lunedì 27 settembre 2010

Inceneritori in Abruzzo

Ho detto tante volte che gli inceneritori sono solo uno spreco di denaro ed una fonte di inquinamento dannosa per le popolazioni e per l'ambiente. Non risolvono il problema ma lo peggiorano. L'unico motivo per cui se ne parla tanto che sono una enorme fonte di guadagno per pochi (tra cui molti amministratori locali ignoranti e/o più interessati al denaro che alla salute dei loro figli).

Le ultime cronache giudiziarie dall'Abruzzo mostrano una volta per tutte che politici ed imprenditori dei rifiuti volevano a tutti i costi un inceneritore e che per questo litigavano e si corrompevano tra loro. Ma i cani su quell'osso erano tanti e allora - poichè un inceneritore era già troppo per tutto l'Abruzzo - per metterne due pensavano di abbassare le percentuali della raccolta differenziata e magari di bruciare immondizia da altre regioni sfruttando la stupidità degli abruzzesi.
Gli indagati sono oggi tutti politici del centro-destra (con Chiodi che - per ora - nella migliore delle ipotesi fa la figura del cretino) ma - per ribadire che il PD non è secondo a nessuno - nel frattempo Pollutri da Cupello chiedeva con insistenza addirittura il terzo inceneritore.

Che altro c'è da dire?

venerdì 24 settembre 2010

Forse c’è un’altra strada

In questi giorni anche i problemi della scuola stanno diventando visibili, non più nascosti dietro a slogan, crocefissi e grembiulini.
Ci vorrà tempo prima che la scuola appaia a tutti per quel che è diventata: una macchina di sterminio culturale che si unisce alla televisione per mantenere gli italiani al guinzaglio, ma qualcosa trapela.

Il punto è che tutto viene - come sempre - ridotto ad una scelta tra due sole opzioni. La solita scelta da tifosi: licenziare o assumere i precari? Non sembrano esserci alternative, ma così si perde di vista il problema vero che è la qualità dell'insegnamento.

La realtà, che nessun politico osa dire, è ci sono sia "precari" che docenti di "ruolo" che sono semplicemente inadatti a insegnare.

E il discorso vale - con percentuali ancora maggiori per il rimanente personale della scuola (dirigenti in testa).

La domanda che mi sono fatto tante volte è come si potrebbe fare in modo che la scuola sia fatta da chi la sa fare? L'unica risposta che ho trovato è quella di organizzare una scuola "privata" al di fuori di quella pubblica. Di ricominciare da zero.

Sul Fatto Quotidiano del 3 settembre è uscito questo articolo che - come dice il titolo - mostra che con un po' di fantasia una soluzione esiste.


Forse c’è un’altra strada
di Michele Boldrin

La nuova sceneggiata è servita. Da un lato i precari della scuola che fanno lo sciopero della fame e un sindacato che vuole solo mantenere lo status quo. Dall’altra un ministro che si vanta dei propri tagli senza capire (i suoi consiglieri non gliel’hanno evidentemente spiegato) che il problema è come è organizzata e gestita la scuola italiana. In mezzo i media che, anziché documentare le colpe d’una parte e dell’altra (e la necessità di una svolta), alimentano la polemica.
Ulteriore fotografia, se ce ne fosse bisogno, di una classe dirigente uniformemente inetta.
È chiaro a chiunque non abbia fette di salame ideologico sugli occhi che l’ennesima apertura caotica dell’anno scolastico è il frutto di scelte miopi e accomodanti di questo governo e di molti che l'hanno preceduto. Oltre che di politiche sindacali improntate al più bieco corporativismo e alla massimizzazione della spesa, invece che alla sua efficienza e produttività. Così come è chiaro (fuorché alla Gelmini e a Tremonti) che la soluzione non consiste in miopi tagli orizzontali, ed è chiaro (fuorché ai sindacati) anche che non è spendere di più e impedire i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro.
Eppure, se l’obiettivo fosse far funzionare meglio la scuola italiana, il problema si potrebbe risolvere. Ecco gli ingredienti in ordine sparso.
Decentralizzare per davvero le decisioni di assunzione e impiego del personale lasciando completa autonomia contrattuale ai provveditorati. Trasformare ogni scuola in una cooperativa d’insegnanti a cui lo Stato dà in concessione a tempo indeterminato (a un prezzo che copra l’ammortamento) le strutture fisiche. Chi assumere (e a che condizioni), chi promuovere, premiare o licenziare, lo decide la cooperativa. O, al massimo, il provveditore. E che il migliore, se vuole, venda i propri servizi a un prezzo (regolato) maggiore. Gli insegnanti di qualità costano, come i luminari della medicina.
E i soldi? Buoni scuola uguali per tutti gli studenti, finanziati con le imposte e spendibili nella scuola di propria scelta. Ciò che conta è il finanziamento pubblico dell’istruzione, fattore di progresso economico e uguaglianza sociale, non la sua gestione diretta. Che, come l’esperienza dimostra, porta spesso a inefficienze e assurdità.
E i programmi? E la qualità dell’insegnamento?
Ci pensa il ministero. Programmi minimi e uniformi a livello nazionale, con aggiunte volontarie locali e qualità dell’insegnamento testata con esami nazionali (basta con regioni dove le lodi si regalano). A questo si dovrebbe dedicare il ministero che, con questa riforma federalista, si svuoterebbe di migliaia di inutili funzionari, liberando risorse per chi l’insegnamento lo produce davvero. Ossia gli insegnanti capaci e volenterosi, in collaborazione con alunni e famiglie.

domenica 12 settembre 2010

Ricomincia la scuola

Nel caos più generale, senza professori, senza sedie, senza più controllo, riprende la scuola.
Dirigenti più realisti del re cercano di esaudire i desideri superiori (in assenza di leggi) e si portano avanti sul lavoro puntando diretti alla distruzione della classe docente. Inutile dire che chi andrebbe davvero buttato fuori a calci si è già messo al riparo. La corte si è così riempita di signorine Silvani, cagnolini da lunotto e sindacalisti con famiglia.

La nave - come tutto il resto - affonda. La missione è quasi compiuta.

O forse - anche qui - è semplicemente arrivata la fine di un'epoca.

Per non saper ne leggere ne scrivere ecco il mio consiglio del primo giorno di scuola per studenti, figlie e colleghi:


sabato 4 settembre 2010

Rieccomi



Tante cose sono accadute nell'ultimo mese: la più importante è stata il viaggio in Francia. Sono partito con qualche timore, in auto con famiglia al seguito, ma tutto è andato bene. Sono rimasto colpito dalla differenza con il nostro paese. Una nazione verde e ospitale. Con campi e foreste sterminate e pochissimo cemento.


Con bambini di tutti i colori che giocano assieme nei parchi di una Parigi bellissima che, nonostante i turisti, era silenziosa ed ordinata.


Molto meno attraente è stata Disneyland - almeno ai miei occhi - dove per non perdere il rispetto delle figlie mi son fatto sparare qua e là in tutte le montagne russe presenti (senza particolari effetti collaterali e quindi con un imprevisto aumento dell'autostima :-).

Al ritorno gli impegni arretrati mi hanno sommerso, ed infine sono tornato a scuola ....
continua