di propri quadri dirigenti. Dal caso De Gregorio in poi troppi cambi di casacca. Molti prevedibili per il curriculum degli interessati.


... Se poi qualcuno fosse dotato di zelo e di interesse per il nostrano “teatrino della politica” (anche e soprattutto locale) in misura tale da mettersi a frugare fra i tanti casi minori (quelli che la pubblica opinione non ricorda o che, nella maggior parte dei casi, ha sempre ignorato) la lista, non c’è dubbio, finirebbe per allungarsi, e ci sarebbe di che stupirsi e passare il tempo.
“Io che sono un povero cristo non è che posso sapere prima, dentro la testa, che cosa hanno queste persone”, si schermisce Di Pietro. E da un certo punto di vista ha senz’altro ragione. Il processo alle intenzioni, quello no, non lo si può fare. Un’occhiatina al curriculum politico e “professionale” di chi viene messo in lista, però, di tanto in tanto non guasterebbe.
.....
Eppure, non può non stupire come l’Italia dei Valori dia, a più di un osservatore, l’impressione di essere impegnata non tanto nella formazione di propri quadri e dirigenti, quanto nel riciclaggio di personale politico di lungo corso dalle provenienze più disparate.
Sono un fatto, ad esempio, le fitte schiere di ex Dc, ex Forza Italia, ex Udeur, ex Margherita (per rimanere solo alle sigle maggiori) che affollano il partito delle mani pulite, e la rapidità della loro ascesa appare spesso direttamente proporzionale a quella con cui militanti di lungo corso, in molti casi intelligenti e appassionati, ricevono il ben servito senza tanti complimenti o decidono di propria volontà di allontanarsi dall’organizzazione.
Oramai più di un anno fa, MicroMega ebbe il merito di aprire un dibattito su questa questione, parlando apertamente di un “partito in franchising”. Gli avvenimenti di questi giorni, che a molti elettori del partito di Di Pietro appariranno del tutto comprensibilmente, un po’ repentini e inaspettati, sembrano dare ragione a quell’analisi che indicava nel metodo di reclutamento del proprio personale politico adottato dall’ex Pm, il principale problema con il quale l’Idv avrebbe dovuto fare i conti nel prossimo futuro. La tendenza a privilegiare gli accordi di vertice con il ceto politico locale rispetto alla lenta e paziente opera di costruzione – a partire dal livello più basso ma fondamentale, quello della semplice militanza – di un partito “ve o ”, sta in queste ore dando i suoi frutti avvelenati. Intere sezioni regionali e provinciali del partito sono state costituite – o ricostituite, soprattutto dopo il buon risultato elettorale ottenuto dall’Idv nel 2008 – attorno a figure, spesso localmente molto “pesanti”, provenienti da altri partiti. Cosa in sé legittima, se non avesse significato in molti casi l’estromissione o l’allontanamento volontario della parte migliore e più motivata degli iscritti.

Quanto è prudente, per un partito che si proclama e aspira a essere diverso dagli altri, cedere in maniera così massiccia al pragmatismo che utilizza i cosiddetti “professionisti della politica”, la loro capacità di controllare apparati, pezzi di istituzioni locali e pacchetti di voti, come scorciatoia fondamentale sulla via del successo elettorale e organizzativo? Non si rischia, in tal modo, di creare sì un apparato, di reclutare sì del personale politico, ma con un livello di radicamento sociale e di solidità ideale decisamente fragile? Speriamo di sbagliarci, ma leggendo le notizie di questi giorni ci torna in mente una frase (non ce ne vogliano gli studenti del Maggio): ce n’est qu’un debut (è solo l'inizio).
Marco zerbino

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De Magistris: i candidati dell’Idv non li può scegliere solo Di Pietro

... l’europarlamentare Luigi De Magistris va oltre e ricorda “che il tema della selezione della nostra classe dirigente è ancora all’ordine del giorno, non abbiamo finito di parlarne”. .... . De Magistris ha pronta anche la ricetta, da sottoporre a Di Pietro, sicuro che il capo dell’Idv capirà: “Quando Di Pietro mi propose la candidatura all’europarlamento nel 2008 io gli dissi subito che mi sarei impegnato per rinnovare la classe dirigente del partito. Per me non è stato facile iscrivermi, ma poi ho pensato che bisogna metterci la faccia, impegnarsi in prima persona. Per questo chiedo a Di Pietro che per le prossime elezioni venga costituita una cabina di regia, di cui mi onorerei di far parte, per selezionare i candidati del partito. Per non lasciare solo a Di Pietro questa responsabilità che poi, inevitabilmente, di fronte a casi come Scilipoti, porta qualcuno a tirarlo per la giacchetta”.
Dolce e amaro De Magistris con Di Pietro, perché proprio non manda giù quanto sta avvenendo in questi giorni: “Per carità, tutti possiamo sbagliare. Ad un certo punto, però, bisogna rendersi conto di chi si ha imbarcato e farne a meno se è il caso. ...... È gente che danneggia l’Italia dei valori in modo gravissimo”.
“Questi personaggi – continua De Magistris – osteggiano la crescita del partito. Impediscono l’impegno politico di tanta gente perbene che magari vorrebbe avvicinarsi alla politica. Io credo al progetto dell’Italia dei valori, ma adesso serve una svolta, per fare in modo che possano crederci sempre più persone”.
(Fonte)

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L'IDV deve cambiare

... La nostra risposta deve essere chiarissima. Non basta constatare l’enorme potenza corruttiva di Berlusconi, perché noi avevamo il dovere di essere insensibili alla corruzione. E’ necessario ripensare e modificare i criteri con cui si costruisce il partito, dal territorio al Parlamento.
Tesseramento, verifica dell’impegno degli iscritti, selezione dei militanti per gli impegni amministrativi e istituzionali, scelta della candidatura ai Parlamenti italiano ed europeo: tutto deve essere ridiscusso.
Fino a che una nuova legge elettorale non imporrà nelle mani dei cittadini il diritto di scelta, il nostro dovere è di trovare una via di valutazione collegiale dei candidati. Questa dovrà verificare la caratura individuale, la storia personale, le competenze, la capacità, per giungere alla formulazione di candidature che abbiano superato il vaglio dell’esame più severo.
Pancho Pardi

giovedì 9 dicembre 2010

Energia Elettrodotti e Affari

Una delle cose che volevo fare da tempo è tirare le somme sulle domande che mi sono nate di fronte ai due elettrodotti che interesseranno la nostra regione. Molte cose ho letto e sentito - tra cui molti errori - ma nessuna che descrivesse il mio stato d'animo.
Mi sentivo come quegli africani che devono lavare il pesce dal petrolio con il detersivo per poter mangiare o come quei pescatori liguri che devono fare lo stesso coi gamberetti - che però vendono ai ristoranti.
Mi sentivo deriso, derubato, disprezzato. Così come si deve sentire chi abita vicino a una discarica o a un inceneritore o a una raffineria o in tantissime altre situazioni.
Ho così sintetizzato i miei pensieri ed i risultati di un po' di ricerche di informazioni in un documento.
E' troppo lungo per diventare un post di questo blog, ma è il risultato di un lungo lavoro per cui lo pubblicherò a puntate per chi dovesse passare di qua per caso.
Il documento intero si trova a questo indirizzo:

Scribd

o a questo

Googledocs

martedì 7 dicembre 2010

Gli schiavi e la verità

Questo Assange è uno dei folli visionari che cercano di cambiare il mondo. Non può essere altrimenti. Un ricattatore avrebbe agito molto diversamente. Non guadagnerà nulla da tutto questo e nessuno vuole davvero diventare un martire (e lui non può non sapere che gli sciacalli sono sempre pronti).

Il loro vero problema siamo noi. La verità, da sola, non sembra essere sufficiente; ad esempio - uno dei tantissimi - tutti sapevano che non c'erano armi di distruzione di massa e terroristi in Iraq eppure...

Eppure non si vuole comprendere perchè avere capito significa diventare responsabili e obbliga ad agire di conseguenza. Comprendere è pericoloso, ti può cambiare la vita e ogni scelta autonoma è un esercizio di libertà che mette paura a chi vive schiavo. Meglio (?) voltarsi dall'altra parte.

E la nostra schiavitù è tutta rivelata dalle parole usate per sminuire le notizie di wikileaks: "sono cose che già si sapevano".
Razionalmente sembra una difesa idiota, anche perchè spesso se ne aveva la certezza ma non le prove.
Invece il messaggio è perfetto per lo scopo: dapprima sposta l'attenzione dalle notizie ad una loro caratteristica: "sono vecchie". Ma è proprio la caratteristica ad essere la carta vincente perchè ci ripete una cosa che abbiamo ormai dentro che non vediamo più, un riflesso condizionato. E' il solito messaggio della pubblicità, rivolto alla massa dei consumatori: ciò che è "vecchio" non vale nulla, non merita attenzione, come il vestito o il telefonino appena passati di moda che non dobbiamo più volere. Leggere una notizia vecchia è come rovistare in una discarica.
E il gioco è fatto.

Però c'è comunque una notizia positiva ed è che non c'è solo Assange, sono sempre di più quelli che parlano e che descrivono la realtà. Il nostro compito è oggi quello di leggere e diffondere perchè come dice lo stesso Assange: «Proprio quando ci sembra che ogni speranza sia persa, accade un miracolo. La gente dimostra di voler vedere dove punta l’ago della bussola, di aver fame di Verità. Ed ecco la Verità che la libera dalle manipolazioni, che le toglie l’anello dal naso. Siano benedetti i profeti della Verità, i suoi martiri, i Voltaire e i Galileo, i Gutenberg e gli Internet, i serial killer della delusione, quei brutali e ossessivi minatori della realtà, che distruggono ogni marcio edificio fino a ridurlo a rovine su cui seminare il seme del nuovo» (fonte).

Attenzione allora: perchè solo pochi dei documenti sono stati rivelati, quasi tutto deve ancora arrivare. L'importanza è tale che non hanno voluto pubblicare tutto assieme ma lo faranno nei prossimi mesi.

Infine, poichè wikileaks è combattuta proprio da chi gestisce internet (e anche su questo c'è da pensare) l'indirizzo per raggiungerla è il seguente: http://213.251.145.96/cablegate.html

lunedì 6 dicembre 2010

"Lei non subirà alcun disservizio"


Stanco di ricevere telefonate che mi invitavano a cambiare e cosciente di spendere troppo tra ADSL e telefono ho abbandonato Telecom per un'offerta VOIP + ADSL sulla carta nettamente migliore.
Non che credessi di farla franca, ma due settimane senza internet non me le aspettavo (e ancora non finita).

Non ero mai stato senza internet - a casa mia - per un tempo così lungo da quando ho comprato il mio primo modem a 14,4 kbps (e allora non c'era ancora internet ma le BBS).

Ho scoperto che il PC impiega molto del mio tempo, ma dopo lo sconcerto iniziale ho letto, ho fatto cose che aspettavano da tempo, sono andato a correre, ho guardato la televisione e qualche film, ho parlato senza fretta (tanto non c'era il PC ad apettarmi) con persone in carne ed ossa e mi sono persino annoiato.

Ma mi mancava lo stesso la tastiera. Da un lato ho capito che devo spegnere il PC più spesso, ma dall'altro è uno strumento troppo importante per farne a meno. Non frequento i social network ma per un numero di telelefono, una traduzione, una ricetta, un video, un programma televisivo, il meteo, le mappe, le enciclopedie, i vocabolari, le traduzioni, la posta, il giornale, i commenti dei blogger e per molto altro ancora è insostituibile. Devo sapere di poterci contare, altrimenti i pensieri restano sospesi in attesa di quell'informazione necessaria a proseguire.

Mi sembra così di dipendere da qualcosa e l'idea non mi piace. Ma - a ben pensarci - le cose non stanno proprio così: per me internet è uno strumento, ci dipendo come dipendo da tutti gli altri che uso ogni giorno. Potrei fare dei buchi con un punteruolo ma non vedo perchè dovrei avendo a disposizione un trapano.

E' solo uno strumento, ma è uno strumento assai potente, uno dei pochi di cui non potremo fare a meno nel futuro.