Prima di tutto hanno rincoglionito i consumatori e gli elettori. All'inizio è stato facile: qualche culo, qualche tetta, pubblicità e spogliarelli, e la pianta della stupidità è cresciuta rigogliosa.
Gli investimenti in stupidità davano grandi profitti, che - in parte - potevano essere reimpiegati per instupidire ancora di più consumatori ed elettori. Era un sistema a reazione positiva, in cui gli effetti rafforzavano la causa che li generava. La stupidità e i guadagni parevano destinati ad aumentare senza fine.
Ma i sistemi reali hanno dei vincoli, che in prima approssimazione non vengono considerati, ma che ne determinano l'andamento.
Il primo vincolo è che la crescita della stupidità non è lineare; non può cioè crescere all'infinito. In altre parole: una volta che qualcuno è stato rincitrullito per bene, non è facile rincitrullirlo ancora di più. E poi: una volta rincitrulliti i soggetti più facili, non è altrettanto a buon mercato raggiungere tutti gli altri. E la stupidità deve anche essere accudita se si vuole che consumatori e gli elettori facciano quel che si desidera.
Sono così arrivati al punto in cui occorre spendere sempre di più solo per mantenere il livello raggiunto. Reti televisive, giornali, pubblicità, calciatori, campionati, grandi fratelli, talk show, menzogne e paura, un castello sempre più complesso e costoso per evitare che qualcuno apra gli occhi e smetta di comprare e votare a comando.
Ma neanche questo basta per trovare - se non gli antichi guadagni - almeno un punto equilibrio, perché è in agguato un secondo vincolo: uno stupido non può produrre ricchezza, può solo dissipare quel che possiede in televendite, pay-tv e gratta e vinci. Ed allora ecco che gli stupidi non sono più in grado di assicurare quel flusso di denaro che prima sosteneva la crescita del sistema e si scordano persino di andare a votare.
La reazione ha dunque cambiato segno, ora è negativa: gli sforzi per rincitrullire non si ripagano più, sono una perdita. Siamo arrivati al punto in cui investire sulla stupidità non solo costa di più di quanto se ne possa ricavare, ma accade anche che la stupidità accumulata negli anni ha raggiunto la massa critica tale da bloccare il sistema.
Ed ecco che il sistema si sgretola: chi sfrutta non ottiene più nulla dagli sfruttati e gli sfruttati - nella loro ebete incoscienza - non sanno né dove sono precipitati né il perché e tantomeno come uscirne.
-------------------------
Lo stesso concetto lo trovo anche sul Fatto quotidiano di oggi: "Quando i ladri arrivano al 51% cominciano a derubarsi fra loro e il sistema implode".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Ciao Lorenzo, ti leggo sempre (quasi), ed oggi mi sono permesso di "ri-postare" (perdona il neologisno prof.) sul mio blog questo tuo articolo.
La tristezza per la perdita di integrità della persona è ovunque attorno a me, ed ardua vedo la strada verso lo scrollarsi di dosso il troppo di cui siamo ricoperti.
Difficile sarà arrivare a scoprire, davvero, di cosa siamo fatti sotto.
ciao
uno stile a meta' fra Buzzati e Calvino. Con un pizzico di Stefano Benni. Bravo, molto ben scritto.
Ottimo pezzo, che ovviamente si collega direttamente alle leggi che governano i sistemi complessi.
Il meccanismo, paro paro, che e' alla base del fenomeno del peak oil, giusto per dire: finito il petrolio facile, si va sul difficile, e poi ad un certo punto quelllo che trovi non vale la spesa che devi impiegare per trovarlo. E allora e' l'inizio della fine.
Molto lucido, grazie!
ahahaha bravissimo Lor, come sempre
Fabrizia
Questa bolla allora, visto che ha smesso di crescere perché la reazione da positiva è diventata negativa, secondo te non scoppierà più e continuerà ad avvolgerci e soffocarci?
Mario A.
Posta un commento