domenica 28 marzo 2010

Oil-crunch oltre il petrolio subito


Non sono uno che crede a tutto quel che gli raccontano, non mi convinco facilmente, ma devo dire che da qualche giorno ho paura.

Spesso ho letto del peak-oil: quel momento teorico in cui raggiungeremo o forse già abbiamo raggiunto il massimo della disponibilità del petrolio di questo mondo.
Un picco dopo il quale la disponibilità di idrocarburi non potrà che diminuire fino a terminare del tutto.
La domanda è: quanto tempo ci vorrà?
Le riserve stimate dai petrolieri sono di circa quarant'anni (BP). Non molti ma c'è il tempo per trovare un'alternativa. Dovremo infatti risolvere molto prima il problema del clima, con le sue minacce di estinzione per la specie umana, e facendolo ci libereremo anche dalla dipendenza dai combustibili fossili.

Qualche dubbio su queste stime l'avevo comunque avuto: ad esempio quando leggevo delle produzioni mondiali in calo e delle difficoltà dei paesi in cui ci sono i più grandi giacimenti; ma anche l'accanimento a raschiare il fondo del barile qui, in Abruzzo, mi faceva pensare.

D'altra parte per la gente comune è difficile immaginare un mondo "senza petrolio". Sono due parole che cozzano con gli automatismi dell'esperienza: il petrolio c'è sempre stato, ne troveranno ancora, in Abruzzo ne abbiamo anche sotto i piedi, lo si può addirittura ricavare dalle piante!

La notizia che ha completamente cambiato il mio punto di vista è la cronaca di una riunione a cui hanno partecipato membri del governo inglese, industriali, petrolieri e i rappresentanti di un'associazione che si occupa proprio della transizione verso un mondo "senza petrolio" ai quali si deve la cronaca della riunione.

La riunione è stata indetta dal Ministro dell'Energia per "cercare di calmare le paure crescenti circa lo sconvolgimento che potrebbe seguire ad una improvvisa mancanza di petrolio" Guardian.

Durante la riunione la rassicurante posizione secondo cui ci sono ancora riserve per 40 anni è crollata di fronte alla considerazione che quel che rimane non è affatto facile da estrarre.

In altre parole: c'è ancora molto petrolio nelle viscere della terra, ma l'era del petrolio a basso costo sta definitivamente per terminare.

Quindi il problema non è un "mondo senza petrolio" ma un "mondo senza petrolio a basso costo"!

E' stato infatti detto che detto che i prezzi, passata l'attuale fase di recessione, sono destinati a crescere anche se: "un prezzo di 150$ al barile "rompe la macchina" (dell'economia) e il mondo non può funzionare oltre quel prezzo" ed anche che: "Non importa quanto ne sia rimasto se tanto non ce lo possiamo permettere".

Nell' articolo del Guardian si legge: "La Gran Gretagna si deve preparare il più in fretta possibile per una situazione in cui il petrolio diventerà così costoso che il commercio internazionale sarà impedito e la globalizzazione crollerà".

La domanda però non cambia: tra quanto tempo il costo del petrolio sarà insostenibile dall'economia nella sua forma attuale?

La risposta è agghiacciante:
"il momento in cui ci sarà meno produzione che offerta (il cosiddetto oil-crunch) sarà nel 2014-2015" Telegraph
"C'è un alto rischio che ciò accada non appena usciremo dall'attuale recessione, tra tre o quattro anni"(cronaca della riunione)

Cosa significa tutto questo?

Che crollerà il modello consumistico: petrolio -> oggetto di consumo sostanzialmente inutile -> rifiuto.
La fine di questa follia non sarebbe che un bene, ma il vero problema nasce dal fatto che il prezzo del petrolio ha effetti su tutto e quindi tutto diventerà più caro, se non indisponibile. Sarà più difficile spostarsi, riscaldarsi, mangiare. Se l'economia si bloccherà non ci sarà più lavoro. Le fasce sociali più deboli saranno le prime ad essere colpite e quando non si avrà più speranza non ci sarà programma televisivo in grado di contenere la rabbia.

L'unica via è cominciare da subito a prepararsi - i metodi e gli obiettivi sono gli stessi pensati contro il cambiamento climatico - tanto che viene da pensare che sia stato proposto dai media proprio per preparare il mondo alla ben più scomoda verità della fine del petrolio a basso costo. In altre parole, non sarà la lotta ai cambiamenti climatici a eliminare la dipendenza dagli idrocarburi, ma la indisponibilità di idrocarburi a basso costo a bloccare i cambiamenti climatici.

In questo è fondamentale l'azione dei governi perché l'alternativa di lasciare agire il mercato significherebbe sacrificare quasi tutti a partire dai più deboli (anche se, a ben guardare, ci potrebbero essere anche governi interessati a difendere i privilegi di pochi; la storia spesso si ripete).

Ma mentre nel mondo si comincia almeno a cercare di capire, il nostro paese non solo ignora quel che sta accadendo, ma è credulone e impreparato, senza una scuola e una ricerca, ostacola le energie rinnovabili e pensa di risolvere i suoi problemi energetici con qualche centrale nucleare che entrerà in funzione tra vent'anni, favoleggia del ponte sullo stretto mentre altrove ci si preoccupa di come garantire almeno gli spostamenti locali, è egoista e individualista e infine non dispone delle risorse finanziarie necessarie per investire in un cambiamento del genere a causa dell'enorme debito pubblico.

A pensare alle nostre condizioni, un brivido corre lungo la schiena. Ma ad essere ottimisti questo potrebbe non essere un disastro ma l'inizio di un mondo migliore.

E la lotta alla petrolizzazione dell'Abruzzo? E' triste da dire per uno che sta lottando in tutti i modi contro le trivelle, ma nel mondo prossimo venturo quel petrolio e quel gas potrebbero essere una risorsa importantissima per la nostra regione. Una risorsa che non è proprio il caso di sprecare, regalandola a petrolieri senza scrupoli che sanno già da tempo che non ci estingueremo per l'effetto serra ma che alla crisi che porrà fine all'epoca del "petrolio a basso costo" sopravvivranno solo i più ricchi.

Se si mette "oil crunch" in un motore di ricerca si trovano moltissimi risultati, tutti concordi sulle date. Nessuna traccia del problema sui giornali italiani; sul sole24ore spicca invece la notizia, data anche alla radio, della possibilità di estrarre idrocarburi dall'aria (usando una centrale nucleare).

Altri link:
2010-peak-oil-report
ASPO
uno sguardo dal picco

2 commenti:

Anonimo ha detto...

salve prof legga un po quello che ci sta scritto qui su. http://www.parmadaily.it/Notizie/Dettaglio.aspx?pda=NSS&pdi=31502

a me mi ha fatto strano quando lo ho letto

giacinto2000 ha detto...

lorenzo pare che l'Alto Sangro sara' destinato a risvegliarsi. Se tanto mi da tanto............


http://www.facebook.com/photo.php?pid=868350&id=1557916634&ref=mf