lunedì 26 ottobre 2009

La trans e il suo cliente

Le transessuali sono femmine nel corpo di un maschio. I transessuali sono maschi nel corpo di femmine. Difficile vivere così, il loro percorso porta infatti al cambiamento di sesso per ottenere finalmente una corrispondenza tra corpo e mente.
Questo spiega wikipedia, ma certamente quel che interessa ai nostri politici, ma non solo a loro a giudicare dall'offerta sul mercato, è qualcosa di diverso.
Una rapida carrellata su internet chiarisce le idee: bellissime ragazze se non fosse per un particolare che nelle più quotate non è per nulla piccolo, anzi direi che è quasi esagerato. Tutte le aspiranti veline possono farsi ritoccare culo e tette, ma cose del genere sono certamente assai più rare.

Non voglio parlare di chi si prostituisce, non penso ci siano differenze tra femmine, maschi o transessuali; come per un clown durante lo spettacolo quel che appare è solo la maschera. Voglio invece cercare di capire cosa possa cercare un cliente in questa maschera.

Confesso di aver guardato molte foto, di aver cercato di immaginare (anche se c'è poco da immaginare) cosa ci sia di attraente in un rapido rapporto a pagamento con una transessuale. Ma non ci sono riuscito. E' proprio la presenza del cazzo che mi blocca, non riesco a immaginare che appartenga ad una donna. Posso concepire che una donna stia in un corpo maschile, che ci si possa anche innamorare di lei, ma il cazzo no, per me una donna non ce l'ha. Non è paura o rifiuto maschilista, semplicemente mi sentirei a disagio.

Però forse il motivo per cui le transessuali hanno tanti clienti risiede proprio nella parola "cliente".

Il cliente è qualcuno disposto a pagare per comprare un nuovo sogno. Ogni volta che entra in un nuovo appartamento pensa che sarà la volta buona: che sarà finalmente felice.
L'incontro durerà pochi minuti, cadenzati sul ritmo meccanico dell'atto sessuale e poi via di nuovo, con la stessa latente insoddisfazione di chi svuota il carrello del supermercato, caricando nel baule dell'auto gli acquisti che hanno già smesso di scintillare.

D'altra parte mancano il tempo e le capacità per un rapporto duraturo, per la ricerca, per la conquista e per la conoscenza reciproca; senza contare che in questi casi la delusione è sempre dolorosa. Perchè sprecare il tempo e correre rischi, se il denaro permette di acquistare mille storie puntuali che non richiedono sforzo e la cui insoddisfazione dura il breve attimo che separa un incontro dal desiderio del successivo?

Il sesso è ovunque nella pubblicità: richiami continui che inevitabilmente lo hanno fatto diventare come tutti i prodotti che dovrebbe far vendere: temporaneo, usa e getta e sostanzialmente inutile. Lo diceva Pasolini: il divorzio non fu la vittoria della sinistra, ma del consumismo; per consumare si deve cambiare e quale occasione migliore di un divorzio per rinnovare vestiti e arredamento?

Da allora ne abbiamo fatta di strada; oggi le relazioni nascono per noia e terminano con un SMS e vengono sostituite sempre più spesso da un prodotto industriale.

In questo ipermercato la transessuale è solo una variazione: un nuovo prodotto, il gadget per l'uomo che ha già provato di tutto.

Questo è il motivo per cui mantengono e ostentano il cazzo: quell'attributo di cui prima o poi faranno probabilmente a meno ma che ora, come tanti inutili attributi di prodotti altrettanto inutili, è il marchio distintivo che le caratterizza e le valorizza sul mercato.
Agli occhi del cliente diventano così qualcosa del cui possesso andare fieri. Un nuovo capriccio, la cosa inutile che pochi altri hanno. L'oggetto che ti accomuna alla gente che conta.

Forse è tutto qui, non è solitudine, crisi della coppia, omosessualità latente o perversione: è solo un altro aspetto della folle agonia dei consumatori.

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