mercoledì 6 maggio 2009

L'inganno delle bandiere blu


Dopo l'allucinante convegno a Casalbordino organizzato proprio dalla FEE (vedi mio post), oggi ho letto ovunque delle bandiere blu 2009 ed mi è venuta la voglia di saperne un pò di più.

Se si va a vedere quali sono le spiagge certificate si vede ad esempio che c'è ne sono in abbondanza su tutta la riviera romagnola e marchigiana, per l'Abruzzo ci sono anche Vasto e San Salvo, solo due in Sardegna. C'è qualcosa di strano.

E' facile trovare che le bandiere sono date dalla FEE Italia che è associata alla FEE internazionale sul cui sito si scopre che è una organizzazione privata senza scopo di lucro, con associati in 58 paesi del mondo. Ad associarsi sono normalmente organizzazioni ambientaliste già esistenti, ma si vede che in italia non ce n'erano disponibili per cui ne è stata fondata una ad hoc (cosa peraltro prevista nel programma di affiliazione).

La prima cosa che si capisce quindi è che l'associazione mentale "bandiera blu-Europa" non ha ragione di esistere.

Non c'è neppure (e non potrebbe esserci essendo una onlus privata) un legame ufficiale tra la FEE Italia e lo Stato italiano. Ci ci sono molti simboli di enti governativi e ministeri sui loro documenti ma probabilmente fanno solo riferimento alla composizione del comitato di valutazione.

Difficile anche capire chi paghi tutto questo: tra gli sponsor a livello centrale c'è una marca di birra, una di macchine per pulire le spiaggie e il fornitore delle bandiere. Nel sito italiano non c'è invece nulla: nè statuto, nè bilancio, nè organigramma. Nessun accenno agli eventuali costi per i comuni.

Bisogna però dire che c'è chiarezza sulle procedure di valutazione. Leggendole si capisce subito che la qualità delle acque e delle spiagge è solo uno dei parametri: importante ma non fondamentale. Molto più importante è infatti l'uso turistico delle spiagge che devono poter resistere all'assalto estivo. Tra i criteri ci sono infatti la raccolta differenziata dei rifiuti e la presenza dei depuratori; il divieto di campeggio e di accesso per animali; la disponibilità di personale e attrezzature di salvataggio, fontanelle di acqua potabile, telefoni pubblici, servizi igienici; l'accesso per disabili e la pulizia costante dell'arenile, ecc. ecc.

Siamo di fronte ad un inganno. La bandiera blu è spacciata come un simbolo di non contaminazione, di rispetto ambientale, di integrità naturale ed invece misura l'esatto contrario: la snaturazione e la mercificazione dell'ambiente. La bandiera blu certifica infatti la facilità con cui è possibile consumare la merce "mare" ridotto a un semplice strumento per la "balneazione". Un'inganno culturale che ci vuole consumatori di qualcosa che non è merce.

Ma anche se si accetta lo sfruttamento intensivo delle spiagge a fini turistici, ci sono altri aspetti delle procedure che lasciano perplessi: il primo è che si basano solo sulla documentazione e sulle analisi fornite dai comuni, la FEE non effettua controlli se non a campione.

Il secondo è che la qualità delle acque si basa solo sull'inquinamento microbiologico e non su quello chimico ed in particolare solo sui valori dei coliformi totali, coliformi fecali e degli streptococchi.

Eppure a rendere l'acqua non balneabile ci sono moltissimi altri fattori, ad esempio:
  • Attività industriali - diretto o via impianto di trattamento (ad esempio raffinerie)
  • Deposizione atmosferica sulle acque superficiali (ad esempio di fumi di inceneritori)
  • Attività agricole (fertilizzanti, pesticidi)
  • Attività di acquacoltura
  • Inquinamento derivato da sedimenti contaminanti (ad esempio a seguito di perforazioni petrolifere)
  • Plastiche-rifiuti galleggianti
  • Scarichi di navi
  • Incidenti navi petroliere
  • Piattaforme Off-shore
  • Forti piogge che dilavano gli inquinanti, sia microbiologici che chimici, dai suoli e li portano al mare attraverso i fiumi
  • Proliferazione di alghe tossiche marine e cianobatteri conseguente all’aumento di temperatura dei mari
  • ecc. ecc.
(fonte: Istituto Superiore di Sanità)

Ebbene, di tutto questo non si tiene assolutamente conto, potremmo avere un mare così avvelenato da non far sopravvivere nemmeno un batterio e la bandiera blu sventolerebbe lo stesso.

Concludendo, per me la bandiera blu è solo un indice di una buona organizzazione da parte dei comuni che l'hanno ottenuta, ma nulla di più.
Non ci vedo nessuna relazione con la qualità dell'ambiente per come la intendo io, e non accetto che possa essere usata dagli amministratori come una certificazione di buon operato. Al contrario: trattandosi di requisiti minimi, dovremmo invece chiedere il conto a quegli amministratori che non sono riusciti ad ottenerla.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come sempre, ottimo lavoro Lorenzo!
Quando tg nazionali e amministrazioni locali conferiscono enfasi eccessiva a queste classifiche, spulciando anche solo un pochino, saltano fuori magagne, interessi legati al business o comunque, come hai evidenziato, criteri poco professionali e parametri - come dire - vuoti di reale significato.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole italico.
Chissà perché i media autorevoli non si sprecano mai ad analizzare e approfondire questi argomenti, ma si limitano a fare un bel copia e incolla della cartella stampa corredandola con qualche filmato patinato o qualche foto turistica...

Non ci siamo, ormai l'illusionismo mediatico ha sostituito anche il più vago appiglio al reale.
Certo, se poi c'è quel bassotto strambo che va in tv a dirimere le sue beghe coniugali e oggi, davanti a plaudente platea di rispettabili notabili (tra cui il sindaco di roma), si mette a dire che ama le finlandesi a patto che siano maggiorenni, ecco spiegate molte cose. Aggiungendo a fine giornata che sta gestendo la separazione con classe! Sembrano argomenti slegati tra loro ma vanno a comporre il quadro generale dell'Italia attuale. Del resto, nel tuo post sugli esempi che diamo ai nostri figli hai fornito aneddoti lampanti.

Gli esempi che diamo e il Paese che lasceremo loro...

Ciao,
hp