martedì 27 gennaio 2009

La priorità del governo: censura sul web


La Copia Privata è il compenso che si applica, tramite una royalty sui supporti vergini fonografici o audiovisivi in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. In questo modo ognuno può effettuare una copia con grande risparmio rispetto all’ acquisto di un originale. Fonte SIAE

In altre parole: per fare la copia di un CD o DVD regolarmente acquistato dobbiamo pagare alla SIAE un'ulteriore "tassa" che verrà poi ripartita tra autori, produttori, editori e interpreti.

Il compenso per “copia privata” si applica a tutti i supporti di registrazione vergini, analogici e digitali, dedicati (audio e video) e non dedicati comunque idonei alla registrazione di fonogrammi e videogrammi.

In altre parole: sui CD e DVD vergini ma anche su videocassette ecc. ecc. si paga una cifra che per i CD e i DVD è molto superiore al prezzo industriale.

Il compenso per “copia privata” si applica a tutti gli apparecchi di registrazione, analogici e digitali, dedicati (audio, video e audio/video) ovvero non dedicati (masterizzatori CD e DVD per personal computer) comunque idonei alla fissazione di fonogrammi e videogrammi su supporti di qualsiasi natura.

In altre parole: su tutti gli apparecchi in grado di "registrare" si paga un sovrapprezzo del 3% che va alla SIAE.

La motivazione mai nascosta di questa legge è quella di mantenere alti i profitti erosi dal mercato delle copie illegali, spremendo da tutti del denaro (anche da chi, ad esempio, usa i CD solo per memorizzare le foto).

La legge è stata emanata nel 2003 da un governo molto sensibile a questo argomento: berlusconi, buttiglione, urbani, frattini, castelli, tremonti.

Un effetto collaterale è stato il seguente: poichè nulla vietava di acquistare via internet da siti esteri che, oltre ad essere efficienti ed affidabili, erano anche molto più economici non dovendo pagare questo "compenso", l'industria italiana del settore è andata a picco.

Recentemente è apparso su Repubblica questo articolo: Basta coi tribunali, le major del disco si arrendono dove i discografici inglesi affermano che "La lotta al downloading non ha prodotto risultati rilevanti". L'articolo termina con questa speranza degli stessi discografici: «Se potessimo avere una licenza in grado di far pagare a chi si connette a Internet un solo euro al mese per poter scaricare liberamente la musica, l' industria potrebbe guadagnare 500 milioni di euro al mese».

Ora io mi domando: qui da noi un normale utente di internet, con l'acquisto del masterizzatore nel PC e quello di qualche disco, versa alla SIAE ben più di un euro al mese! Mi è difficile fare dei conti ma ho proprio il timore che, dietro ai pianti degli editori italiani, ci sia la solita fregatura.

Detto questo veniamo alle ultime notizie sull'argomento: poteva mancare dal nuovo governo berlusconi un altro provvedimento contro la pirateria in grado di favorire appunto editori e produttori?

Certo che no, ed ecco infatti una proposta di legge che, combattendo la pirateria digitale, spinge verso una censura del web. Una censura dall'alto, con un rigore mai visto prima in Italia. E a farne le spese potrebbero essere non solo gli utenti ma anche soggetti come YouTube, a vantaggio di Mediaset e delle emittenti che sentono violati i propri diritti d'autore.

Una proposta denunciata e bocciata in maniera allarmata da Altroconsumo, associazione dei consumatori: "Il provvedimento appare arcaico, protezionista e contrario agli interessi dei consumatori e dell'innovazione del mercato digitale".

In essa si dà una delega in bianco al governo, per attuare nuove misura a difesa del diritto d'autore.

Se passasse questa proposta, YouTube perderebbe certamente la causa contro Mediaset.

La proposta non parla di misure contro gli utenti che violano il diritto d'autore (scaricando e condividendo file pirata), ma quella delega in bianco non lascia presagire nulla di buono.

Sorprende infine un articolo, che con il diritto d'autore non ha niente a che vedere ma che ha il sapore della censura a 360 gradi: "Attribuzione di poteri di controllo alle Autorità di governo e alle forze dell'ordine per la salvaguardia su tali piattaforme telematiche del rispetto delle norme imperative, dell'ordine pubblico, del buon costume, ivi inclusa la tutela dei minori".

Insomma, una specie di commissione di censura di quello che sta sul web, come avviene per il cinema, ma con ricadute molto più pesanti: perché andrebbe a porre paletti alla possibilità di ciascun utente di leggere o pubblicare una notizia o un video d'informazione. Su uno sciopero non autorizzato, per esempio, o su alcuni fatti potenzialmente diffamanti per un politico. Si noti che una norma simile, il Child Safe Act, voluto da Bush, è appena stata dichiarata anticostituzionale negli Usa. L'Italia andrebbe quindi contro tendenza, se passasse la proposta.

Di bene in meglio: maggiori incassi e censura sul web - due piccioni con una fava!

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