Nel vasto reame di Telegenia era tempo di prove.
I giovani del reame erano di fronte al giudizio dei dotti, ma quest'anno il solito tran-tran burocratico veniva stravolto da ordini superiori che imponevano una maggiore severità. Erano ordini che contrastavano con il sistema in essere fino ad allora. Un sistema che permetteva, con l'assenso felice dei sudditi, che bambini malcresciuti venissero insigniti senza fatica alcuna del titolo di "Maturo" o che inetti di bella presenza, quantanche di scarsissimo comprendonio, diventassero "Abili" nelle più svariate professioni.
Un dubbio aveva probabilmente preso il Governante e cioè che qualcuno potesse ancora pensare in termini di causa ed effetto e ricavarne che il sostanziale nulla che albergava nelle menti delle nuove leve fosse merito, o piuttosto colpa, dell'educazione da essi ricevuta. Da qui la nuova norma sulla severità.
Alcuni consigli giudicanti erano così precipitati nel terrore: il loro lavoro di educatori era stato svolto con tale maestria e impegno che avevano fatto ai loro discepoli quello che già avevano fatto ai propri figli o che avrebbero fatto loro se ne avessero mai avuti.
Per i lunghi anni della formazione tutte le peggiori inclinazioni erano state tollerate, giustificate, assecondate, ottenendo così tanti cammei di ignoranza cesellata sull'egoismo.
Ma ora la regola rassicurante di un consiglio finale in cui, in un peana lamentoso e ipocrita, si concedeva malvolentieri il visto per la prova finale, veniva stravolta dalla nuova norma.
Quasi a nessuno venne in mente di eseguire gli ordini. Sapevano leggere tra le righe del loro Governante: ci doveva essere maggiore severità ma al tempo stesso nulla doveva cambiare.
Per settimane si spiarono tra loro in cerca di complicità, con lo scopo di eseguire i voleri non espressi del Potere. Si cercò di allontanare chi avrebbe potuto dare problemi e finalmente, l'ultimo giorno utile, dopo un lauto pasto, in un preconsiglio ad ingresso riservato, la severità mostrò in pochi minuti tutta la sua efficacia: persone a malapena in grado di eloquire in dialetto divennero discreti scrittori in grado anche di esprimersi in lingua straniera; sfaticati dediti ai fast food divennero atleti; svogliati senza regole divennero assidui, corretti e partecipi; le abilità tecniche e i saperi matematici si impennarono.
Stanchi per la digestione che si preannunciava lenta, ma felici per il lavoro fatto i congiurati si presentarono quindi al vero consiglio in cui regolarmente concessero il visto per la prova finale; nel farlo osservavano con profonda soddisfazione il quadro generale e sorridevano tra se all'irritazione dei pochi che erano stati esclusi da quel capolavoro. La soddisfazione era palpabile e ricordava quella di chi, sgravatosi in un campo di un proprio grosso fardello interiore, lo contempli - incredulo di esserne l'artefice.
Firmarono infine il nulla-osta, dopo averlo arricchito con orge di avverbi, e felici tornarono a casa a guardare la televisione.
mercoledì 10 giugno 2009
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1 commento:
Bentornato Lorenzo ! Com'è andata nel parco d'abruzzo?
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