giovedì 13 novembre 2008

Da padre a padre


Oggi vorrei dire al papà di Eluana giunto quasi al termine di questo suo disumano calvario:
"possa tua figlia finalmente riposare degnamente in pace e possa tu ritrovare la quiete dei giusti dopo averla accompagnata per mano all'altare della sua morte."


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Solo la Morte
(Pablo Neruda)



Vi sono cimiteri solitari,
sepolcri pieni d’ossa senza suono,
il cuore traversa un tunnel

buio, buio, buio,

come naufragando addentro moriamo,
come annegando nel cuore,
come cadendo dalla pelle nell'anima.

Vi sono cadaveri,
piedi di fredda lastra appiccicosa,
v'è la morte nell’ossa,
simile a un suono puro,
a un latrato senza cane,
che viene da campane, da tombe
e cresce nel fradicio come pianto
o pioggia


Da solo, a volte vedo
bare a vela salpare
con pallidi defunti, con donne dai capelli morti,
con panettieri bianchi come angeli,
con giovani pensose sposate con notai,
feretri risalenti il verticale fiume dei morti,
la livida corrente
sempre più addentro, vele che gonfia il suono della morte,
il suono silenzioso della morte,
scarpa senza piede, abito senza persona,
giunge a bussare, anello senza pietra né dito,
giunge a gridare senza bocca nè lingua né gola.

Eppure i suoi passi hanno un suono,
e il suo abito ha un suono, tacito, come d’albero.

Io non so, conosco poco,
io vedo appena,
ma credo che il suo canto abbia
il colore delle viole umide,
di viole abituate alla terra,
perchè il volto della morte è verde,
col sottile umidore di un petalo di viola
e il suo aspro colore d'inverno esacerbato.

Ma la morte gira il mondo vestita da scopa,
lambisce il suolo in cerca di morti,
la morte è nella scopa,
è la lingua della morte che cerca defunti,
è l'ago della morte che cerca filo.

La morte è sulle bande:
sui materassi flosci, sulle coperte nere
vive distesa, e repentina soffia:
soffia un suono buio che gonfia le lenzuola,
e vi sono letti veleggianti a un porto
dove lei attende, vestita da ammiraglio.


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