domenica 8 febbraio 2009

Una legge per prolungare il dolore

Io non voglio pensare alla morte, sono contento di vivere e ho ancora tante cose da fare; ma mentre negli altri paesi si parla del diritto alla felicità qui da noi si decide di prolungare il dolore a norma di legge.

Quello che segue è infatti il testo della legge che, dopo 17 anni (e un fine settimana) di assenza, vogliono approvare per noi:
"In attesa dell'approvazione di una completa e organica disciplina legislativa in materia di fine vita l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere rifiutate dai soggetti interessati o sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi"
In poche parole: come anticipo su una futura legge, nessuno di noi avrà la libertà di scegliere se e come morire!

Ecco che allora mi trovo costretto a lasciare un piccolo appunto sulle mie convinzioni, maledicendo i politici, il vaticano e la gente che li lascia fare.

Quando ero piccolo il passaggio dal sonno alla veglia si trasformava spesso in un incubo: ero lucido ma in un corpo che non rispondeva, senza stimoli, nè luci nè suoni, ordinavo disperatamente ai muscoli di muoversi ma ero paralizzato. Alcuni secondi di terrore assoluto e poi mi svegliavo.
Crescendo, piano piano l'incubo è scomparso, ma ricordo ancora perfettamente quel terrore.

Pertanto:

Sarei contento se i miei organi fossero ancora utili a qualcuno.


Se sarò cosciente e deciderò di morire voglio avere la libertà di morire.


Se altri dovranno decidere per me ricordino le mie paure e comunque sappiano che non accetto l'idea che i ricordi di quel che sarò stato (che per me sono l'unica vera vita dopo la morte) vengano dispersi nell'accudire un corpo che, sopravvivendomi, negherebbe la mia vera passata esistenza.


Concludo con una citazione a memoria, una frase che in questi giorni mi ronza per la mente vedendo l'accanimento di tutti a giudicare i genitori di Eluana. Io non riesco neppure a pensare di giudicarli, semplicemente li comprendo e mi sento loro vicino come essere umano. D'altra parte già Nietzsche aveva detto:

" Ciò che vien fatto per amore,
accade sempre al di là del bene e del male "

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