giovedì 13 agosto 2009

La crisi della divina provvidenza

La chiesa cattolica romana non ha saputo contrastare il consumismo e ne è stata conquistata.

Oggi infatti ne usa gli stessi metodi per vendere i propri prodotti: creme miracolose per le smagliature della coscienza, pillole tonificanti contro la paura della morte, lassativi naturali per digerire anche i peccati più pesanti, soppressori dello stimolo del pensiero, talismani, indulgenze ecc..

Però, anche se il marchio è notissimo, anche se la sua pubblicità ci martella a partire dall'infanzia e nonostante un gruppo di pressione che non ha rivali, non riesce più a mantenere i vecchi clienti né a trovarne di nuovi.

Questo accade, secondo me, perchè si rivolge quasi esclusivamente alla massa dei teledipendenti (i veri credenti sono ridotti ormai a una minoranza di rompiscatole di cui non vale più la pena interessarsi). Ma sulla stessa massa si concentrano anche tutti gli altri venditori, con prodotti assai più desiderabili, a partire da una visione del mondo in cui ogni cosa è lecita, l'egoismo è una virtù e tutti sono sempre giovani.

Nessuno pare però preoccuparsi, non c'è nessun ripensamento, papa e cardinali procedono con sempre maggiore decisione con una strategia comune al potere politico-economico.

Continuano così - tutti assieme - a chiedere o a pretendere aiuti statali; a rincitrullire sempre di più la gente; a rendere, o a mantenere, o a far apparire il mondo così orribile da spingere quella stessa gente a rifugiarsi, come male minore, nella speranza della provvidenza, sottomessi alle imposizioni di un potere superiore (clericale o "politico" che sia).

Mala tempora currunt ...

(Notizia successiva alla pubblicazione di questo post:
Berlusconi: "Con la Chiesa i rapporti sono ottimi")



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