sabato 29 novembre 2008

Il pensionato

Io immagino un vecchietto con più di 65 anni che vive con meno di 500 euro al mese e che ha meno di 15.000 euro in banca. Mi immagino la sua fatica per compilare i documenti necessari per ottenere la "social card", soprattutto se è solo e non vive in una grande città. Si sa però che la necessità aguzza l'ingegno e chi vive con 500 euro al mese ha buoni motivi per ingegnarsi e quindi eccolo, finalmente, con in mano il suo rettangolino di plastica. Ma il negozio sotto casa, il banchetto al mercato, il contadino non la accettano. Bisogna raggiungere il più vicino supermercato; facile a dirsi a Milano (se si è ancora in salute) ma da un paesino dell'Abruzzo ci possono volere ore (più i soldi per la corriera). I più ostinati però ce la faranno ed eccolo appoggiato al carrello, rassegnato di fronte a un mare di cose che non si può permettere, alla ricerca della farina o delle uova in offerta con con qualche centesimo di sconto. Arrivato alla cassa, non credo che proverà vergogna a mostrare la tessera di povertà, questa è una nostra paura ma è l'ultimo dei suoi problemi. Ma avrà davvero capito come funziona, avrà con se il codice, come farà a sapere quanto rimane nella carta? Cosa accadrà quando inevitabilmente non ci sarà più credito e dovrà pagare in contanti o lasciare parte della spesa bloccando tutta la fila? Come farà poi a sapere se e quando sarà nuovamente carica? E se la perdesse?

Povere persone, già colpite dalla vita ed umiliate inutilmente da questi incapaci saccenti che ci governano. Io mi vergogno.


Ci voleva così tanto ad accreditare questa elemosina assieme alla pensione o a permettere di ritirarla in contanti in un ufficio postale presentandosi con un documento di identità?

E poi: perchè devo pagare alle banche e alle poste il costo della card, del sistema informatico che la gestisce e le commissioni sui movimenti? Immagino già milioni di rendiconti mensili cartacei con i relativi costi accreditati allo stato.


Nessun commento: