sabato 25 aprile 2009

La mia Resistenza


A metà degli anni 60 anche la mia famiglia comprò casa. Lasciai il centro e andai a stare in quella che allora era periferia, palazzi ancora circondati dai campi.

La guerra era lontana ma solo nel tempo, era ancora presente nelle ferite della mia città colpita dai bombardamenti, presente nelle parole dette e soprattutto non dette dei miei genitori, nella foto del nonno vicino al letto: caduto civile e mai conosciuto, nei giornalini con le storie sempre uguali degli albi "Supereroica", nei film americani in bianco e nero che dalla TV ci "educavano" sulla storia recente, nei giochi di guerra: quando ci spingevamo lontanissimi da casa fino alle postazioni antiaeree a combattere con le cerbottane fatte con le canaline elettriche.

Ma un particolare fra i tanti colpì la mia fantasia di bambino: una piccola lapide sul muro di una vecchia caserma, con dei fiori quasi sempre secchi.

E sul muro i segni delle pallottole.

Lì erano morti dei partigiani, cercavo di immaginarmi la scena e già allora non capivo come si potesse uccidere così. Mi colpiva la morte rapida dovuta alla fucilazione, la fine senza rimedio di vite con i loro ricordi persi per sempre, le traiettorie uniche e irripetibili dei colpi e il contrasto con quei segni incisi per sempre sui mattoni a fotografare quell'attimo.

Crescendo ho capito che davanti a quel muro è finita la vita di qualcuno che ha avuto il coraggio di ribellarsi, di morire per un'idea di futuro.

Ecco, quando penso alla Resistenza io penso a quel muro, penso a quegli uomini ormai quasi dimenticati e ogni volta li ringrazio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ricodo la lapide...c'è ancora....
comunque hai proprio una bella foto!!!!!
letizia